Maxi ritiro cioccolato sventa epidemia salmonella, caso fa scuola

(Adnkronos) – Poteva essere un’epidemia globale di salmonella da migliaia di casi e “potenzialmente molti morti”. E invece è la storia di come è stato sventato un “disastro” grazie al più grande richiamo nella storia di prodotti al cioccolato, tra cui le uova con sorpresa più famose di sempre. Una corsa contro il tempo per evitare che, a pochi giorni da Pasqua, la malattia deflagrasse fra i più piccoli in Europa. Il ‘caso Ferrero’ fa scuola nella comunità scientifica, che ha voluto portare come esempio di lavoro di squadra e capacità di tracciamento e intervento la storia dei 455 casi di Salmonella typhimurium intercettati in 17 Paesi e circoscritti. Il risultato è stato ottenuto con la collaborazione dell’azienda e l’attività di ‘intelligence’ e di risposta delle autorità sanitarie, e gli esperti hanno voluto tirare le somme delle lezioni apprese, in occasione di una giornata pre-Congresso europeo di microbiologia clinica e malattie infettive (Eccmid 2023), l’evento in programma a Stoccolma (Svezia) a metà aprile.  

Come qualsiasi altro alimento prodotto, anche il cioccolato può essere contaminato se gli ingredienti o i processi chiave si rompono. Johanna Takkinen, esperta principale di malattie trasmesse da acqua e cibo dell’Ecdc, Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, ha ricostruito la vicenda del focolaio nelle uova di cioccolato Kinder, la cui origine è stata rintracciata in una fabbrica di cioccolato belga. “Se non fosse stato per un’azione chiara e coordinata in tutta Europa e oltre” i confini Ue, “avrebbero potuto esserci molte migliaia di bambini in più ammalati e potenzialmente molti morti”, ribadisce Takkinen. 

Tutto comincia il 17 febbraio 2022, quando le autorità del Regno Unito (l’Agenzia per la sicurezza sanitaria Ukhsa) lanciano un primo allarme nella piattaforma di alert EpiPulse, ospitata dall’Ecdc. Oggetto della segnalazione: un gruppo di 18 bambini dichiarati colpiti da infezione da S. typhimurium monofasica dal gennaio 2022. Sette sono stati ricoverati in ospedale e 5 di questi avevano diarrea sanguinolenta, un sintomo grave. “I colloqui preliminari dei primi casi hanno indicato i prodotti al cioccolato Kinder come possibile veicolo”. Da lì è stato un crescendo: “Diversi Paesi hanno iniziato a segnalare un numero crescente di infezioni con ceppi simili a quelli dell’epidemia nel Regno Unito”, spiega Takkinen. Entro il 18 febbraio la Francia aveva i suoi primi due casi e entro il 18 marzo le infezioni erano salite a 59 casi in 5 Paesi. 

A fine marzo, l’Ecdc coordina una teleconferenza con i Paesi colpiti: 4 campioni non umani di S. Typhimurium, geneticamente vicini agli isolati umani, sono stati identificati in un database pubblico. Entro una settimana, viene confermato che questi isolati provenivano da una fabbrica di cioccolato belga. Ci sono 4 fabbriche all’interno dell’Ue che producono questo cioccolato in grandi quantità, ma ora il cerchio si stringe. La nuova prova microbiologica permette alle varie agenzie di concentrare le indagini su una singola struttura.  

Nel frattempo, ripercorre Takkinen, in Uk e Irlanda si decide di richiamare, il 2 aprile, alcuni prodotti. L’8 aprile le autorità dispongono la chiusura della fabbrica di cioccolato e due giorni dopo emettono un richiamo globale dei prodotti. L’allerta ha raggiunto 130 Paesi. Oltre ai 401 casi identificati nell’Ue e nel Regno Unito messi insieme (il Regno Unito ha registrato il maggior numero, 128), sono state identificate ulteriori infezioni in Svizzera (49), Canada (4) e Stati Uniti (1). L’Ecdc e l’Efsa hanno anche pubblicato valutazioni rapide delle epidemie per tenere aggiornato il pubblico. 

I bambini sotto i 10 anni costituivano la maggior parte dei casi segnalati (86%) e circa due terzi (61%) erano femmine. Sono stati infettati anche un certo numero di adulti (27), la maggior parte di età compresa tra 21 e 40 anni e donne (18 su 27). Tra questi casi c’era anche un piccolo gruppo di uomini e donne di età compresa tra 41 e 70 anni. Per quanto riguarda la sintomatologia, su 349 casi analizzati, il 28% era abbastanza grave da essere ricoverato in ospedale. Per 179 pazienti erano disponibili i colloqui informativi fatti principalmente con familiari: il 95% aveva riferito di aver consumato cioccolato Kinder prodotto nella fabbrica belga, la quale nel frattempo è stata sottoposta a controlli. 

I test su più prodotti dell’impianto coinvolto hanno avuto come esito 81 campioni positivi alla salmonella, con due diversi ceppi, tra il 3 dicembre 2021 e il 25 gennaio 2022. Le autorità hanno stimato che l’evento che ha determinato la contaminazione originaria si sia verificato prima del dicembre 2021. Un prodotto finale è stato identificato positivo il 3 dicembre e il primo caso con progressione dei sintomi si è verificato il 12 dello stesso mese, fanno notare gli esperti. Ci vuole un po’ di tempo per il passaggio dei prodotti dai siti produttivi a quelli di vendita al dettaglio, e quindi la maggior parte dei primi casi ha iniziato a manifestarsi nel gennaio 2022. 

Le indagini condotte hanno identificato i serbatoi di grasso di latte anidro come punti caldi della contaminazione. Questo grasso di latte anidro era proveniente da una fabbrica in Italia risultata negativa alla salmonella. Lo stabilimento belga è stato dunque sottoposto a diversi cicli di pulizia e disinfezione prima di poter procedere a una riapertura condizionata il 17 giugno 2022, e poi con la riemissione della licenza permanente per la produzione il 17 settembre 2022.  

“I bambini – conclude Takkinen – erano a rischio molto elevato in questo focolaio, con diversi prodotti a base di cioccolato, in particolare uova di cioccolato, interessati dalla contaminazione, il tutto prima di Pasqua. Solo attraverso un’intensa collaborazione e una regolare comunicazione intersettoriale (salute pubblica – sicurezza alimentare) le autorità sono state in grado di prevenire un devastante focolaio globale. Cruciale per prevenire l’escalation dell’epidemia è stata l’effettiva individuazione precoce dei casi attraverso la sorveglianza della salmonella nel Regno Unito e la verifica tempestiva di un’epidemia multinazionale in rapida evoluzione grazie alle risposte tempestive dei Paesi”. 

(Adnkronos)