Vaccino Covid, Garattini: “Obbligo sia ultima spiaggia”

“L’obbligo per legge deve essere l’ultima spiaggia. Secondo me si deve cercare il più possibile la via della moral suasion, convincere la gente che non è soltanto un beneficio personale, ma anche una prova di solidarietà per quelli che non possono essere vaccinati. Abbiamo un po’ un dovere morale. Vedo positivamente il Green pass, anche se non sono la stessa cosa la vaccinazione e il tampone ogni 48 ore e su questo non sono mai stato d’accordo. Ma l’importante è certamente il fatto che il pass sia un invito al vaccino”. A sottolinearlo all’Adnkronos Salute è Silvio Garattini, presidente dell’Irccs Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, che spiega anche cosa di aspetta adesso dal Governo, in vista della ripresa delle attività post ferie estive. 

“Mi aspetto che si faccia tutto il necessario per arrivare ad avere la scuola finalmente in presenza, perché non possiamo sottrarre questo ai ragazzi – ammonisce Garattini – Il Governo dovrebbe essere assolutamente impegnato a prendere tutte le decisioni necessarie perché la scuola possa cominciare in un modo regolare”. Anche l’obbligo vaccinale? “Ripeto, l’obbligo è sempre l’ultima spiaggia e spero che la gente si convinca. Ma se ci fosse bisogno, venga anche questo”.  

Il farmacologo guarda anche alla prima piena autorizzazione da parte di un ente regolatorio, la Fda, a un vaccino Covid (quello di Pfizer/BioNTech), definendola “una cosa molto importante. Vuol dire che un esame completo giustifica questo vaccino non come emergenziale, ma come reale forma preventiva, per le varianti” di Sars-CoV-2 “che sono sensibili. La Delta non ha scombinato i piani per quanto riguarda i vaccini, perché le due dosi sono ancora attive”.  

La soglia dell’immunità di gregge invece si alza? “Difficile quantificare questa definizione – risponde l’esperto – perché non è detto e nessuno ha stabilito che sia 70% o 80%. Per certe malattie infettive è necessario avere il 95%. Quindi non lo sappiamo. Anche qui, presumiamo che naturalmente pure per Covid quanto più si vaccina tanto meglio è, e tanto più ci si avvicina a quella che chiamiamo immunità di gregge. Però nessuno sa qual è la quota da raggiungere per avere questa immunità diffusa”. 

E sull’ipotesi di una proroga per portare la validità del Green pass a 12 mesi: “Sembra che ci siano studi” a supporto. “Ho visto un articolo in cui si sostiene che i vaccini durino almeno 11 mesi” in termini di protezione. “Questo giustificherebbe il fatto di arrivare ai 12 mesi” di durata del Green pass. “Al momento questa mi sembra che sia una proposta. Vediamo un po’ su quali basi scientifiche poggerebbe. E’ importante che abbia una base scientifica, perché sennò è inutile fingere di esser protetti se non lo si è. Bisogna vedere quali sono le evidenze scientifiche: c’è qualcosa che ci dice che la protezione c’è, quanta sia va visto. Anche perché non possiamo basarci soltanto sugli anticorpi, dobbiamo vedere anche gli altri aspetti dell’immunità, che sono la durata della memoria e l’attività delle cellule che agiscono contro i virus”, osserva Garattini. 

Lo scienziato 92enne è tra i primi vaccinati d’Italia, quindi anche lui ha in tasca un pass in scadenza. Come tanti sanitari. Mentre si attende che il Cts si esprima su questo tema, il dibattito è aperto e abbraccia anche la questione della terza dose. “Viene certamente giustificata da alcuni dati per quanto riguarda coloro che hanno problemi immunologici, trapiantati o con tumori che richiedono terapia immunodepressiva. Per loro la terza dose può essere utile perché sappiamo che la risposta è molto parziale. Per gli anziani, invece, dipende sempre da quanto sappiamo sulla durata del vaccino – spiega Garattini – se dura 12 mesi non c’è bisogno di fare la terza dose almeno immediatamente”.  

“Quindi vediamo di aspettare che ci siano i dati. Intanto credo sia giusto farla a questi gruppi di persone che hanno una risposta incompleta al vaccino, per il resto aspettiamo”.  

Anche qui, conclude l’esperto, “è bene avere dei dati scientifici a giustificazione” di un piano di richiami per la popolazione, “perché è chiaro che le industrie sono certamente interessate alla terza dose, ma va visto se serve. Dobbiamo sapere come stanno le cose e quando sapremo quanto durano i vaccini vedremo se è necessario fare la terza dose. Ma tutto questo sulla base dei dati scientifici e non delle impressioni”. 

(Adnkronos)