Pediatria, Biasci (Fimp): ‘Contro meningite vaccinazione strumento più efficace’

Febbre alta, vomito, confusione, irritabilità, irrigidimento del collo, cefalea. Sono i classici sintomi della meningite, patologia grave del sistema nervoso centrale che, se non trattata per tempo, può avere conseguenze letali o causare disabilità permanenti. “Lo strumento più efficace per difendersi da questa malattia è la profilassi vaccinale – afferma Paolo Biasci, presidente della Fimp, il principale sindacato dei pediatri di famiglia – ma convincere le famiglie non è sempre facile. Sensibilizzare i genitori affinché proteggano i loro figli con tutti i cicli vaccinali che abbiamo a disposizione, far loro comprendere che ci sono vari tipi di meningite, e di conseguenza un vaccino per ciascuna forma della malattia, è importantissimo”.  

A causa della pandemia di Covid-19, secondo un’indagine internazionale condotta da Ipsos per Gsk, da marzo 2020 a marzo 2021 un genitore su due è stato costretto a rimandare o annullare l’appuntamento per la vaccinazione contro la meningite. “Un gravissimo errore – avverte Biasci – E’ necessario non abbassare mai la guardia, soprattutto in questo momento in cui si parla di vaccinazione anti-Covid per sconfiggere il virus. Bene, ma guai a mettere da parte o a trascurare tutti gli altri appuntamenti del calendario vaccinale”.  

Alla malattia la Fimp nei giorni scorsi ha dedicato un evento dal titolo ‘Meningiti a 360°’, promosso e organizzato a Genova con l’obiettivo di riaccendere l’attenzione sulla necessità di verificare che tutti i ragazzi e tutti i bambini abbiano eseguito le vaccinazioni contro la meningite, di recuperare eventuali ritardi, ma soprattutto di non attendere che il genitore si rivolga al pediatra, ma che siano invece i pediatri di famiglia con la chiamata attiva a sollecitare le famiglie alla vaccinazione e al recupero vaccinale dei loro figli.  

Le meningiti “possono essere di vario tipo”, ricorda il numero uno della Fimp. “Quelle alle quali facciamo comunemente riferimento, per le quali abbiamo una possibilità di prevenzione attraverso le vaccinazioni – spiega – sono le meningiti da meningococco. Di queste ci sono vari sottotipi: meningite A, C, W, Y. C’è poi il sottogruppo B, per il quale c’è una specifica vaccinazione. Quindi gli altri tipi di meningite batteriche, da Haemophilus influenzae tipo B (per questa forma i bambini vengono vaccinati già al terzo mese di vita) e la meningite da pneumococco”. Le classi di età più a rischio? “Per quanto riguarda la meningite da meningococco di tipo B – prosegue Biasci – sono particolarmente a rischio i primi mesi di vita, per cui si sottolinea sempre la necessità di cominciare a vaccinare il bambino sin dal terzo mese di vita. Ci sono altre meningiti la cui incidenza si manifesta nel bambino e nell’adolescente. Tra queste, la meningococco di tipo B e C e la meningococco di tipo Y. E’ importante vaccinarsi per tutti questi tipi di batteri ed essere protetti per tutta l’età pediatrica almeno”.  

Le principali cause di meningite sono le infezioni virali, batteriche e fungine. Tra le meningiti di tipo infettivo, la meningite di tipo batterico è la più pericolosa perché può avere conseguenze permanenti (sordità, amputazione degli arti, epilessia o ritardi mentali), fino a causare la morte.  

Ogni anno in Italia oltre 1.000 persone contraggono la meningite e circa una persona ogni due viene colpita da meningite meningococcica. In particolare, i sierogruppi B e C sono particolarmente diffusi nel nostro Paese. Secondo i dati epidemiologici dell’Istituto superiore di sanità (Iss), la meningite meningococcica provoca il decesso nell’8-14% dei pazienti colpiti. In assenza di cure adeguate, il tasso di mortalità sale addirittura al 50%. Quanto al sierotipo B, oltre ad essere particolarmente aggressivo con altissima letalità, è responsabile da solo di circa l’80% dei casi in età pediatrica, con una massima incidenza soprattutto nel primo anno di vita, tra il 4° e l’8° mese. A livello mondiale, invece, secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, ogni anno si verificano 500mila casi di meningite meningococcica, di cui circa 50mila letali. Inoltre, il 5-10% delle persone che contraggono l’infezione muore nonostante la malattia venga diagnosticata in tempo e si riceva un trattamento appropriato. Per quanto riguarda il sierotipo B del meningococco, si stima che nel mondo si verifichino ogni anno tra i 20mila e gli 80mila casi, con un tasso di letalità medio del 10%.  

“In questo momento si parla molto di Covid – osserva il presidente dei pediatri di famiglia – e di raggiungere attraverso la vaccinazione le coperture idonee che ci permetteranno di sconfiggere il virus. Tutto giusto, ma non dobbiamo rischiare di lasciare da parte o di diminuire l’attenzione verso altre profilassi che sono quelle del calendario vaccinale”.  

Con la riapertura delle scuole e un allentamento delle restrizioni che di fatto favoriscono i contatti sociali tra bambini e adolescenti, qual è oggi la situazione? “I dati ufficiali del ministero della Salute ancora non ci sono – tiene a precisare Biasci – ma sappiamo che un po’ tutte le scadenze del calendario vaccinale hanno subito in molte regioni un calo. Questo è dovuto ad un impegno del personale e dei centri vaccinali delle regioni ad altre attività in fase di emergenza pandemica (campagna vaccinazione anti-Covid, tamponi, tracciamento), e in alcuni casi c’è stata addirittura una chiusura dei centri vaccinali. Facile immaginare i danni che questa situazione può aver provocato. Una situazione che noi pediatri di famiglia denunciamo da molti mesi, perché i ritardi si sarebbero potuti evitare chiedendo a ciascun pediatra di famiglia di vaccinare i propri assistiti. Questo avrebbe incontrato il favore delle famiglie, comportato facilità di accesso in mancanza di liste di attesa grazie al rapporto di fiducia pediatra-genitori, di conseguenza avremmo già raggiunto l’obiettivo. Solo in pochissime regioni non si sono registrati cali significativi delle vaccinazioni, anzi in alcune realtà abbiamo riscontrato delle coperture molto buone”.  

Infine, sulla possibilità di vaccinare contro Covid-19 i bambini di 5-11 anni, “siamo pronti a farlo nei nostri ambulatori – assicura Biasci – Non ce li vedo i bambini di 5 o 6 anni ad andare all’hub per farsi il vaccino. Se la mamma ha un dubbio o un quesito, deve rivolgersi ad un perfetto sconosciuto. Invece l’ambiente dell’ambulatorio, conosciuto dal bambino e dai genitori, favorirà l’adesione. Anche se ormai si eseguono tamponi e vaccini ovunque, dagli hub alle farmacie, penso che il Servizio sanitario nazionale debba valorizzare quello che ha già. Noi pediatri di libera scelta siamo una risorsa per il Ssn da 50 anni, credo che ‘sfruttarci’ in pieno sia la cosa più ovvia e semplice da realizzare. Qualcuno addirittura ha proposto di organizzare degli ambulatori per vaccinare i bambini contro il Covid nelle scuole. La prendo come una boutade, utile per qualche titolo di giornale”.  

(Adnkronos)