(Adnkronos) – Toccare le parti intime di una persona senza il suo consenso “non è violenza” per 1 adolescente su 5. Una stessa quota pensa che le ragazze possano provocare la violenza sessuale se mostrano un abbigliamento o un comportamento provocante. Solo alcuni dei dati che emergono da un’indagine condotta da Ipsos per ActionAid su un campione rappresentativo di circa 800 ragazze e ragazzi tra i 14 e i 19 anni. Obiettivo: approfondire cosa pensano i giovani della violenza tra pari. E se è vero che l’80% dei giovani è consapevole che toccare qualcuno nelle parti intime senza consenso sia violenza, colpisce l’altra faccia della medaglia composta da una quota comunque significativa, pari a un 20% di ragazzi e ragazze, che la pensano diversamente. La violenza non capita, non percepita. Succede “ancora oggi”, osserva Maria Sole Piccioli, responsabile Education di ActionAid, che in un video commenta la ricerca. “La proposta del ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, di inserire alcune ore di educazione sessuale durante gli studi delle scuole superiori è sicuramente una buona notizia ma assolutamente non sufficiente”, avverte.
Al secondo posto è considerata violenza picchiare qualcuno, comportamento che registra il 79% dei consensi, in assoluto quello più citato dai maschi. Al terzo posto, con il 78%, fare foto o video in situazioni intime e diffonderle ad altre persone, soprattutto per le ragazze con 84% delle citazioni. Gli adolescenti italiani sono concordi su chi commette atti di violenza nel nostro Paese: i ragazzi maschi, soprattutto se in gruppo, e gli uomini adulti. Non c’è un dato plebiscitario su quali comportamenti siano violenti e quali no, e sembra esistere un gap di percezione rispetto a dove si annida la violenza e le conseguenze che ne derivano.
In un’estate che è stata caratterizzata da un particolare susseguirsi di episodi di abusi e aggressività che hanno coinvolto adolescenti, con un ingrediente spesso presente, che è l’amplificazione dell’impatto di queste violenze sui social, la ricerca – realizzata attraverso i fondi 8×1000 dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai – ha indagato le opinioni degli adolescenti al riguardo, come reagiscono e si difendono dalla violenza e quanto influiscono stereotipi di genere e pregiudizi sul loro vissuto. Pregiudizi che talvolta non risparmiano chi ha orientamenti sessuali differenti dai propri. Identificarsi come persone binarie/fluide/trans? Per quasi 1 under 20 su 3 tanti di coloro che lo fanno stanno “solo seguendo una moda del momento”.
Perché si diventa oggetto di violenza? In risposta a questa domanda al primo posto vengono indicate le caratteristiche fisiche (50%), poi l’orientamento sessuale (40%) e l’appartenenza di genere (36%). Il primo danno indicato dal 27% degli intervistati, senza distinzione di genere, è il malessere psicologico, al secondo posto isolamento e depressione (21%) e al terzo posto disagio e vergogna (18%).
Un altro dato significativo è che “non sempre i ragazzi e le ragazze che subiscono una qualche forma di violenza poi la denunciano”, evidenziano gli autori. Il motivo principale è la vergogna nel raccontarlo al mondo adulto, seguita dalla paura a dirlo e l’inutilità della denuncia, il timore di ulteriori minacce da parte dell’aggressore. Nella fascia di età 17-19 anni si registra la più alta frequenza di atti violenti subiti, che può derivare – interpretano gli autori – da una maggior consapevolezza di quanto viene vissuto.
RAGAZZE NEL MIRINO –
Fra le convinzioni condivise da una quota minoritaria seppur significativa di teenager c’è quella che le ragazze possano provocare la violenza sessuale se mostrano un abbigliamento o un comportamento provocante. E molti di più, 4 su 5, credono che una donna, se davvero non lo vuole, può sottrarsi a un rapporto sessuale.
Chi subisce violenza? Le ragazze più dei ragazzi, analizzano i giovani nella ricerca. Sono loro a vivere con maggior frequenza atti di violenza tra pari, in qualsiasi forma si manifesti: molto più spesso dei coetanei maschi assistono a gossip, prese in giro, insulti, scherzi, esclusione di persone dai gruppi, a situazioni in cui le parti intime vengono toccate senza consenso, alla diffusione non consensuale di foto e video di situazioni intime.
Inoltre, rileva l’indagine, le ragazze rischiano più spesso di ricevere molestie verbali mentre camminano per strada, di essere toccate nelle parti intime, di essere vittime di scherzi o commenti a sfondo sessuale e della diffusione di foto/video che le ritraggono in situazioni intime. I ragazzi invece rischiano principalmente di essere picchiati e le persone transgender/fluide/non binarie di venire insultate.