Pediatri, ‘meningite rara ma molto grave, bisogna prevenirla’

(Adnkronos) – “La meningite meningococcica è un’infiammazione delle meningi, le membrane che rivestono cervello e il midollo spinale. E’ una patologia rara, ma molto grave, perché nel giro di poche ore, anche meno di 24 ore, può portare a morte nonostante adeguati trattamenti. Il 10% dei pazienti muore. Nel 10-20% dei sopravvissuti ci sono sequele a livello del sistema nervoso, ritardi in tappe motorie, ipoacusia, cecità, danni fisici, paralisi, cicatrici che restano come segno indelebile, sulla cute del bambino”. Così Elena Bozzola, pediatra dell’ospedale Bambino Gesù di Roma e della Società italiana di pediatria, intervenendo alla Tavola rotonda ‘Pre-occupiamoci della meningite nel Lazio’, evento phygital trasmesso in diretta streaming sui profili Facebook e Youtube e sul sito di AdnKronos, che ha promosso l’iniziativa con il supporto non condizionante di GlaxoSmithKline. 

“Per la meningite – continua Bozzola – abbiamo vaccini che ci aiutano a prevenirla ed è importante fino da quando il bambino è piccolo. La malattia, infatti, è più frequente nei piccoli. In Europa si contano 0,6 casi su 100mila abitanti. In Italia il valore è 0,3 su 100mila, ma nel bambino con meno di un anno la malattia invasiva può arrivare a 3,1-3,3 casi ogni 100mila. Il Lazio è la seconda Regione che ha segnalato più casi di malattia invasiva meningococcica tra tutte le Regioni italiane negli ultimi anni, per questo è importante prevenire la patologia con la vaccinazione”. Inoltre, aggiunge la pediatra, “il ceppo B è pericoloso nei bambini perché è il più frequente in Italia e soprattutto nel Lazio. I dati dell’Istituto superiore di sanità mostrano che, nei bambini, rappresenta l’88% delle infezioni, contro il 60% della media italiana. E’ quindi importante la vaccinazione contro il ceppo B, ma anche contro i ceppi ACWY, il quadrivalente, perché C, W e Y sono sierotipi comunque presenti nella realtà italiana ed europea”. 

In Italia dal 1994 è attivo un sistema di sorveglianza dedicato alle meningiti batteriche che dal 2007 si è ampliato a includere tutte le malattie invasive da meningococco, pneumococco ed emofilo. Gli ultimi dati disponibili relativi ai risultati della sorveglianza delle malattie batteriche invasive nel nostro Paese sono approfonditi nel rapporto ‘Sorveglianza delle malattie batteriche invasive in Italia. Rapporto consolidato 2020’, che commenta i dati relativi al periodo 2018-2020. 

“Con due vaccini copriamo la maggior parte dei meningococchi. Nel Lazio il quadrivalente (ACWY) è gratuito dall’anno fino ai 18 anni di età. Per il ceppo B è gratuito dai 3 mesi fino al quarto anno e poi dagli 11 fino ai 18 anni”, precisa Maria Teresa Sinopoli, responsabile Servizio vaccinale Asl Roma 4. 

Il dialogo tra pediatra, medici di medicina generale, igienisti, centri vaccinali, specialisti è la chiave per dare ai cittadini le informazioni tali che portano a un consenso informato e consapevole. “I pediatri sono capillari sul territorio e danno informazioni fondamentali per la cultura della prevenzione – osserva Donatella Morano, pediatra di famiglia della Federazione italiana medici pediatri di Roma e provincia – Una domanda che i genitori mi fanno sempre riguarda la differenza tra vaccini obbligatori e raccomandati: io cerco di chiarire che in realtà tutti sono necessari. La differenza esiste solo nell’ambito scolastico, ma tutti i vaccini che sono nei Lea (Livelli essenziali di assistenza, ndr) sono in offerta attiva e gratuita. Tutti hanno la loro importanza. La meningococcica non è nelle obbligatorie semplicemente perché la meningite è rara”. 

Se la meningite batterica è una patologia rara, che non porta grandi focolai epidemici, comporta però una grande pericolosità. “Ha un esordio subdolo, i sintomi sono molto sfumati e la gravità avviene in breve tempo: si parla di fulminante perché non c’è tempo per la diagnosi e, anche facendola, non si ha tempo di intervenire o non si sanno gli esiti a distanza – continua Morano – Pensiamo anche in termini di costi: il vaccino è la scelta più economica rispetto al ricovero. Inoltre c’è l’esempio del Regno Unito dove la vaccinazione antimeningococcica B, introdotta nel 2015, ha raggiunto in breve tempo una copertura di circa il 90% con una riduzione del 50% della malattia meningococcica nei bambini vaccinabili, non solo nei vaccinati, quindi con una ricaduta molto positiva sulla comunità da proteggere”.  

Al dibattito hanno partecipato anche Roberto Ieraci, infettivologo e vaccinologo Gruppo Strategie vaccinali Regione Lazio, e Amelia Vitiello, presidente del comitato nazionale Liberi dalla meningite. 

(Adnkronos)