(Adnkronos) – “E’ davvero il risultato di anni di ricerca, di attività fatte insieme ai clinici, fatte insieme alle società scientifiche, ai pazienti e alle istituzioni. Siamo orgogliosi del rimborso delle due indicazioni in epatologia – nell’epatocarcinoma avanzato e nel tumore delle vie biliari – di durvalumab. La ricerca è uno dei ‘pillar’ di AstraZeneca e la ricerca in oncologia è una delle aree più sviluppate”. Così Paola Morosini, Medical Affairs Head Oncology AstraZeneca, nel corso di un incontro con la stampa oggi a Milano commenta l’approvazione da parte di Aifa per l’immunoterapia con durvalumab in prima linea nelle due neoplasie epatiche in stadio avanzato non resecabile e metastatico.
“Nel primo caso, nell’epatocarcinoma – precisa Morosini – si tratta di una associazione con una dose di tremelimumab, quindi una doppia immunoterapia, che poi prosegue come una monoterapia (durvalumab) e che può davvero portare un vantaggio nella sopravvivenza a lungo termine di questi pazienti che hanno una patologia grave. Per quanto riguarda il tumore delle vie biliari, che non è un tumore frequentissimo, ma che è molto serio e che negli ultimi 12 anni non ha avuto miglioramenti delle opzioni terapeutiche”, l’approvazione di Aifa all’aggiunta di durvalumab alla chemioterapia “credo sia una grande soddisfazione: dare qualcosa di concreto, un miglioramento concreto nella sopravvivenza, per questi pazienti” che per oltre un decennio hanno avuto solo la chemioterapia come opzione.
“Siamo impegnati in diverse aree terapeutiche all’interno dell’oncologia: nel polmone, nella mammella, nel gastrointestinale di cui parliamo oggi, nel ginecologia, nel genitourinario e anche in ematologia – elenca Morosini – Sono tutte aree in cui abbiamo cercato, e stiamo cercando, di portare, con il nostro impegno, sempre nuove opportunità per migliorare la prognosi dei pazienti in maniera fattuale, concreta. Dall’inizio di gennaio – ricorda il capo dell’area oncologica di AstraZeneca – è disponibile, per i pazienti italiani, anche trastuzumab deruxtecan per i pazienti con tumore gastrico avanzato Her2-positivo che hanno ricevuto un precedente trattamento a base di trastuzumab. Però non ci fermiamo qui. Stiamo andando avanti, la ricerca continua e l’idea è proprio quella di anticipare i trattamenti, quindi portare queste molecole in una fase un pochino più precoce dove il risultato è molto amplificato. Perché quello che puoi ottenere in una fase più precoce è davvero un risultato di valore e che ha un impatto molto importante per il paziente. Quindi sicuramente è l’impegno su cui ci stiamo concentrando. Nell’epatocarcinoma, come nel carcinoma gastrico, ci sono altri studi in corso nelle fasi più precoci, ma ci sono anche nuove molecole che in questo momento sono in una fase un po’ più immatura. Però sicuramente ci stiamo lavorando e vogliamo continuare a lavorare tutti insieme”.
A proposito dell’uso compassionevole del trattamento, noto come dell’Early Access Program, “ci sono più di 1.500 pazienti italiani che hanno potuto utilizzare durvalumab nel tumore delle vie biliari prima che il farmaco fosse rimborsato – rimarca Morosini – Questo è uno sforzo che facciamo insieme per aggiungere qualcosa a questa situazione e dare un’opportunità, senza rischi, per i pazienti. Credo che questo sia davvero qualcosa che vogliamo continuare a fare anche in futuro e speriamo di continuare insieme”.