Alluvione Spagna, oltre 200 morti. L’appello “Non è finita, state a casa”

Decine e decine di persone risultano ancora disperse nel sud-est della Spagna a due giorni di distanza dall’alluvione che ha causato oltre 200 morti, ma il conto, purtroppo è ancora provvisorio. Valencia, Castilla-La Mancha Andalusia sono alcune delle aree più colpite.
Le ricerche dei dispersi vanno intanto avanti senza sosta da parte di un migliaio di soldati dell’Unità militare di emergenza, oltre a migliaia di guardie civili, vigili del fuoco e agenti di polizia. Centinaia le auto accatastate e coperte dal fango, è proprio li che si cerca perchè alcune persone potrebbero essere rimaste intrappolate.
Trovati vivi sette dispersi. In 50mila senza corrente elettrica. in 360mila senz’acqua. oltre 120mila gli sfollati.
L’appello del sovrano spagnolo Felipe VI è chiaro “Non è finita, restate a casa”. Il re ha nuovamente esteso le condoglianze alle famiglie delle vittime e la propria solidarietà a quanti hanno subito danni, sottolineando che l’ondata di maltempo non si è ancora conclusa e ci sono ancora “previsioni di rischio”.
Il ciclone Dana si è infatti spostato. Questo giovedì, forti piogge minacciano due aree in particolare: il nord-est (allerta arancione nel nord di Castellón e nel sud di Tarragona) e il sud-ovest (allerta gialla nelle province di Cadice, Huelva e Siviglia in Andalusia e in tutta l’Estremadura).
Intanto proseguono le polemiche sulle mancate allerte. L’agenzia meteorologica nazionale AEMET ha lanciato un’allerta rossa per la regione di Valencia martedì mattina e le condizioni sono peggiorate nel corso della giornata. Ma solo in prima serata è stato istituito l’organismo regionale incaricato di coordinare i servizi di emergenza. Dopo le 20:00 è stato diramato un avviso da parte della protezione civile che invitava i residenti della città costiera mediterranea di Valencia a non uscire di casa. Ma per molti era già troppo tardi. Centinaia di automobilisti si erano già messi il viaggio per ritrovarsi intrappolati sulle strade e abbandonati alla mercé di impetuosi torrenti d’acqua.