Un quadro dal soggetto iconico che identifica immediatamente Artemisia, la sua storia, la sua forza, per lanciare un messaggio contro la violenza di genere. Il foyer del Teatro Ariston, nei giorni del Festival di Sanremo, è diventato la vetrina dell’opera della pittrice, manifesto della ribellione contro il sopruso.
Giuditta con la testa di Oloferne, il soggetto dell’opera, si tramuta in un manifesto che accomuna e che attira, come testimoniano i numerosi selfie degli artisti, per portare insieme un messaggio di lotta contro la violenza sulle donne.
Martina Semenzato, presidente della commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere, spiega. “Il tema fondamentale della lotta alla violenza di genere deve necessariamente passare per la prevenzione e la prevenzione si attua proprio sensibilizzando tutti i giovani, oltre il 25 novembre, oltre l’8 marzo. Lo si fa anche cercando palcoscenici internazionali come il Festival di Sanremo per parlare attraverso nuovi linguaggi. Oggi lo facciamo un linguaggio dirompente che è quello di Artemisia Gentileschi, la nostra paladina. Stuprata a 19 anni, ebbe il coraggio di affrontare il suo stupratore in un processo affrontandone la durezza che la vide vittimizzata una seconda volta. Per noi oggi è un esempio, per le donne e per le giovanissime”.
Sul palco dell’Ariston, Fiorella Mannoia ha portato la storia delle sorelle Mariposas in un inno all’indipendenza delle donne: “C’è una collaborazione trasversale, la musica è un grande veicolo. Fiorella Mannoia è la promotrice di un evento straordinario insieme all’associazione ‘Una, nessuna e centomila’ con il concerto dedicato alla lotta alla violenza di genere. Questo ci fa capire che tutte noi siamo mariposas e che la violenza di genere non la supereremo con una lotta di uomini contro le donne e viceversa, ma la supereremo insieme senza strumentalizzazioni, senza politicizzazione di questo argomento. Per quello che ho voluto un lavoro corale della commissione che presiedo”.
Presente anche Ilaria Cavo, vice presidente Commissione Attività produttive: “È un quadro che dà una grande emotività, è diventato il simbolo della violenza contro le donne per la storia di questa artista che quattro secoli fa si è ribellata affermandosi come pittrice, cosa non scontata per l’epoca. Confermiamo ancora una volta come sia importante, tramite l’arte, dare messaggi e arrivare al grande pubblico, non perdere occasione per dire no alla violenza, in tante forme e modi”.
Solo un passaggio che non è sufficiente come ribadisce Cavo: “Serve anche questo perché andare laddove ci sono i riflettori già accesi come chiaramente questo Festival con tutto il suo contorno, vuol dire riuscire a raggiungere un grande pubblico e raggiungere giovani e famiglie continuando a sensibilizzare su questo tema che alla fine tocca tutti noi più d quanto possiamo immaginare”.
Cavo non perde occasione anche per mettere in luce un altro aspetto della violenza di genere, che è quello della violenza economia: “Le donne spesso sono vittime di violenza economica non avendo un’indipendenza che permette di dire no alla violenza, quindi spesso la subiscono in maniera reiterata. Ci sono dei dati da conoscere, da sapere, come l’alta percentuale di donne che non ha un conto corrente, percentuale ancora più alta tra le donne che si rivolgono ai centri antiviolenza. Il 65% di donne che si rivolge ai centri non ha una pensione, questo vuol dire che c’è un tema di cultura economica da approfondire tra le donne. Non dobbiamo dimenticarlo, dobbiamo averlo presente quando ci troviamo in eventi come questo, quando ci troviamo a legiferare, quando ci troviamo a pensare a misure per venire incontro e prevenire questo fenomeno”.
Tra le misure che la politica può adottare: “Penso – conclude Cavo – che la politica debba sicuramente proseguire come con modifiche al tema del codice rosso, che è un aspetto soprattutto deterrente. Ci vuole quello, ci vogliono le leggi, devono essere rispettate ma non basta l’aspetto finale deterrente, bisogna ovviamente fare prevenzione. Bisogna stringere un patto forte a livello di società, quindi la politica deve saper mettere a disposizione le risorse, tenere insieme e sostenere la rete dei centri antiviolenza deve pensare e saper ascoltare sempre di più le esigenze delle donne e delle aziende per far fare percorso di reinserimento. Se c’è un tema su cui insistere è quello della formazione, un tema di programmazione non di leggi o misure, poi chiaramente la scuola, tutto l’orientamento che si può fare a scuola, non per dare sempre una responsabilità in più alla scuola, non sarebbe giusto, ma in maniera trasversale, senza pensare all’ora di studio della parità di genere ma in maniera trasversale si può insegnare nei vari programmi che cos’è la cultura del rispetto e da lì seminando bene fin dalle elementari evitare e provare a prevenire l’escalation a cui stiamo assistendo di una cultura che non ha più ragione di essere”.
L’arte, dunque, come veicolo di riflessione sulle condizioni attuali della donna, ma anche per mostrare una parta del grande tesoro culturale di Genova e della Liguria tutta grazie all’opera conservata nei depositi di Palazzo Rosso e mai esposta prima al pubblico.
“Lo scorso anno, durante il Festival, era stato un Rubens a promuovere Palazzo Ducale come una delle principali istituzioni culturali della nostra regione. Quest’anno il quadro di Artemisia ha un valore doppiamente importante, perché è l’opera di una pittrice che ha vissuto sulla sua stessa pelle quella violenza che affligge ancora migliaia di donne nel nostro Paese. Il tema della violenza di genere, che talvolta sfocia tristemente in femminicidio, è argomento su cui politica, società civile e la stessa cultura devono interrogarsi. Ci auspichiamo pertanto che l’iniziativa di Regione Liguria sia spunto per portare avanti il dibattito su un dramma che ci affligge ancora oggi” ha aggiunto il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, presente oggi nell’atrio del teatro Ariston di Sanremo per la presentazione del progetto ‘Ospiti d’onore’.
Continua l’assessore alle Pari Opportunità Simona Ferro: “Come Regione Liguria, in particolare come assessorato alle pari opportunità, è motivo di orgoglio che un quadro così rappresentativo sia ospite nel foyer dell’Ariston. Indubbiamente, Artemisia è una donna, una pittrice del diciassettesimo secolo, ma a distanza di oltre 400 anni il suo messaggio è attuale e dice ancora una volta no alla violenza di genere, agli stereotipi e a qualsiasi forma di discriminazione. Il fatto di aver visto tanti artisti che si sono fermati sotto al dipinto per essere immortalati in una fotografia sottolinea non soltanto la bellezza del quadro, ma soprattutto la sensibilità che ormai è dilagante a qualsiasi livello nei confronti di questo tema veramente tragico”.
Nel corso della settimana, dunque, artisti come Annalisa, Fiorella Mannoia, Sangiovanni e tanti altri sono stati immortalati vicino alla tela, lanciando un messaggio chiaro.
“È una bella occasione che ha ricadute culturali importanti – spiega Anna Orlando, curatrice della mostra in corso a Palazzo Ducale – Innanzitutto portiamo l’arte nel territorio. Non solo Genova, ma anche il resto della Liguria, e promuoviamo una grande mostra in corso a Palazzo Ducale fino al 1 aprile, dove una infilata di sale espone opere di Artemisia Gentileschi e del padre Orazio, dove capiamo bene come Artemisia sia davvero protagonista. In qualche modo ci autorizza lei stessa a parlare anche della sua vita, perché ogni sua opera d’arte è in qualche modo riflesso di una rilettura di qualcosa che lei ha vissuto personalmente. Questo è estremamente importante perché non succede con tutte le artiste. Potremmo fare un parallelo con Frida Kahlo, non si può parlare di lei senza ricordare il suo vissuto. Siamo autorizzato in qualche modo da lei stessa che mette il suo volto, addirittura il corpo, siamo autorizzati a leggere anche in chiave biografica tutta la sua arte, quindi all’Ariston potiamo un dipinto che è un’immagine veramente iconica perché è uno dei soggetti che replica già volte, Giuditta con la testa di Oloferne, la vittoria del bene sul male, la ribellione della donna alle violenze subite, il coraggio di affrontare il male, di reagire, Questi sono i messaggi forti che artemisia da alle ragazze del suo tempo e alle ragazze ancora oggi”.