Coronavirus, 15 contagiati in Lombardia, primo morto nel padovano. Ospedali allertati. Il treno per Milano non fermerà a Codogno

Coronavirus, 14 i contagiati in Lombardia. Ospedali pronti al protocollo. Il treno per Milano non fermerà a Codogno

CODOGNO/LODI/MILANO – Sale a 15 il numero delle persone contagiate da Coronavirus in Lombardia.
“Abbiamo individuato altre 9 positivita’ – ha spiegato l’assessore regionale al welfare Giulio Gallera – fra cui 5 operatori sanitari dell’Ospedale di Codogno e 3 pazienti. Abbiamo gia’ effettuato tamponi su 120 dipendenti che lavoravano presso l’area ricerca e sviluppo dell’azienda del primo contagiato, e iniziato i tamponi anche agli operatori sanitari e tutti le persone che hanno avuto contatti diretti.
I primi 6 contagiati dunque sono il 38enne (‘paziente 1’), sua moglie (incinta di otto mesi) e il ragazzo che fa parte dello stesso gruppo podistico. Le condizioni del 38enne, ricoverato in terapia intensiva a Codogno, sono ritenute molto gravi, è assistito da un’équipe di anestesisti e infettivologi dell’ospedale Sacco, punto di riferimento nazionale per le bioemergenze insieme all’Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma.
Le altre 3 persone, tutte di eta’ piu’ avanzata, frequentavano lo stesso bar anche dal padre del podista.
Tutti, circa 250 persone quindi, sono stati messi in isolamento presso le proprie abitazioni

LA REGIONE AI CITTADINI DELLE ZONE DEL FOCOLAIO: “RIMANETE IN CASA”

Il presidente Fontana e il ministro Speranza hanno firmato un’ordinanza con misure molto precise che riguardano l’area in cui abitano e si spostano le persone che sono state individuate come positive. I comuni sono: Codogno, Castiglione d’Adda, Casalpusterlengo, Maleo, Fombio, Bertonico, Castelgerundo, Terranova dei Passerini, Somaglia e San Fiorano.
La Regione intanto, attraverso l’assessore al welfare Giulio Gallera, ha invitato tutti i cittadini di Castiglione d’Adda e di Codogno, a scopo precauzionale, a rimanere in ambito domiciliare e ad evitare contatti sociali.  “Per coloro che riscontrino sintomi influenzali o problemi respiratori – ha spiegato l’assessore – l’indicazione perentoria è di non recarsi in pronto soccorso, ma di contattare direttamente il numero 112 che valuterà ogni singola situazione e attiverà percorsi specifici per il trasporto nelle strutture sanitarie preposte oppure ad eseguire eventualmente i test necessari a domicilio”.

ALL’OSPEDALE POMA CI SI ATTIVA SUI PROTOCOLLI DA SEGUIRE IN CASO DI CONTAGI

Una giornata senza sosta quella di oggi all’ospedale Carlo Poma dopo l’arrivo delle notizie dei contagi di Coronavirus tra Codogno e Lodi.
Il direttore generale Raffaello Stradoni ha convocato una serie di incontri con i dirigenti ospedalieri per fare il punto della situazione e confrontarsi sui protocolli regionali e nazionali. E’ la stessa direzione generale a comunicare che l’ospedale e le altre strutture dell’Asst funzionano regolarmente senza al momento alcun cambiamento.
Dunque finora l’indicazione ai cittadini, qualora riscontrino sintomi influenzali di non recarsi al pronto soccorso ma di chiamare il 112, riguarda solo i Comuni delle aree del focolaio del contagio

I TRENI DA MANTOVA A MILANO NON FERMERANNO A CODOGNO

Si informa infine che, a seguito di ordinanza emessa da Regione Lombardia, domani (sabato 22 febbraio) i treni non effettueranno fermata nelle stazioni di Codogno e Casalpusterlengo.

In particolare:

– i treni della linea Milano-Piacenza non effettuano fermata a Codogno e Casalpusterlengo;

i treni della Mantova-Cremona-Milano non fermeranno a Codogno.

Il servizio è sospeso totalmente sulle linee Pavia-Codogno e Cremona-Codogno.

Inoltre sarà sospesa anche l’attività di biglietteria presso le stazioni di Codogno e Casalpusterlengo.

DUE CASI DI CORONAVIRUS ANCHE NEL PADOVANO 

E‘ morto uno dei due cittadini veneti ricoverati per contagio da Coronavirus.  Il paziente, Adriano Trevisan, è morto a Schiavonia, aveva 78 anni ed era un muratore in pensione. L’uomo, ricoverato già da una decina di giorni per precedenti patologie, è spirato questa sera all’ospedale di Schiavonia (Padova). “Non c’è stato neppure il tempo per poterlo trasferire” ha detto il governatore Luca Zaia. 
Nelle stesse ore in cui il ministro della Salute, Roberto Speranza volava a Milano per i primi contagi italiani, il laboratorio di Microbiologia e virologia dell’Università di Padova diagnosticava l’infezione in due anziani del posto, 67 e 78 anni, da dieci giorni ricoverati all’ospedale di Schiavonia, tra Este e Monselice, per quella che sembrava una grave influenza. Frequentavano gli stessi due bar, ora chiusi con un’ordinanza del sindaco Giuliano Martini, dove andavano a giocare a carte.
Quando i sintomi si sono aggravati sono stati sottoposti a tampone faringeo e nel pomeriggio è arrivato il responso del test: positivo.
I familiari sono in isolamento fiduciario domiciliare e sottoposti a vigilanza quotidiana. Il governatore ha riunito nella sede dell’Usl Euganea l’unità di crisi che, in collegamento con il ministro Speranza e il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, ha adottato varie misure. «L’ospedale di Schiavonia sarà chiuso e svuotato in 5-6 giorni — ha detto Zaia —. Nessuno potrà entrare, né i ricoverati saranno dimessi prima di essere stati sottoposti a tampone».
“Riunita d’urgenza a Padova la task force istituita per fronteggiare l’epidemia – scrive sempre presidente Zaia su Facebook -. La situazione e’ in evoluzione e tutte le strutture preposte – Comune di Vo’ Euganeo, Protezione Civile regionale, Dipartimento prevenzione, Azienda Ospedaliera di Padova, Ulss 6 Eugane – stanno lavorando in strettissimo coordinamento con il capo del Dipartimento nazionale della Protezione Civile Nazionale, Angelo Borrelli. Si stanno predisponendo misure rigorosissime di contenimento”.

 

 

 

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