Jacobs: “L’azzurro è speciale, obiettivo Mondiali. Tornare a Mantova è un piacere”

MANTOVA – Atmosfera di festa questa sera al “Pata Stadium” di Mantova, dove, poco prima del calcio d’inizio di Mantova-Cesena, il protagonista è stato un campione olimpico: Marcell Jacobs. L’oro di Tokyo nei 100 metri e nella 4×100 ha inaugurato ufficialmente la nuova denominazione dello stadio, dando il via simbolico alla sfida con il calcio d’inizio.

«Il calcio? Mi piaceva giocarlo e ora mi piace guardarlo – sorride – anche se i piedi non sempre andavano dove volevo. Non ho una squadra del cuore, seguo lo sport in generale, ma con il calcio ho un bel rapporto. Faccio il tifo soprattutto per la Nazionale: vedere lo stemma dell’Italia è sempre un’emozione. Certo, è un po’ triste quando le partite non vanno come speri, ma fa parte del gioco. L’azzurro si sostiene sempre. Negli ultimi tempi la Nazionale non sta vivendo un grande momento, ma si riprenderà, ne sono sicuro».

Rappresentare l’Italia, per Jacobs, è qualcosa di speciale: «È un onore immenso portare la tua nazione sul gradino più alto del podio. È una responsabilità e allo stesso tempo un orgoglio enorme».

Sul suo passato da calciatore, il campione è schietto: «Giocavo solo per divertirmi e spesso correvo più veloce del pallone. Ho capito presto che non era il mio sport». Con Mantova, però, un legame c’è: «Non è lontana dalle mie origini. I miei nonni e i miei zii sono appassionati di motocross, venivo ogni anno al Migliaretto a vedere la tappa del Mondiale. Fa piacere tornarci in questa occasione».

Per Jacobs è stata la prima volta al Martelli: «Spero non sia l’ultima». Lo sguardo, però, è già proiettato ai prossimi impegni: «Mi dispiace non aver potuto onorare i campionati assoluti. Ho rivisto la preparazione dopo un infortunio: l’obiettivo è il Mondiale a Tokyo, che mi manca. Performo al meglio quando conta, ma la semifinale è lo scoglio più duro: tanti vanno forte e solo otto entrano in finale. Non vado mai per partecipare. È stata una stagione complicata, ma mi sto allenando bene e adesso mi sento in forma».

C’è anche spazio per un progetto a cui tiene particolarmente, la sua Academy: «Quando ero piccolo volevo diventare qualcuno, ma la mia storia non è quella del ragazzo di talento che vinceva sempre. È quella di un ragazzo con un sogno che, tra mille difficoltà, è riuscito a realizzarlo. Ho voluto creare una Academy – per ora a Desenzano, e che in futuro vorrei espandere in Italia e all’estero – per dare a tutti i ragazzi la possibilità di praticare sport. Partiamo dall’atletica, ma vogliamo aprirci ad altre discipline. Lo sport è una scuola di vita: ti insegna la sfida, il rispetto, la disciplina».