Variante Omicron, dal Mozambico a Roma, Caserta e Milano: primo caso in Italia

Dal Mozambico passando per Roma, Caserta e Milano . Questo il ‘viaggio’ della variante Omicron attraverso il primo caso individuato in Italia. Si tratta di un uomo di 55 anni, vaccinato con due dosi e che presenta pochi sintomi. Il dirigente d’azienda originario della provincia campana è rientrato nei giorni scorsi dal Mozambico atterrando, spiega il Corsera, a Fiumicino per poi sostare a Caserta e quindi viaggiare per Milano dove, infine, è risultato positivo al Covid-19 con una sequenza genomica riconducibile alla variante scoperta in Sudafrica e Botswana. La variante B.1.1.529 è stata sequenziata dal laboratorio di microbiologia Clinica, virologia e diagnostica delle Bioemergenze dell’ospedale Sacco. “Le inchieste epidemiologiche sono state svolte da Ats Milano e dalla Asl di competenza della Regione Campania. Sono già stati programmati i sequenziamenti sui campioni dei contatti familiari del paziente risultati positivi e residenti nella regione Campania, i cui laboratori sono stati allertati e stanno già lavorando per ottenere in tempi brevi i risultati genomici. Al momento non sono stati identificati contatti positivi in Lombardia”, spiega l’Iss.  

Cinque i familiari dell’uomo, che non mostrerebbero sintomi, in isolamento. “Il paziente e i suoi contatti familiari sono in buone condizioni di salute”, comunica l’Istituto superiore di Sanità in una nota. 

Ma qual è la pericolosità della nuova variante? Quanto è contagiosa? Buca i vaccini? Individuata inizialmente in Sudafrica e Botswana, Omicron diventa un’incognita a livello internazionale. In assenza di dati, al momento non è semplice rispondere. I sintomi, secondo le informazioni che arrivano dal Sudafrica, non sembrano variare rispetto a quelli prodotti dalla variante Delta. E’ prematuro parlare di vaccini vulnerabili, anche se Pfizer e Moderna sono pronte a sviluppare versioni aggiornate dei propri farmaci. 

L’identikit di Omicron viene tratteggiato dall’Oms, che ha ‘promosso’ la variante allo status ‘di preoccupazione’. La variante B.1.1.529 è stata segnalata per la prima volta all’Oms dal Sudafrica il 24 novembre scorso. La situazione epidemiologica nel Paese è stata caratterizzata da tre picchi distinti nei casi segnalati, l’ultimo dei quali è stato prevalentemente da variante Delta. 

Nelle ultime settimane, però, “le infezioni sono aumentate vertiginosamente – si legge nella nota dell’Oms – in coincidenza con il rilevamento della variante B.1.1.529. La prima infezione confermata nota da B.1.1.529 proveniva da un campione raccolto il 9 novembre 2021”. I dati suggeriscono che “Omicron potrebbe avere un vantaggio di crescita” e quindi essere più contagiosa, “oltre al già citato maggiore rischio di reinfezione rispetto ad altre varianti di preoccupazione”. 

La variante covid africana è stata rilevata in poco più di 80 campioni secondo i dati forniti dagli esperti dei centri Cdc africani. Quello che preoccupa è la presenza di oltre 30 mutazioni solo nella regione della proteina Spike, responsabile dell’ingresso del coronavirus Sars-CoV-2 nelle cellule umane. “La variante B.1.1.529 mostra più mutazioni nel genoma del virus”, ribadiscono gli esperti dei Cdc africano. “Alcune sono state rilevate in varianti precedenti, come Alfa e Delta, e sono state associate ad una maggiore trasmissibilità ed evasione immunitaria”. In altre parole, abbondano indizi sulla maggiore contagiosità. 

Molte delle altre mutazioni identificate, però, puntualizzano i Cdc, non sono ancora ben caratterizzate e non sono state identificate in altre varianti attualmente in circolazione. Sono dunque in corso ulteriori indagini per determinare il possibile impatto sulla capacità del virus di trasmettersi in modo più efficiente, di influire sull’efficacia del vaccino ed eludere la risposta immunitaria e sulla capacità di causare malattie più gravi o più lievi. 

In attesa di riscontri più dettagliati, si ipotizza che la variante possa essere più contagiosa delle precedenti. “Dai primi dati epidemiologici la variante Omicron sembrerebbe davvero più contagiosa della Delta. Al momento nei laboratori del Sudafrica, con i quali siamo in costante contatto, sono già stati fatti più di 500 sequenziamenti. L’epidemiologia ci dice che sta soppiantando la variante Delta. Le informazioni certe, però, arriveranno dai dati molecolari, sia per quanto riguarda la contagiosità, sia per quanto riguarda la capacità dei vaccini di proteggere. E le analisi sono già in corso”, spiega all’Adnkronos Salute Massimo Ciccozzi, responsabile dell’unità di Statistica medica ed Epidemiologia della facoltà di Medicina e Chirurgia del Campus Bio-Medico di Roma, già attivato sullo studio della nuovissima variante. 

Secondo i dati provenienti dai laboratori sudafricani “nel Paese, con la variante Omicron, si ha un R0 di 1,34. Questo vuol dire che l’epidemia non è più sotto controllo. Il fenomeno può essere legato alla maggiore contagiosità della nuova variante, ma va tenuto conto anche di altri elementi come la bassissima percentuale sulla copertura vaccinale nel Paese, circa al 20%, e lo scarso utilizzo delle misure anti Covid, molto lontano dai nostri standard. E’ certo, però, che, al momento, in Sudafrica, Omicron corre più della Delta”. 

In questa variante, aggiunge Ciccozzi, “ci sono tutte le mutazioni delle singole varianti fino ad ora viste. Tutte insieme sulla stessa proteina Spike. E, almeno sul piano epidemiologico, la Omicron al momento sembra avere spiccato una corsa”. 

Assume maggior importanza quindi il tracciamento. Il ministero della Salute raccomanda di rafforzare e monitorare le attività di tracciamento e sequenziamento in caso di viaggiatori provenienti da Paesi con diffusione della variante Omicron e loro contatti o nei casi di focolai caratterizzati da rapido ed anomalo incremento di casi, inoltre applicare tempestivamente e scrupolosamente le misure già previste di quarantena e isolamento. 

“Rapida nella diffusione, ma non sappiamo se sia capace di provocare una malattia grave. Il vaccino, ora più che mai, resta fondamentale, unito all’uso della mascherina”, dice Franco Locatelli, coordinatore del Comitato tecnico scientifico, in un’intervista al Corriere della Sera . “Non è chiaro ad oggi se questo ceppo avrà maggior capacità di provocare malattia grave -spiega Locatelli -. Ma l’attenzione deve essere mantenuta al livello più elevato e bene ha fatto per primo il ministro Speranza, seguito poi dagli altri Ministri Ue, a interrompere tempestivamente accessi e voli dagli 8 Paesi che ne sono stati investiti”.  

Quanto alla resistenza ai vaccini della nuova variante, “è la domanda cruciale – dice Locatelli – La presenza di mutazioni nelle regioni della proteina Spike riconosciuta dagli anticorpi o dalle cellule T linfocitarie potrebbe ridurre parzialmente l’efficacia dei vaccini. Tuttavia, solo ulteriori valutazioni ci daranno una risposta fondata sull’evidenza”. E raccomanda “vaccini e attenzione. La situazione più favorevole dell’Italia rispetto a quella della pressoché totalità degli altri Paesi europei è dovuta alla larga percentuale di soggetti completamente immunizzati. Nella fascia d’età a minor rischio cioè quella tra i 12 e i 59 anni, nell’ultimo mese, 23 dei quasi 46 milioni di vaccinati sono stati ricoverati in terapia intensiva a fronte di 179 dei 6.5 milioni di non vaccinati”.  

Quanto ai minori di 12 anni, dice: “Ai bambini deve essere offerta la vaccinazione per tutelare la loro salute, per favorire la loro frequenza scolastica e per tutelare le attività sociali, ludiche e ricreative, la cui deprivazione ha un impatto negativo sullo sviluppo. I vaccini pediatrici saranno disponibili qualche giorno prima di Natale e si procederà con un dosaggio che è pari a un terzo rispetto a quello degli adulti somministrando due dosi a distanza di 3 settimane”. E conclude: “Il momento è delicato e l’invito, ancora una volta, è per chi non si è mai vaccinato, di non avere indugi e per chi, invece, vaccinato lo è già a procedere con la terza dose”. 

(Adnkronos)