(Adnkronos) – La medicina integrata, praticata da medici, “non è solo un’applicazione terapeutica, ma è un modello di rapporto medico-paziente. Il problema è avere la formazione per poter applicare le terapie nel miglior modo possibile”, dice Francesco Marcì vice-presidente della Società italiana di omeopatia e delle medicine integrate (Siomi) e membro del Consiglio direttivo della Società di radiologia. “Da oltre vent’anni – continua – Siomi promuove la formazione su tutto quello che la medicina convenzionale può trattenere dall’omeopatia e dalle medicine complementari nell’ambito di un progetto di medicina integrata”. Il colloquio esteso che caratterizza questo approccio medico, “non è un effetto placebo – precisa Marcì- perché permette al medico di entrare nel meccanismo della malattia del paziente ed escogitare il trattamento più adatto”. Ci sono varie esperienze in area oncologica che applicano questo modello. “Prevedono l’uso di medicina convenzionale, come la chemioterapia, a cui è affiancata la medicina complementare per la gestione di effetti collaterali indesiderati. Non stiamo parlando di tonsilliti, ma di quadri di malattie importanti”, conclude il medico.
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