In origine la pandemia di Covid-19, che ha travolto le vite delle persone come uno tsunami. Poi la guerra nel cuore dell’Europa. E parallelamente la fase difficile sul fronte economico che si è generata sull’onda di questi eventi. “Le famiglie sono sempre più provate. C’è un disagio crescente. L’impatto è sia sul fronte psicologico che su quello della capacità gestionale dei problemi quotidiani. E a farne le spese sono anche i pazienti. Tutti i neurologi che lavorano sia sul territorio che negli ospedali hanno visto aumentare moltissimo il disagio sociale. I pazienti neurologici sono pazienti in genere affetti da malattie croniche. E, per fare un esempio, un tempo succedeva che, dopo un ricovero in ospedale per le cure di un evento” acuto, “poi il paziente tornasse a casa. Adesso questa ‘struttura protettiva’ della famiglia sta venendo meno e sono sempre di più i casi di pazienti che non riescono a rientrare al loro domicilio, perché i loro familiari”, provati dalle difficoltà di questi anni devastanti, “non sono più in grado” di prendersene cura.
A tracciare il quadro all’Adnkronos Salute è Alfredo Berardelli, presidente della Società italiana di neurologia (Sin), professore ordinario di neurologia, Dipartimento di neuroscienze umane, Policlinico Umberto I, Sapienza Università di Roma. “Quello che sto descrivendo è un concetto generale che non riguarda una malattia specifica, ma riguarda tutte le malattie neurologiche croniche, malattie come lo stroke”, l’ictus, “malattie degenerative come il Parkinson e tante altre”. Le famiglie “sono provate dalla pandemia. Anche economicamente, e sono diventate meno pronte. Quindi c’è effettivamente una difficoltà notevole, cosa che non si vedeva assolutamente negli anni scorsi”.
“Dopo la pandemia – dice il presidente Sin – c’è stato un peggioramento. E’ aumentato anche il consumo di psicofarmaci, ci sono i dati che lo indicano, ma quello che è aumentato è in generale il disagio sociale. Ed è incrementato perché sono aumentate anche le difficoltà economiche. Questo si vede in maniera emblematica su questa minor risposta da parte delle famiglie” alle problematiche di pazienti molto complessi come quelli neurologici.
La famiglia italiana, prosegue nella sua riflessione Berardelli, “è sempre stata una famiglia che accoglieva, ora per queste persone è diventato tutto molto più difficile. Molto spesso i pazienti ricoverati non riusciamo a rimandarli a casa e siamo costretti a fare richieste nelle cliniche di lungodegenza, Rsa e così via, con tempi lunghi e maggiori di quelli che c’erano prima. E con un impatto psicologico anche per i pazienti”.
La guerra in Ucraina, un conflitto a poche migliaia di chilometri dall’Italia, che ha colpito molto le persone, “è un evento più recente, ma sicuramente anche questo avrà un impatto psicologico e di insicurezza e incertezza verso il futuro, aggravandolo una situazione che già da prima era diventata più grave”, conclude lo specialista.