(Adnkronos) – In collaborazione con Piero Rosati Clinic
Nel campo del trapianto di capelli la novità si chiama CFU, un acronimo che sta per Combined Follicular Units. Si tratta di una metodica che deriva da decenni di esperienza nel settore, che si pone l’obiettivo di garantire, nei casi selezionati, una maggiore foltezza e di ridurre l’effetto di trasparenza della capigliatura.
Ma come funziona? Innanzitutto la CFU si basa sulla tecnica FUT, che prevede l’asportazione di una strisciolina di cuoio capelluto nelle regioni posteriori e laterali del capo, la successiva selezione e separazione delle unità follicolari (quelle che contengono i bulbi) con l’ausilio di particolari microscopi e, infine, il loro trapianto nelle aree calve o diradate. Il basarsi sulla tecnica FUT, anziché sulla più datata FUE, è necessario sia per garantire il massimo tasso di sopravvivenza dei bulbi trapiantati, sia per ridurre la quantità di tessuto cicatriziale che pregiudica la salute dei capelli ancora presenti. La FUE infatti prevede letteralmente lo “strappo” dei capelli da trapiantare. Questo atto traumatico danneggia molte delle unità follicolari, e quindi i capelli, riducendo il loro tasso di sopravvivenza. Soprattutto ne rende impossibile la selezione precisa e minuziosa che è alla base del senso della CFU.
Le unità follicolari infatti non sono tutte uguali: alcune hanno 1, altre 2, 3 o 4 capelli. In più bisogna anche considerare l’orientamento degli stessi, la loro tipologia (lisci, ricci, sottili, grossi) e il colore. La CFU consiste quindi nella scelta strategica delle unità follicolari da trapiantare e nella loro fusione, disponendole poi in modo ottimale al fine di ottenere più volume della capigliatura e maggiore naturalezza, oltre a ridurre l’effetto di trasparenza rispetto a tutte le altre tecniche.
“Per spiegare la differenza tra la FUE e la FUT con metodica CFU pensate di avere nel vostro giardino una pianta che vorreste trapiantare in un vaso. La potete strappare e metterla nel vaso (tecnica FUE) oppure potete farle una zolletta intorno (tecnica FUT, con l’ausilio di un microscopio) e metterla nel vaso. Quale secondo voi crescerà meglio? Sicuramente la seconda” spiega il Prof. Piero Rosati, chirurgo plastico ed estetico tra i principali fautori di questa tecnica.