Palio di Legnano, bebè contradaioli in ospedale: stemmi sulle culle

(Adnkronos) – Contradaioli in fasce all’ospedale di Legnano, la città del palio che dal 1935 commemora la battaglia combattuta il 29 maggio 1176 nei dintorni del comune dell’Alto Milanese fra le truppe della Lega Lombarda e l’esercito imperiale di Federico Barbarossa. Da quest’anno sulle culle dei bebè di maggio, quando l’intera città si anima in attesa della sfilata e della corsa ippica fissate per l’ultima domenica del mese, verranno apposti gli stemmi della contrada di famiglia. I genitori che lo desiderano potranno scegliere il simbolo (o i simboli) del cuore e imprimerlo sul cartoncino identificativo del figlio. Bimbi e bimbe affiliati dalla nascita a uno degli 8 stendardi che colorano Legnano, dividendola in altrettanti quartieri l’un contro l’altro vestiti: le contrade Flora, Legnarello, San Bernardino, San Domenico, San Magno, San Martino, Sant’Ambrogio e Sant’Erasmo.  

“A maggio anche in reparto si respira aria di Palio”, annuncia l’Asst Ovest Milanese, azienda socio sanitaria territoriale che vede l’ospedale civile di Legnano quale presidio capofila dei 4 che le fanno capo (Legnano, Abbiategrasso, Cuggiono e Magenta). “Siamo nel pieno del mese più legnanese che ci sia – sottolineano dall’azienda – e allora perché non portare un pizzico di tradizione anche accanto alle culle dei più piccoli?”. Ecco quindi “un piccolo gesto per sentirsi parte di qualcosa di grande, fin dai primissimi giorni” di vita. “Vogliamo sostenere e promuovere come possiamo una tradizione bella e sana che fa bene ai giovani”, dichiara all’Adnkronos Salute Laura Pogliani, direttore della Struttura complessa di Pediatria, Neonatologia e Patologia neonatale del nosocomio legnanese, spiegando com’è nata l’idea che nei prossimi anni il reparto vorrebbe “rendere ancora più visibile e ampliare”.  

“Sono di Milano, ho lavorato 15 anni al Buzzi e 12 al Sacco”, racconta il primario. “Sono a Legnano da 7 anni e mezzo, ma è una realtà che ho conosciuto già prima tramite un nostro specializzando diventato poi un ottimo pediatra neonatologo: Fabio Meneghin, legnanese doc, capitano della contrada di Sant’Erasmo negli ultimi anni. Vedevo questo ragazzo che quando arrivava maggio diceva ‘prendo le ferie, non ci sono, non posso esserci’. Mi domandavo perché, cosa stesse succedendo, e poi quando sono arrivata qui ho capito tutto. Ho compreso che il Palio di Legnano era un evento importantissimo, di cui i cittadini sono estremamente appassionati. Ed è fantastico perché si vede la tradizione, si vede l’affiatamento, l’aggregazione rispetto a un appuntamento che coinvolge l’intera comunità e che è storia, è nel Dna del territorio. Anche i giovani – osserva la pediatra – si concentrano su un interesse positivo, su qualcosa di buono, di pulito, di sportivo e onesto. Penso sia un evento da promuovere e da favorire in assoluto ed era già da qualche anno che volevamo fare qualcosa”. In mente “c’erano diversi progetti. Ma tra i costi per realizzarli, e il Covid che poi è arrivato e ha cambiato tutto, finora non ce l’abbiamo fatta. Quest’anno però sì: cominciamo con questi piccoli adesivi, poi nel futuro – si augura Pogliani – speriamo di riuscire a organizzare qualcosa di più”. 

In cosa consiste precisamente il progetto? “Sulle culle dei bimbi nati in reparto”, minuscoli ‘letti su ruota’ che permettono ai neonati di stare accanto alle madri girando insieme a loro in corsia e negli spazi ricreativi, “vengono sempre apposti con un cartoncino la data di nascita, il nome del bambino e quello della mamma, senza cognome per ragioni di privacy – precisa il primario – e questo cartoncino al momento delle dimissioni viene dato ai genitori. Per il mese di maggio abbiamo dunque predisposto degli stemmini adesivi delle contrade da attaccare sui cartoncini” che identificano i bebè. “I genitori possono scegliere di imprimere lo stemma della contrada di famiglia o anche più simboli, in caso di ‘rivalità’ nella coppia. C’è addirittura chi li vorrebbe tutti e 8”, sorride Pogliani. “Diamo anche una specie di attestato con l’impronta del piedino del bimbo, che quando diventa grande e magari porta il 46 lo può conservare come un bel ricordo”.  

A Legnano, che i suoi ‘figli’ amano descrivere come l’unica città – insieme a Roma, citata nell’Inno di Mameli – negli ultimi anni “abbiamo avuto un significativo incremento delle nascite e molti genitori vengono a partorire qui anche da fuori”, evidenzia il medico. “In questo mese stiamo offendo gli stemmi delle contrade a tutti e la gran parte ha accettato, pure mamme e papà non legnanesi o coppie in cui un solo genitore lo è”. Anche i ‘forestieri’, specialmente se da zone limitrofe, “spesso conoscono il palio, lo seguono e simpatizzano per una o più contrade. In questi casi ci chiedono più stemmi e noi li accontentiamo. Non sono che adesivi”, però mettono allegria. Ma quanti sono i bebè di maggio, quanti i baby-contradaioli e quali colori indossano di più? “In maggio da noi nascono circa 100 bambini – risponde Pogliani – quindi finora abbiamo avuto una cinquantina di neonati e la grande maggioranza dei genitori ha aderito all’iniziativa”. Quale contrada vince il ‘Palio della Neonatologia’? Il medico non si sbilancia: “C’è un po’ di tutto”, compresa “tanta Flora” rosso-blu, che poi è la contrada dove sorge l’ospedale nuovo. 

“Gli adesivi di quest’anno sono davvero una piccola cosa, nata dall’iniziativa del nostro personale, delle nostre ragazze che sono meravigliose” e il primario ci tiene proprio a rimarcarlo. “Abbiamo una magnifica équipe – afferma Pogliani – a cui va il merito di gran parte dei successi che riscuotiamo. Un team competente, motivato e affiatato, che ci crede” e pensa in grande. “Qui a Legnano in maggio vediamo per le strade delle carrozzine con la copertina della contrada, addirittura con la bandiera sopra. Crediamo sia bello che a celebrare una tradizione, ad amare il proprio territorio, si parta da subito. E vorremo che si cominciasse dall’ospedale”, chiosa la pediatra. Perché non valutare corredini ricamati dalle 8 operose contrade e donate al reparto? “Non osiamo chiederlo, ci sembra troppo. Però certo che sarebbe bellissimo”. (di Paola Olgiati) 

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