Oltre 3,6 miliardi di euro solo nel 2020, l’annus horribilis della pandemia di Covid-19, pari allo 0,2% del Pil. Sono le risorse generate dal gruppo americano Johnson & Johnson in Italia, dove è attivo con le 3 divisioni Janssen Italia (farmaceutica), J&J Medical (dispositivi medici) e J&J Consumer Health (salute e bellezza). Presente sul territorio nazionale con 7 siti, per un totale di 2.780 dipendenti diretti che superano gli 11.400 contando quelli indiretti, la compagnia ha investito nella Penisola più di 212 milioni di euro negli ultimi 5 anni, che hanno prodotto una crescita dell’impatto economico per oltre 400 milioni nel triennio 2017-2020. Tanto vale la ‘galassia J&J’ nel Belpaese, secondo la fotografia scattata da uno studio di The Hackett Group, presentato a Milano.
Tra i fiori all’occhiello del gruppo c’è il sito di Latina nel cuore della ‘pharma valley’ del Lazio, riconosciuto come “uno degli hub farmaceutici più importanti a livello mondiale”. Nato nel 1980, il polo ha fatto registrare un balzo della produzione che dagli 1,8 miliardi di trattamenti del 2010 sfiorerà quest’anno i 5 miliardi di trattamenti orali innovativi. La quasi totalità delle terapie ‘made in Latina’, 150 diverse preparazioni per oltre 50 farmaci differenti, è destinata all’estero dove raggiunge i pazienti di più di 100 Paesi nel mondo.
“Innovazione, ricerca e sostenibilità” le leve usate da J&J per creare valore. A catalizzare gli sforzi dell’azienda è in particolare la svolta green, obiettivo di 3 Virtual Power Purchase Agreement (Vppa) sottoscritti di recente in Europa per velocizzare la corsa verso un traguardo ambizioso: soddisfare il 100% del fabbisogno di energia elettrica da fonti rinnovabili entro il 2025 in tutti i siti del gruppo, compresi quelli ‘tricolore’. Un mix di eolico e solare, si propone la compagnia, sarà in grado di generare circa 270mila megawatt/ora di energia elettrica ogni anno. Anche l’Ai, l’intelligenza artificiale, ha permesso allo stabilimento di Latina di tagliare di 5.100 tonnellate l’anno le emissioni di anidride carbonica. Mentre ammonterà a -4.900 tonnellate la riduzione annuale delle emissioni di CO2 del polo di Pomezia, grazie a un moderno impianto di trigenerazione (energia elettrica, termica e di raffreddamento).
Rivoluzione verde, potere rosa. La massiccia presenza femminile in organico è tradizionalmente uno dei vanti di J&J, che evidenzia come “particolarmente lusinghiero” il dato relativo ai ruoli di responsabilità occupati dalle donne: in Janssen, ad esempio, in posizioni dirigenziali rappresentano il 39% e tra i ‘quadri’ il 46%, a fronte della media nazionale rilevata da Manageritalia, rispettivamente pari al 18,3% e al 30%. Altro elemento rimarcato da Johnson & Johnson è che, “in mancanza del gruppo, l’Italia dovrebbe far fronte a un tasso di disoccupazione più alto di 5 punti base”. Secondo lo studio di The Hackett Group, infatti, per ogni occupato direttamente da J&J vengono supportati oltre 3 posti di lavoro nel resto dell’economia. Complessivamente, sono oltre 1.035 i fornitori locali con i quali le diverse società J&J intrattengono rapporti.
Infine l’innovazione: un terreno che nel ‘giardino Italia’ l’azienda non smette di coltivare, raccogliendo i suoi frutti. “Janssen, in particolare – sottolinea la compagnia – ha triplicato il numero degli studi clinici condotti nel Paese, passati dai 32 del 2017 ai 98 del 2020, per un totale di 346 centri coinvolti, generando nuova conoscenza per il sistema della salute sia pubblico che privato, e di fatto permettendo ai pazienti l’accesso gratuito a nuove cure”. Numeri che spiccano alla luce di un recente studio di Altems, l’Alta Scuola di economia e management dei sistemi sanitari dell’università Cattolica, secondo cui “per ogni euro investito in Ricerca & Sviluppo da parte delle aziende se ne generano 2,8 di risparmio per il sistema nazionale”. Dall’oncologia all’epatite, dall’Hiv alla psoriasi, dall’ipertensione arteriosa polmonare alla sclerosi multipla, la ricerca del gruppo si focalizza su aree terapeutiche ancora dense di bisogni insoddisfatti.
L’analisi di The Hackett Group “restituisce una chiara fotografia del radicamento del gruppo Johnson & Johnson in Italia e di come, anche grazie ai continui investimenti, siamo riusciti in questi ultimi anni a generare sempre più valore nel e per il nostro Paese – commenta Massimo Scaccabarozzi, presidente di Janssen Italia e Head of External Affairs di J&J Italia – Un valore che si declina su più fronti: dalle soluzioni terapeutiche all’efficientamento dei processi produttivi per raggiungere sempre più persone con i nostri preparati, a una maggiore attenzione dell’ambiente attraverso iniziative mirate al risparmio energetico, alla riduzione delle emissioni e alla gestione dei rifiuti”.
“Un altro cardine della creazione di valore del gruppo è l’innovazione, che nel caso di Janssen – precisa il manager – ci vede costantemente impegnati nella ricerca medico scientifica, coinvolgendo direttamente i pazienti italiani in quasi 100 studi clinici al fine di individuare delle risposte alle sfide della salute ancora irrisolte”. Risultati “frutto del lavoro delle oltre 11mila persone che direttamente o indirettamente lavorano con noi, permettendoci di contribuire alla crescita del Paese”. E’ a loro che va il grazie di Scaccabarozzi.