(Adnkronos) – “Sappiamo che da qui al 2030 ci sarà il raddoppio delle persone che non saranno più in grado di vedere. Questo succede perché il sistema non è più aperto. Noi siamo in grado di identificare i pazienti a rischio, con le patologie più impegnative, ma questi pazienti devono essere assistiti, avere accesso libero alle cure”. Succede invece che, “se chiami in ospedale”, rispondono che “le agende per le visite oculistiche sono chiuse e che riapriranno tra 6 mesi. Non siamo alla ricerca di responsabili, ma abbiamo la responsabilità” di dare un servizio ai pazienti per “mantenere la vista”. Così Matteo Piovella, presidente della Società oftalmologica italiana (Soi), anticipando i temi del 101esimo congresso dell’associazione, previsto dal 16 al 19 novembre.
“Abbiano capacità” di diagnosi e “cure incredibili, strumenti che non avremmo mai immaginato – sottolinea il presidente Soi – ma dobbiamo metterli a servizio di tutti, anche di chi non sa di avere una patologia. Per risolvere questo problema, dobbiamo aumentare le visite specialistiche che ci permettono di evitare il peggio. Oggi non vedere è insopportabile, soprattutto per bambini o anziani”. Ricordando uno slogan caro alla Soi, “la vista ti salva la vita”, Piovella riflette: “Quando ti rendi conto che non hai più gli strumenti” per vedere, “ci si trova esclusi dalla vita e questo porta tutti a fare l’impossibile perché ciò non avvenga. E’ una responsabilità collettiva di cui tutti dobbiamo farci carico”.
Tra le soluzioni proposte dalla Soi, ci sono gli investimenti per la strumentazione adeguata. “Chiediamo da tempo 600 milioni per le tecnologie innovative – prosegue il presidente – Sappiamo che nel pubblico solo 1.500 dei 7mila medici oculisti sono attivi: per dare un servizio capillare devono aumentare. Si devono poi coinvolgere le persone”, aggiunge.
La Soi ricorda per esempio che “si deve fare una visita oculistica alla nascita, entro i 3 anni, il primo giorno di scuola, dai 10 ai 15 anni, per la prevenzione della miopia che sta colpendo i ragazzini. Poi si passa ai 40 anni, ogni 2 anni fino ai 60, e dopo una volta all’anno”.
“Sono cose semplici, le abbiamo già: dobbiamo avere la volontà di attivarle – precisa Piovella – Prendiamo atto delle difficoltà e troviamo le soluzioni. Se per un periodo il paziente stesso deve responsabilmente farsi carico della sua vista, senza criminalizzare nessuno, credo” si debba affrontare “la discussione”.
Ritornando ai progressi fatti dall’oculistica, “siamo in grado di correggere tutti i difetti di vista – evidenzia il presidente Soi – Curiamo la maculopatia, facciamo interventi che sono sopportati dalle persone senza nessun problema e senza penalizzazioni, solo con benefici. Dobbiamo aggiornaci”, esorta Piovella. “Il modello di 50 anni fa era fantastico, ci ha permesso di arrivare fino ad ora, ma è tempo di cambiare. Abbiamo avuto” l’emergenza “Covid, che è stata devastante e totalizzante nel cambiare la psicologia delle persone. Non possiamo stare con le mani in mano: chi deve decidere deve prendere la sua responsabilità e fare qualcosa a servizio delle persone”.