(Adnkronos) – “La radiologia medica e interventistica vive di tecnologia, ma il fine della nostra disciplina è la cura della persona. Noi ci adeguiamo alle ultime novità tech, ma è bene ribadire che il radiologo è un medico specialista e non un tecnologo. E’ un clinico che lavora sul paziente e con il paziente, utilizza la tecnologia, la conosce, la sfrutta per arrivare a diagnosi sempre più precoci, sempre più precise e utili anche ai fini di un trattamento personalizzato della malattia e del paziente”. Così Vittorio Miele, presidente della Società italiana di radiologia medica e interventistica, a margine del 50° Congresso Sirm, in corso a Roma dal 6 al 9 ottobre.
“Il messaggio che vogliamo lanciare in questa tre giorni di lavori – spiega Miele all’Adnkronos Salute – è uno solo: bene l’intelligenza artificiale e le innovazioni nella nostra disciplina, ma per i radiologi la cura della persona viene prima di tutto. Non a caso per questo congresso abbiamo organizzato una tavola rotonda Sirm e Censis. Con l’Istituto di statistica abbiamo condotto un’indagine demografica per capire quale fosse la percezione nella popolazione del medico radiologo”. Dalla ricerca “emerge che il paziente conosce la centralità della radiologia nel suo percorso di cura – sottolinea Miele – sa benissimo che è il radiologo a consentire di giungere ad una decisione terapeutica dopo aver eseguito accertamenti ed esami attraverso metodiche di diagnostica per immagini. Ma allo stesso tempo l’indagine rivela che il 92% degli intervistati ci chiede un grande impegno, anzi un maggiore impegno sulla comunicazione: vuole parlare con il radiologo, vuole che il radiologo gli illustri il risultato dell’indagine e gli spieghi qual è il percorso di cura che lo attende. Questo per noi è un grande stimolo, una grande prova di fiducia da parte dei pazienti e anche una grande responsabilità”.