MANTOVA -15% di latte con punte anche del -20%. Animali mangiano poco per il caldo e che bevono molto, nonostante tutti gli accorgimenti come doccette e ventilazione la produzione cala e gli animali soffrono.
Sono gli effetti di questa nuova ondata di caldo africano.
A lanciare l’allarme sono le associazioni di categoria in riferimento all’ondata di calore sull’Italia con temperature fino a 40 gradi percepiti che rappresentano una dura prova per le persone ma anche per gli animali e il territorio mantovano non fa eccezione. Per le mucche il clima ideale sarebbe fra i 22 e i 24 gradi, oltre questo limite gli animali mangiano poco, bevono molto e producono meno latte.
“Sono scattate le contromisure anti-afa nelle stalle dove gli abbeveratoi lavorano a pieno ritmo – spiega Coldiretti – perché ogni singolo animale è arrivato a bere con le alte temperature di questi giorni fino a 140 litri di acqua al giorno contro i 70 dei periodi meno caldi. Nelle stalle sono entrati in funzione anche ventilatori e doccette refrigeranti per sopportare meglio la calura e i pasti vengono dati un po’ per volta per aiutare le mucche a nutrirsi al meglio senza appesantirsi. Al calo delle produzioni di latte, per aiutare gli animali a resistere all’assedio del caldo, si aggiunge dunque – continua la Coldiretti –i maggiori consumi di energia ed acqua”.
Anche nel settore dei suini gli animali sono in sofferenza, gli allevamenti con i robot che distribuiscono il mangime lavorano a pieno ritmo per tenerlo sempre fresco e più appetibile, ma con queste temperature, si tende a bere di più e mangiare di meno.
“In media si stima un possibile calo produttivo di circa il 10/15% – conferma Confagricoltura – le vacche da latte sono in stress da caldo e questo vuol dire meno produzione di latte per cui tutto il settore lattiero caseario è in sofferenza”.
Il 2023 nella top ten degli anni più torridi
Il 2023 si classifica fino ad ora in Italia nella top ten degli anni più caldi di sempre con una temperatura superiore di 0,67 gradi la media storica che lo classifica al terzo posto tra le più alte mai registrate nel periodo dal 1800, quando sono iniziate le rilevazioni, secondo l’analisi dei dati Isac Cnr nei primi sette mesi del 2023 dalla quale si evidenzia peraltro che per il nord Italia si è trattato del secondo anno più caldo, con l’anomalia del periodo che è stata di ben +0,86 gradi superiore la media. Una tendenza al surriscaldamento in Italia dove la classifica degli anni più roventi negli ultimi due secoli si concentra nell’ultimo decennio e comprende nell’ordine il 2022 il 2018, il 2015, il 2014, il 2019 e il 2020.