(Adnkronos) – Le segnalazioni di sospette reazioni avverse a vaccini sono in calo del 39%. Nessun nesso di causalità accertato per i decessi. I tassi più alti di segnalazione di sospette reazioni avverse ai vaccini si sono registrati, nel 2022 come era già accaduto nel 2021, per gli anti-meningococco C e anti-meningococco B. Se si considerano solo le segnalazioni con eventi gravi, il tasso più alto si è osservato per i vaccini Mpr (morbillo, parotite e rosolia), Mpr-V (i 3 più l’anti-varicella) e anti-meningococco C, anche se in misura notevolmente inferiore rispetto al 2021. E’ quanto emerge dal Rapporto Vaccini 2022 pubblicato dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), in collaborazione con Istituto superiore di sanità e con il Gruppo di lavoro per la vaccinovigilanza composto dai Centri regionali della farmacovigilanza, dai rappresentanti degli Uffici di Prevenzione delle Regioni e ministero della Salute.
La valutazione causa-effetto però è complessa, si precisa nel report. Stabilire questa ‘responsabilità’, che in linguaggio tecnico si chiama nesso di causalità, relazione causale o relazione causa-effetto, non è affatto semplice. Si tratta di una procedura alquanto complessa, che valuta il caso sia da un punto di vista clinico che farmacologico, in relazione anche ai dati disponibili dalla letteratura scientifica e da altre fonti attendibili. Non è sufficiente, infatti, che l’evento si verifichi dopo la vaccinazione, ma devono essere considerate anche altre possibilità. Prima di tutto il lasso di tempo tra la vaccinazione e i primi sintomi dell’evento deve essere adeguato da un punto di vista ‘biologico’. Per esempio, se 3 giorni dopo la somministrazione di un vaccino a un paziente viene diagnosticato un tumore, è inverosimile che il vaccino abbia delle responsabilità, perché il tumore richiede un tempo ‘biologico’ molto più lungo per svilupparsi ed essere identificato nelle analisi. Allo stesso modo, una reazione allergica avuta un anno dopo la vaccinazione non è imputabile al vaccino, perché le reazioni allergiche si possono manifestare al massimo dopo qualche giorno o settimana dalla vaccinazione stessa.
Esempi semplici da comprendere, anche se nella maggioranza dei casi si devono valutare eventi più complessi e mai descritti prima. In ogni caso la vaccinazione non è quasi mai l’unica causa possibile. Bisogna infatti considerare anche le malattie della persona vaccinata e i farmaci che assume. Ad esempio, se un soggetto con malattia cardiovascolare viene vaccinato e nel mese successivo ha un ictus, la malattia cardiovascolare sarà una causa più probabile dell’ictus rispetto al vaccino. Inoltre, spesso le segnalazioni non riportano informazioni fondamentali per definire la responsabilità di un vaccino nel causare un evento. Stabilire una correlazione tra la vaccinazione e un evento avverso è un processo che lascia sempre dei margini di incertezza, che restano anche quando si utilizzano degli algoritmi che supportano chi è addetto alla valutazione.
In generale, le comunicazioni di possibili effetti collaterali confermano che il rapporto beneficio-rischio è a tutto vantaggio dei prodotti autorizzati, con tassi di incidenza dello 0,048% per tutte le somministrazioni, che scende allo 0,003% nei casi con almeno un evento grave. Non si è verificata, inoltre, nessuna allerta di sicurezza con potenziale impatto negativo sul rapporto beneficio-rischio dei vaccini autorizzati.
Esclusi i vaccini anti-Covid, oggetto di altre pubblicazioni, nel 2022 sono state circa 19 milioni le dosi somministrate in Italia, si legge nel report. Rispetto a queste sono state inserite nelle Rete nazionale di farmacovigilanza 10.967 segnalazioni, di cui 9.077 riferite a sospette reazioni avverse verificatesi effettivamente nel 2022, con un tasso pari a 47,8 segnalazioni ogni 100mila dosi somministrate, pari a uno 0,048% di casi. Dato in calo del 39% rispetto alle segnalazioni dell’anno precedente. Il 93,5% delle segnalazioni ha riguardato esclusivamente eventi avversi non gravi che hanno interessato 5 sistemi o apparati anatomici: le alterazioni generali e condizioni relative alla sede di somministrazione, soprattutto febbre, reazioni locali in sede di iniezione e pianto; irritabilità, nervosismo e irrequietezza; le alterazioni dell’apparato gastrointestinale, soprattutto con diarrea, vomito e mal di pancia e dolore addominale; le alterazioni della cute e del tessuto sottocutaneo, in particolare reazioni cutanee generalizzate, esantema morbilliforme e orticaria; sonnolenza, cefalea e convulsioni febbrili. Al momento della segnalazione il 78% dei sospetti aventi avversi si era risolto senza alcuna conseguenza per la persona, nel 10% dei casi non era stato riportato l’esito, nell’8% il vaccinato era in miglioramento, il 3% non era ancora guarito e lo 0,7% era in fase di guarigione con postumi.
Considerando le segnalazioni con almeno un evento grave, il tasso di segnalazione si riduce a 2,8 ogni 100mila dosi somministrate, pari a uno 0,003% delle somministrazioni. I casi con eventi che hanno richiesto l’ospedalizzazione sono l’1,6%, mentre i decessi su 19 milioni di vaccinazioni sono stati 7, lo 0,1% dei casi sospetti segnalati, ma per nessuno è stato accertato un nesso di causalità che possa attribuire al vaccino la responsabilità della morte.
Dei 7 casi fatali, i vaccini indicati come sospetti erano in un caso il quadrivalente contro morbillo, parotite, rosolia e varicella e in 6 casi l’antinfluenzale, in 3 segnalazioni somministrato insieme all’anti-Covid. In nessun caso le informazioni disponibili consentivano di individuare la causa del decesso nel vaccino.
I 3 casi di vaccinazione con il solo antinfluenzale indicato come sospetto hanno riguardato pazienti di età avanzata, con una media di 86,3 anni, quadri clinici complessi e polipatologie; in nessun caso le informazioni disponibili hanno consentito di individuare la causa del decesso nel vaccino. I restanti 3 casi di antinfluenzale co-somministrato con l’anti-Covid hanno riguardato sempre pazienti con quadri clinici complessi e con polipatologie, di 63, 80 e 92 anni; in nessun caso le informazioni disponibili hanno permesso di individuare la causa del decesso nel vaccino. Il singolo caso con vaccino quadrivalente ha riguardato un paziente di 2 anni, affetto da polipatologie, il cui decesso, come riportato anche dalla relazione medico-legale, non è correlato alla vaccinazione, ma alla condizione patologica pre-esistente.
I vaccini si confermano dunque prodotti altamente sicuri. A livello europeo sono solo 2 i problemi di sicurezza che hanno richiesto uno specifico approfondimento in un anno. Nel corso del 2022, infatti, sono 2 i segnali di sicurezza riguardanti i vaccini che sono stati sottoposti alla valutazione del Prac, il Comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza dell’Agenzia europea dei medicinali (Ema).
Nello specifico – indica il report – un segnale di sicurezza ha riguardato il gonfiore esteso dell’arto dopo la somministrazione del vaccino pneumococcico 23-valente non coniugato e si è concluso con la raccomandazione di aggiornare le informazioni sul prodotto.
L’altro segnale ha riguardato la trombocitopenia immune (carenza di piastrine nel sangue che provoca sanguinamenti spesso lievi) dopo la somministrazione del vaccino tetravalente anti difterite, tetano, pertosse e poliomielite. Ma poiché i dati disponibili non erano sufficienti a supportare un’ipotesi di rapporto causale tra la vaccinazione e la patologia, non è stata raccomandata dal Prac alcuna azione regolatoria, se non il monitoraggio di routine.