Pantaleoni (Cnr), ‘5 mosse per battere zanzare, serve conoscere il nemico’

(Adnkronos) – Sempre più zanzare e, soprattutto, sempre più specie, con abitudini diverse e portatrici di ‘nuove’ malattie, da cui difendersi. “Ovviamente è assolutamente impossibile evitare qualsiasi puntura di questi insetti. Ma bisogna evitare le punture che possono essere pericolose o comunque dare qualche problema. E per i cittadini ci sono 5 mosse possibili: protezioni fisiche; protezioni chimiche; evitarle conoscendo i comportamenti standard del tipo di zanzara; non produrle pulendo efficacemente l’ambiente; pretendere servizi efficaci di disinfestazione”. Lo spiega all’Adnkronos Salute Roberto Pantaleoni, Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri, Cnr-Iret di Sassari, che sottolinea come, soprattutto, “serve conoscere bene il proprio nemico”.  

Non tutte le zanzare, infatti, sono uguali. E hanno comportamenti diversi. “In Italia abbiamo una quarantina di specie – ricorda Pantaleoni – anche ‘nuove’ per il nostro territorio. Se non c’è un minimo di conoscenza, non ci si riesce a difendere efficacemente, perché sono diversi i problemi da affrontare. La zanzara Ochlerotatus, di campagna, per esempio, punge solo all’aperto. Con la Culex, altro esempio, non si può dormire con le finestre aperte, con la tigre sì se c’è qualche macchinetta per repellenti accesa”. L’informazione, quindi, è un’arma fondamentale. “Non servono a nulla, invece – precisa l’esperto – strumenti propagandati dalla pubblicità come gli ultrasuoni o i rimedi della nonna, tipo il rosmarino sul davanzale”.  

Per quanto riguarda le 5 mosse efficaci difesa, si parte dalle protezioni fisiche che significa, soprattutto, “zanzariere alle finestre o sopra il letto. In Paesi in cui c’è il problema della malaria, con la zanzara anofele, andare a letto all’imbrunire sotto la zanzariera è un’ottima protezione, perché questa specie di zanzara punge solo di notte”. La mossa numero due è rappresentata dalle protezioni chimiche, “i repellenti, in pratica, che hanno una loro efficacia, ma con limiti di tempo. Anche in questo caso, quindi, conoscere le abitudini delle zanzare presenti è fondamentale. Le Aedes autoctone, non la tigre, hanno range di attività molto precisi, se c’è molto caldo ancora più precisi: pungono un’ora o un’ora e mezzo alla sera. E basta. Se si ha questa informazione, si mette il repellente quando serve. Ci sono poi le protezioni chimiche per l’interno: macchinette, erogatori vari, zampironi, altrettanto efficaci”.  

La terza mossa è “evitarle. Le zanzare, infatti – rimarca Pantaleoni – hanno un comportamento abbastanza standardizzato che è necessario conoscere. Serve informarsi sul tipo di zanzara cercando di concentrare la difesa nei momenti peggiori della giornata”. La quarta mossa e “non produrle. Le zanzare, le tigre in particolare, possono essere infatti ‘allevate’ dal cittadino, nei tombini privati, nei contenitori, nei sottovasi in cui ristagna acqua e che non vengono tenuti puliti. Non è impossibile prevenire perché le zanzare, per compiere il ciclo produttivo, anche in periodi caldissimi come quelli che ci sono stati, hanno bisogno di almeno 5 giorni. Quindi, se si toglie l’acqua ogni 2 o 3 giorni, il gioco è fatto”.  

La quinta mossa è “pretendere che i servizi di disinfestazione funzionino e siano competenti. Molto spesso, infatti – osserva l’esperto – questo compito è considerato come un mero spruzzare disinfestanti per le strade. La difesa dalle zanzare, in generale, è un pochino più complessa e richiede anche risorse che molto spesso gli enti pubblici non mettono a disposizione. Un grande investimento, come è chiaro da quanto ho detto fino ad ora, è l’informazione perché il cittadino che conosce la zanzara è parte attiva della lotta”.  

Necessario, infine, conclude Pantaleoni, “avere dei servizi permanenti per questi obiettivi e questo, purtroppo, non accade spesso. Un presidio permanente nel territorio, oggi spesso cancellato per problemi di bilancio, è fondamentale, anche in considerazione dei cambiamenti climatici e la conseguente possibilità di malattie pericolose e sempre più frequenti. Avere presidi permanenti di controllo vuol dire anche tutelare di più l’ambiente, senza ridurre la disinfestazione all’uso di prodotti chimici. Nelle aree dove ci sono presidi di controllo, per esempio legati a progetti di studio, la differenza si vede eccome”.  

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