(Adnkronos) – Negli ultimi decenni, i pazienti con Leucemia mieloide cronica (Lmc) hanno visto grandi cambiamenti nelle prospettive di cura e della qualità della vita, grazie all’arrivo di trattamenti mirati come gli inibitori tirosin-chinasici (Tki) che, assunti per via orale, quindi senza recarsi in ospedale, sono in grado di bloccare la proliferazione delle cellule leucemiche e di cronicizzare la malattia. I tumori e le gravi malattie del sangue rappresentano un onere enorme per i singoli pazienti, le loro famiglie e la società. Fino al 75% delle persone affette da cancro del sangue convive con stanchezza, quasi la metà vive con dolori e quasi il 20% afferma di vedere compromesse le sue relazioni. È quanto riporta un articolo pubblicato su Alleati per la Salute (www.alleatiperlasalute.it ), il portale dedicato all’informazione medico-scientifica realizzato da Novartis.
Oggi, per chi è colpito da Leucemia mieloide cronica, una neoplasia mieloproliferativa cronica philadelphia positiva che interessa circa 9 milioni di italiani con un’età media intorno ai 60 anni, l’aspettativa di vita media dopo la diagnosi – si legge nell’articolo – non è più di 5-7 anni, ma è sovrapponibile a quella della popolazione generale, se la patologia viene trattata correttamente e tempestivamente. Nonostante questi progressi terapeutici, alcuni pazienti non rispondono al trattamento (resistenza primaria) o perdono la risposta (resistenza secondaria) o manifestano segni e sintomi di intolleranza al trattamento. In questi casi è necessario interrompere la terapia scelta in prima linea e passare a un diverso inibitore (terapia di seconda linea). Oggi, anche per i pazienti resistenti e/o intolleranti alla seconda linea di terapia ci sono prospettive di trattamento.
Si stima che circa il 50% dei pazienti in seconda linea – prosegue l’articolo – interrompa il trattamento a causa di intolleranza e/o resistenza ai trattamenti, tanto che il 60-70% di queste persone non raggiunge una risposta soddisfacente al trattamento (definita come risposta molecolare maggiore, MMR), entro 2 anni di terapia. Per quanto riguarda l’intolleranza, si stima che dal 2 al 24% dei pazienti sospenda la terapia a causa di eventi avversi correlati all’attività dei TKI, tanto che il 52% dei pazienti di seconda linea effettua lo switch, cioè il passaggio a un altro farmaco, quindi a un trattamento di terza linea.
Questi farmaci impiegati per anni sono in genere ben tollerati, anche dai pazienti anziani. Gli effetti collaterali si limitano a dolori muscolari e crampi, aumento di peso (dovuto a ritenzione idrica), gonfiore attorno agli occhi, congiuntivite ed eruzione cutanea, diarrea. Questi si risolvono con la sospensione della terapia o riducendo il dosaggio, e comunque tendono a diminuire con il passare del tempo e raramente sono gravi. L’articolo completo è disponibile su: https://www.alleatiperlasalute.it/la-voce-del-paziente/leucemia-mieloide-cronica-i-bisogni-insoddisfatti-dei-pazienti