Vaiolo scimmie, Ecdc: “Sono 4.908 casi in Ue”

(Adnkronos) – Da inizio maggio 2022 a oggi sono 4.908 i casi di vaiolo delle scimmie segnalati in Unione europea/Spazio economico europeo, da 26 Paesi. Si tratta del 65% di tutti i contagi registrati quest’anno a livello internazionale in Paesi in cui la malattia non è endemica. Lo riporta l’Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, in un aggiornamento sulla valutazione del rischio Monkeypox.  

Nei focolai in corso, i casi di infezione sono relativamente lievi – conferma l’Ecdc – e riguardano ancora soprattutto maschi che fanno sesso con maschi (Msm). Ciò nonostante, esiste la possibilità di trasmissione del virus ad altri gruppi di popolazione. La gravità della malattia può essere maggiore tra i bambini, le donne in gravidanza e le persone con un sistema immunitario compromesso, ricordano gli esperti. 

Il rischio di vaiolo delle scimmie è da considerarsi “moderato per le persone che hanno più partner sessuali, compresi alcuni gruppi di Msm (maschi che fanno sesso con maschi)”, mentre è ” basso per la popolazione generale”, spiega l’Ecdc nel suo aggiornamento sulla valutazione del rischio Monkeypox che tiene conto di nuove informazioni sui diversi sintomi dei contagiati nei focolai in corso, e degli approfondimenti condotti dall’Ecdc e dall’Hera, l’Autorità europea per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie, che considerano il ruolo della vaccinazione anti-vaiolo delle scimmie come misura complementare all’isolamento degli infettati e al tracciamento dei contatti. 

“La diagnosi precoce dei casi, il loro isolamento, un efficace tracciamento dei contatti e strategie di vaccinazione sono fondamentali per un controllo efficace” dell’epidemia, sottolineano gli esperti, confermando tuttavia che in questo momento “la vaccinazione di massa” contro il Monkeypox virus “non è richiesta né raccomandata”. 

L’approccio suggerito dall’Ecdc indica invece che “la vaccinazione pre-esposizione mirata, come profilassi per le persone ad alto rischio” di contagio, “sarebbe la strategia più efficace per utilizzare i vaccini e controllare i focolai”. 

Pertanto, nello sviluppo di iniziative di vaccinazione, dovrebbe essere considerata come “priorità” la protezione dei “gruppi di Msm a più alto rischio di esposizione”, nonché del “personale” sanitario “in prima linea” per la possibilità di entrare in contatto con il virus sul lavoro. Ancora, laddove la disponibilità di vaccino lo permetta, “dovrebbe essere presa in considerazione anche la vaccinazione profilattica post-esposizione dei contatti stretti” dei contagiati, o “la vaccinazione ad anello” che parte dai contatti stretti per allargarsi progressivamente alle persone più a rischio di infezione. 

 

(Adnkronos)