(Adnkronos) – Una paziente, affetta da una rara forma di cecità ereditaria, ha visto la sua prima stella, raccontano gli esperti. Un’altra ha ammirato per la prima volta i fiocchi di neve. Altri ancora sono stati in grado di orientarsi fuori casa o di leggere le etichette sui dolci di Halloween dei loro figli. Qualcosa di impensabile quando si cresce fin da piccoli nel buio. Eppure questi sono i risvolti concreti che raccontano i risultati scientifici ottenuti, nell’ambito di un piccolo studio, con una terapia genica sviluppata da scienziati dell’università della Florida e mirata alla mutazione all’origine dell’amaurosi congenita di Leber di tipo I o Lca1, malattia che porta alla perdita di gran parte della vista già nella prima infanzia. Il miglioramento ottenuto a seguito della somministrazione è stato di 100 volte, ma alcuni pazienti hanno persino sperimentato un miglioramento di 10mila volte dopo aver ricevuto la dose più alta della terapia, secondo i ricercatori della Perelman School of Medicine all’università della Pennsylvania che hanno co-diretto la sperimentazione clinica.
I dati sono pubblicati su ‘The Lancet’. Il miglioramento di 10mila volte descritto, spiega l’autore principale dello studio, Artur Cideciyan, co-direttore del Center for Hereditary Retinal Degenerations, è quello di “un paziente che riesce a vedere l’ambiente circostante in una notte di luna piena all’aperto, anziché aver bisogno di una forte illuminazione interna” come prima del trattamento. Per fare un esempio, una persona trattata “ha riferito di essere stata in grado per la prima volta di orientarsi a mezzanotte all’aperto solo con la luce di un falò”. Un totale di 15 persone hanno partecipato alla sperimentazione di fase 1/2, tra cui 3 pazienti pediatrici, tutti ‘arruolati’ per via della diagnosi di Lca1 come risultato di mutazioni nel gene Gucy2d (presenza di 2 copie difettose), essenziale per la produzione di proteine cruciali per la vista. Questa specifica condizione colpisce meno di 100mila persone in tutto il mondo, circa 3mila in Europa e negli Stati Uniti.
I pazienti trattati avevano una grave perdita della vista e la sperimentazione ha testato diversi livelli di dosaggio della terapia genica, Atsn-101, che è stata iniettata chirurgicamente sotto la retina. Per la prima parte dello studio, ciascuna coorte di 3 adulti ha ricevuto uno dei 3 diversi dosaggi: basso, medio e alto. Tra ogni livello di dosaggio sono state effettuate valutazioni per garantire che fossero sicuri prima di aumentare per la coorte successiva. Una seconda fase dello studio ha comportato solo la somministrazione dei livelli di dosaggio elevati sia agli adulti che a una coorte di 3 pazienti pediatrici, sempre dopo le revisioni di sicurezza. I miglioramenti sono stati notati rapidamente, riportano gli esperti, “spesso entro il primo mese” dall’applicazione della terapia, e sono durati “per almeno 12 mesi”. Ora sono in corso anche le osservazioni dei pazienti partecipanti. La metà di quelli sottoposti a un dosaggio alto hanno ottenuto il punteggio massimo nei test che prevedevano di completare un percorso di mobilità in vari livelli di luce. E dei 9 che hanno ricevuto il dosaggio massimo, 2 hanno avuto il miglioramento della vista di 10mila volte.
“Sebbene avessimo precedentemente previsto un grande potenziale di miglioramento della vista in Lca1, non sapevamo quanto i fotorecettori dei pazienti sarebbero stati recettivi al trattamento dopo decenni di cecità”, osserva Cideciyan. “E’ molto soddisfacente vedere un trial multicentrico di successo che dimostra che la terapia genica può essere notevolmente efficace”. I pazienti sono stati arruolati sia presso l’università della Pennsylvania che nell’Oregon Health and Science University. Principalmente, lo studio ha cercato di determinare la sicurezza della terapia genica e dei suoi diversi livelli di dosaggio. Gli effetti collaterali erano in gran parte limitati a complicazioni chirurgiche. La terapia genica stessa ha causato una lieve infiammazione che è stata trattata con steroidi.
I ricercatori si aspettano che la terapia genica duri indefinitamente, richiedendo solo un singolo trattamento per occhio. Finora, si sono visti miglioramenti visivi durare almeno 5 anni. Questo studio è stato finanziato da Atsena Therapeutics, spin-off dell’università della Florida che ha sviluppato la terapia genica e finanziato lo studio. “Questi risultati aprono la strada al progresso della terapia in una sperimentazione clinica di fase 3 e alla sua commercializzazione finale”, ha affermato Shannon Boye, che in ateneo è capo della Divisione di terapia cellulare, ed è coautrice dello studio e co-fondatrice di Atsena Therapeutics.
Boye ha lavorato allo sviluppo di una terapia genica mirata a Lca1 per oltre 20 anni, da quando si è iscritta come studentessa laureata all’University of Florida nel 2001. In collaborazione con il marito Sanford Boye, il suo laboratorio ha messo a punto il sistema di trasporto, basato su virus, necessario per fornire copie funzionanti del gene Gucy2d nelle cellule corrette negli occhi. I Boye hanno fondato Atsena Therapeutics nel 2019 per portare sul mercato il trattamento e altre terapie geniche. “La maggior parte delle aziende farmaceutiche non è interessata a curare queste malattie rare, perché non sono forti generatori di entrate – evidenzia Sanford Boye – Ma pensiamo che questi pazienti meritino attenzione, perché abbiamo trattamenti che funzionano e forniscono miglioramenti davvero significativi alla loro qualità di vita”. Ovviamente per un ampio accesso alla terapia sarà necessaria l’approvazione della Fda, che potrà arrivare dopo la sperimentazione clinica di fase 3 su una popolazione più ampia di pazienti.