(Adnkronos) –
Un maxi aneurisma è stato trattato senza tagli, attraverso 5 forellini, da 4 chirurghi che hanno operato in contemporanea – su paziente sveglio – all’Istituto di cura Città di Pavia. Da affrontare c’era un voluminoso aneurisma soprarenale – spiegano dal Gruppo San Donato a cui fa capo la struttura – che coinvolgeva anche i vasi viscerali (di rene e intestino) e che è stato trattato per via percutanea dall’équipe guidata da Giovanni Bonalumi, responsabile dell’Unità operativa di Chirurgia vascolare dell’istituto pavese, e da Andrea Azzaretti, angioradiologo consulente dell’ospedale, “tra i primi in Lombardia ad adottare questa metodica.
Sono pochissimi, in Italia – sottolineano da Gsd – i casi che hanno potuto beneficiare di questa procedura minimamente invasiva che rappresenta il futuro nel trattamento degli aneurismi in pazienti non candidabili per la chirurgia tradizionale”.
Gli aneurismi – ricordano gli esperti – sono dilatazioni asintomatiche della parete arteriosa, anomale e non reversibili, la cui rottura potrebbe causare un’emorragia potenzialmente fatale. Il trattamento di elezione per l’aneurisma toraco-addominale è la chirurgia open, che prevede una grande incisione e l’asportazione dell’undicesima costa per poter raggiungere l’aortica soprarenale. L’intervento è in anestesia generale, dura 4-5 ore e prevede una convalescenza di 7-8 giorni e un lento recupero.
“Il nostro paziente – riferisce però Bonalumi – non poteva sostenere un intervento in modalità open, poiché era affetto da diverse patologie croniche (insufficienza respiratoria e cardiaca, diabete) che avrebbero seriamente compromesso la buona riuscita dell’operazione. Pertanto abbiamo optato per una procedura percutanea, che non prevede incisioni cutanee, ma solo 5 piccoli fori che permettono il posizionamento della endoprotesi e degli stent nelle arterie”.
Attraverso 5 accesi percutanei, cioè piccoli fori nelle arterie, praticati su collo e arti – 2 nell’arteria femorale, 2 nell’arteria brachiale e uno nella carotide – 4 chirurghi hanno rilasciato in contemporanea l’endoprotesi aortica e gli stent che, seguendo una speciale guida e sotto monitoraggio radiografico con mezzo di contrasto, hanno raggiunto l’aneurisma, collocandosi correttamente sopra le arterie viscerali. La protesi è stata rilasciata ed espandendosi ha escluso l’aneurisma dalla vascolarizzazione. Il flusso sanguigno viene infatti convogliato attraverso l’endoprotesi e gli stent, allo scopo di isolare totalmente l’aneurisma e annullare così la pressione sanguinea che ne potrebbe provocare la rottura.
La procedura, molto complessa – si legge in una nota – ha avuto una durata di 2 ore e mezza durante le quali il paziente era sveglio. E’ stata necessaria solo un’anestesia locale, in corrispondenza dei fori praticati per il posizionamento dell’endoprotesi.
L’intervento per via percutanea prevede una degenza breve, nell’ordine di 2-3 giorni. Il paziente viene rimesso in piedi e cammina il giorno dopo la procedura. Il suo percorso prevede ora un controllo tra 2 mesi, tramite angiotac, in modo da verificare la perfetta funzionalità dell’endoprotesi.
“Le procedure endovascolari – rimarca Bonalumi – rappresentano il futuro della chirurgia vascolare, poiché ci permettono di ottenere un risultato del tutto sovrapponibile a quello che raggiungeremmo con l’intervento a cielo aperto, ma con una mini-invasività che per il paziente fa davvero la differenza. Inoltre, queste procedure si possono estendere anche a pazienti con un quadro di salute complesso che, ad oggi, non erano candidabili per la chirurgia tradizionale”.