Pazienti psoriasi: “Farmaci biologici una grande vittoria sulla malattia”

“Una risorsa, una novità che ha migliorato la loro qualità della vita e che garantisce una risposta in termini di efficacia più alta”. E’ la terapia biologica vista dai pazienti con psoriasi, “l’ideale per un trattamento cronico e non solo al bisogno. Anap Onlus”, Associazione nazionale ‘Gli amici per la pelle’, “nasce, su iniziativa dei pazienti, negli anni in cui gli stessi venivano ricoverati in ospedale per mesi. I farmaci biologici rappresentano una grande vittoria nei confronti della malattia. Il problema è che non sono ancora disponibili per tutti. Ci sono delle linee guida che impongono determinati approcci alla terapia e quindi non tutti i pazienti con psoriasi leggera possono accedere a tali terapie, perché vanno trattati con terapie convenzionali. Uno dei problemi che come associazione dobbiamo risolvere è quello di spiegare ai pazienti perché a loro non è stata proposta la terapia biologica e perché non hanno i requisiti per accedere a questo tipo di terapia. Un altro problema riguarda la patologia, ancora poco riconosciuta anche a livello previdenziale e sociale. E’ infatti ancora comune l’dea che riguardi solo la pelle, quattro croste e un po’ di prurito, invece interessa più organi e ha implicazioni psicologiche con grandi riflessi anche sull’attività lavorativa”.  

Così Ugo Viora, presidente di Anap Onlus, associazione per il sostegno dei malati di psoriasi e di altre malattie dermatologiche croniche, nel suo intervento durante il sesto Talk di ‘Alleati per la Salute’, il portale dedicato all’informazione medico-scientifica realizzato da Novartis. Titolo del dibattito ‘Farmaci biologici: un’opportunità da cogliere’, al quale hanno partecipato anche Paolo Dapavo, dermatologo presso l’Azienda ospedaliero universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino, e la giornalista Silvia Bencivelli. Qual è la differenza tra farmaci biologici e biosimilari? Come hanno cambiato la pratica clinica e il rapporto medico-paziente? Questi i temi affrontati nel corso dell’incontro, rigorosamente online per le regole anti-Covid, durante il quale è emerso che, sebbene siano sempre più efficaci e ben tollerati, resta il problema dei costi che limita l’accesso ai farmaci biologici solo ai pazienti moderati-gravi.  

“Sicuramente ci sono dei costi legati allo studio, allo sviluppo e alla produzione del farmaco – afferma Viora – Man mano che le licenze vanno in scadenza questi costi possono essere abbattuti dai cosiddetti biosimilari, che rappresentano una grossa risorsa per un allargamento dell’accesso alle terapie biologiche con tanti piccoli problemi collaterali dovuti a questioni che possono essere riassunte nel fatto di essere stati presentati come farmaci a basso costo e che, per questo motivo, hanno creato non pochi problemi al paziente”.  

Oltre all’efficacia, il punto di forza di questi farmaci è l’alto profilo di tollerabilità. “Tuttavia – sottolinea il presidente di Anap Onlus – in Italia ci sono ancora differenze di accesso a tali terapie da una regione all’altra. Non tutte le regioni hanno un accesso semplificato e rapido al farmaco biologico e non tutte le regioni hanno la disponibilità, anche da parte dei clinici, di spiegare e scegliere andando anche contro le direttive regionali”.  

Differenze che riguardano anche i biosimilari: alcune Regioni – è emerso dal Talk – consentono solo l’utilizzo di biosimilari, altre invece lasciano ai medici la libertà di scegliere tra biologico o biosimilare. “In questi anni stiamo portando avanti un’azione di sensibilizzazione – ricorda Viora – Abbiamo sottoscritto anche un documento sui biosimilari. Sostanzialmente credo che la soluzione più giusta e più logica sia di quelle Regioni che consentono ai medici di scegliere. Un paziente che non ha mai avuto una prescrizione terapeutica di un farmaco biologico non ha nessun motivo per non usare un biosimilare. Anzi, potrebbe essere la chiave per ampliare l’uso di questi farmaci anche per quei pazienti considerati ‘non gravi’. In realtà, se in una Regione le spese sono particolarmente difficili, queste influenzano molto la scelta del clinico”.  

Per Viora occorre una “maggiore informazione sulla patologia più che sui farmaci biologici e biosimilari”. Anche “noi abbiamo avuto qualcosa da imparare dal Covid – conclude il presidente di Anap Onlus – Il controllo con la telemedicna può liberare le liste d’attesa per la prima visita. Sulla diagnosi avrei qualche remora in più”.  

(Adnkronos)