Mamma dopo i 40 anni, solo il 5% ci riesce in modo naturale

(Adnkronos) – “La società è profondamente cambiata e si è evoluta. Ma non si può dire altrettanto del nostro sistema riproduttivo, che infatti segna sui 35 anni l’inizio del declino della curva della fertilità femminile. Secondo l’American Society for Reproductive Medicine, la possibilità di concepire spontaneamente all’età di 40 anni è pari al 5% ad ogni ciclo, purché la donna ovuli regolarmente e l’uomo abbia una qualità seminale sufficiente”. Lo afferma Daniela Galliano, ginecologa e specialista in medicina della riproduzione, direttrice del Centro Ivi di Roma, specializzato in fecondazione assistita.  

Con l’aumentare dell’età della donna, spiega ancora Galliano, “aumentano i rischi durante la gravidanza, non solo per la madre, ma anche per il bambino. Per la madre c’è un rischio maggiore di diabete gestazionale e ipertensione associata alla gravidanza, che possono essere trattati. Anche il rischio di parto cesareo e parto prematuro è più elevato, così come il rischio di aborto nel primo trimestre aumenta a partire dai 35 anni. Non si può non tenere in considerazione il fatto che l’impatto di una gravidanza sul fisico di una over 40 può essere tollerato con più difficoltà rispetto ad una donna di 20 o 30 anni”. Ma ci sono anche i vantaggi di diventare mamme quando si è più adulte. A partire “da un migliore sviluppo affettivo del bambino, un ambiente economicamente più stabile e, di conseguenza, maggiori possibilità di garantire una buona istruzione”, dice l’esperta.  

“Spesso le donne che vogliono un figlio a quest’età maturano una decisione ponderata, frutto di lunghe riflessioni. Questo le può rendere più preparate, sia a livello psicologico che fisico. In ogni caso, la gravidanza ad ogni età, è un cambiamento positivo che porta gioia, entusiasmo e vitalità”, commenta Galliano. Oltre i 43 anni, però,”le probabilità di portare a termine una gravidanza con i propri ovociti sono molto basse, quindi è spesso consigliato di ricorrere agli ovociti di una donatrice. In generale i trattamenti di fecondazione assistita sono comunque sconsigliati in donne con più di 50 anni, anche se ancora potenzialmente fertili: oltre questo limite d’età, infatti, potrebbero insorgere rischi e complicanze da non sottovalutare sia per il figlio che per la futura mamma”, aggiunge la ginecologa.  

“Oggi la scienza – ricorda la ginecologa – ci viene in soccorso per non dover rinunciare al sogno di genitorialità e, attraverso nuove tecnologie disponibili e studi a disposizione come la diagnosi genetica preimpianto che rileva la presenza di eventuali anomalie genetiche, è possibile accorciare le tempistiche legate ai tentativi di concepimento, riducendo gli aborti ed evitando il trasferimento di embrioni anomali”. La procreazione medica assistita, comprende una serie di tecniche, finalizzate al raggiungimento di una gravidanza.  

“Non è più necessario recarsi all’estero per realizzare percorsi di riproduzione assistita con noi, nelle nostre cliniche disponiamo degli stessi standard qualitativi, la tecnologia e le tecniche più avanzate che contraddistinguono Ivi nel mondo – conclude Daniela Galliano – La medicina riproduttiva contribuisce a ridurre al minimo i rischi associati alle gravidanze tardive. Sappiamo bene che il tempo, influendo sulla fertilità, incide negativamente sulle possibilità di diventare genitori. Sottoporsi a un trattamento di riproduzione assistita è una necessità urgente per molte persone che non possono permettersi di rinviare il loro progetto di avere un figlio: per questo siamo felici di agevolare il più possibile il percorso dei nostri pazienti, perché il loro sogno non venga posticipato”.  

(Adnkronos)