(Adnkronos) – “Come Intergruppo sulle malattie cardiovascolari, che sono la prima causa di morte e di ricovero in Italia, vogliamo approfondire la situazione delle cardiomiopatie nel nostro Paese. Anche io ho avuto dei problemi di aritmia, so cosa si prova”. Così all’Adnkronos Salute Elena Murelli, senatrice della Lega e presidente dell’Intergruppo parlamentare sulle malattie cardio, cerebro e vascolari, in occasione della presentazione – oggi in Senato – di una ‘roadmap’ per migliorare assistenza e cure per 350mila italiani colpiti da cardiomiopatia. L’evento, nella Sala Caduti di Nassiriya è stato promosso a Palazzo Madama proprio su iniziativa della senatrice Murelli.
“Grazie all’importante lavoro dei cardiologi dell’Università di Firenze e della Società italiana di cardiologia – aggiunge – è stato stilato un report che descrive il quadro della situazione e cosa c’è da fare. Come per tantissime altre patologie, la prevenzione e l’informazione sono importanti, anche in considerazione del fatto che questa malattia può avere un carattere genetico ereditario. Per questi motivi come Intergruppo vogliamo avviare un Tavolo nazionale al ministero della Salute, per fare in modo che sulle miocarditi e sulle altre malattie del cuore si possa fare informazione e prevenzione”.
Il documento, che rappresenta il primo report italiano in materia, rientra nel progetto europeo “Cardiomyopathies Matter” promosso da Bristol Myers Squibb e individua alcune priorità di intervento: diagnosi precoce e screening familiare, gestione integrata tra specialisti, efficientamento dei percorsi assistenziali, promozione di informazioni per i pazienti, aggiornamento degli operatori sanitari e definizione di una rete nazionale delle cardiomiopatie. “Patologia da cui possono avere origine aritmie, scompenso cardiaco, morti improvvise, che purtroppo colpiscono anche giovani, atleti”. Di cardiomiopatia “si parla ancora troppo poco – sottolinea Murelli – non è conosciuta e soprattutto se ne viene a conoscenza solo grazie alla visita medico-sportiva, che molti non fanno perché non praticano sport. Quindi l’informazione e la conoscenza sono fondamentali, così come è molto importante per la sua qualità di vita supportare il paziente nella vita sociale così come nell’attività sportiva”, conclude.