(Adnkronos) – Pressing sul Consiglio europeo per “ottimizzare lo screening del cancro al polmone in Europa, proponendo le misure necessarie, basate su prove scientifiche”. Questa la richiesta dell’intergruppo Challenge Cancer, che si è riunito nei giorni scorsi sotto la presidenza dell’eurodeputato Cristian-Silviu Busoi, presidente della Commissione per l’industria, la ricerca e l’energia, in collaborazione con la European Cancer Patient Coalition (Ecpc). Al centro della discussione, a porte chiuse, la Raccomandazione del Consiglio sullo screening dei tumori che propone un nuovo approccio per aiutare gli Stati membri ad aumentare la diffusione dello screening dei tumori, pubblicata dalla Commissione europea il 20 settembre.
“La ragione per cui come European Cancer Patient Coalition abbiamo ritenuto di dover organizzare un momento di confronto con gli eurodeputati – spiega Franco De Lorenzo, presidente di Ecpc – nasce dal fatto che nella bozza discussa dai working group del Consiglio dei ministri europei si afferma che le evidenze a favore della Tac a basso dosaggio (Ldtc) siano solo preliminari, quando invece esistono i risultati a lungo termine di tre studi randomizzati condotti negli Usa, in Europa e in Italia hanno dimostrato che un intervento di diagnosi precoce del carcinoma polmonare con Ldtc nei forti fumatori può ottenere una riduzione della mortalità per cancro polmonare compresa tra il 20% e il 39%, secondo la durata dell’intervento. In particolare, è stato dimostrato – sottolinea – che tale intervento può ridurre significativamente la mortalità per tumore polmonare dell’8-26% per gli uomini e del 26-61% nelle donne”.
Secondo l’European Cancer Patient Coalition, “trascurare le prove scientifiche già esistenti sui benefici dello screening precoce e lasciare che siano solo gli Stati membri a valutare la necessità dello screening dei tumori a livello nazionale, in base alle loro risorse e capacità, porta alla mancata attuazione delle raccomandazioni del Piano europeo contro il cancro sullo screening dei tumori e accentuerà ulteriormente le disuguaglianze nell’accesso alle cure oncologiche in Europa”. Busoi ha perciò ha inviato al Consiglio dell’Ue e alla Commissione una lettera con raccomandazioni concrete, in vista della proposta finale che sarà adottata nella riunione del Consiglio sugli affari relativi all’occupazione, alla politica sociale, alla salute e ai consumatori (Epsco) il 9 dicembre.
A sottolineare la necessità di un cambio di passo sullo screening del tumore del polmone sono stati anche i 2 esperti invitati alla riunione dell’intergruppo Challenge Cancer, Ugo Pastorino, direttore della Chirurgia toracica della Fondazione Irccs-Istituto nazionale tumori di Milano, e Giorgio Vittorio Scagliotti, professore di Oncologia medica all’Università di Torino, che hanno fatto luce sugli aspetti medici della Raccomandazione del Consiglio e sul suo impatto.
In particolare, evidenziano gli esperti, il testo rivisto non riserva la dovuta importanza alla tomografia a basso dosaggio per lo screening del tumore del polmone e, in generale, non è sufficientemente chiaro sulla necessità di implementare lo screening del cancro al polmone in modo graduale, includendo, tra gli altri fattori, i criteri di eleggibilità, e limitando così la sua portata. “La Tac a basso dosaggio rappresenta una promettente strategia salvavita – spiega Scagliotti – ma ad oggi non rientra nella pratica clinica e nei programmi di prevenzione secondaria rimborsati dal Ssn. Si stima che la popolazione candidabile a screening polmonare con Tac a bassa dose, sia compresa tra 600.000 e 800.000 cittadini nel nostro Paese. E’ necessario promuovere un cambiamento culturale nell’opinione pubblica, nei decisori e nelle Istituzioni sensibilizzandoli sulla necessità di implementare lo screening per questa patologia”.
“Lo screening del tumore del polmone – rimarca Pastorino – può evitare ogni anno, in Italia, oltre 5.000 decessi. Con la tomografia computerizzata del torace a basso dosaggio è possibile aumentare il numero delle diagnosi in fase precoce dall’attuale 25% fino al 60%. La Tac a basso dosaggio è dunque lo strumento più idoneo: è efficace nell’individuazione di lesioni di piccole dimensioni, è di facile e rapida esecuzione (30 secondi), non è invasiva e non richiede il mezzo di contrasto. Grazie ad essa, è possibile individuare tumori molto piccoli, trattabili con chirurgia mini-invasiva e personalizzata, assicurando al paziente un recupero funzionale rapido e una dimissione precoce”.