Mantova e il luna park: il battito gioioso di oltre un secolo di emozioni

MANTOVA – Il mese di febbraio a Mantova coincide da ormai tanti anni con l’arrivo del luna park che rimane fino al 18 marzo, festa di Sant’Anselmo, o nei giorni immediatamente successivi. E’ stato così per decenni, fatta eccezione per lo scorso anno a causa dei lavori in zona Palazzo Te, e dei due anni della pandemia. Quest’anno si riparte, sabato 15 febbraio, con la nuova ubicazione nel piazzale del Boma. Ripercorriamo nella rubrica ‘Mantova Racconta’ la lunga storia delle giostre a Mantova.

MANTOVA E LE GIOSTRE: UNA STORIA LUNGA OLTRE UN SECOLO TRA PIAZZA VIRGILIANA E IL TE  

Mantova deve molto a Sant’Anselmo. Gli deve un patrocinio che si perpetua inestinguibile nei secoli e una venerazione che sta in mezzo fra la storia e la leggenda. Gli deve anche un pezzetto di cuore che ogni anno a marzo si fa sentire. Gli deve infine una grande parte del proprio folklore cittadino; quei giorni di euforia, di armistizio; quel tuffarsi – quasi obbligatorio – nel mare di luci, di suoni e di sensazioni che è il luna park, quello che a marzo si identifica con un nome: Te”.
Così scriveva nel lontano 1970 il compianto giornalista e scrittore Cesare De Agostini sulla sua “Mantova Vecchiotta”, un libretto in cui aveva raccolto alcuni dei testi dell’omonima rubrica che teneva sulla Gazzetta di Mantova. Sono passati 55 anni ma effettivamente le atmosfere tra le giostre negli ultimi anni al Te o “sul Te”, come i mantovani erano soliti dire, non sono cambiate molto.

S. Anselmo, una festa da sempre tra sacro e profano. Ed ecco perchè le giostre da Piazza Virgiliana finirono al Te
Le giostre in piazza Virgiliana

Lo stesso non poteva affermare chi negli ’70 andava a ritroso nel tempo di un altro mezzo secolo perché si sarebbe ritrovato negli anni ’20, con un listone di Piazza Sordello completamente vestito a festa in occasione di Sant’Anselmo, e con le giostre nella vicina Piazza Virgiliana (la storia ufficiale vuole che il luna park sia arrivato per la prima volta nel 1916). E anche lì c’erano imbonitori di ogni tipo, strani personaggi come gli “ammaestratori di pulci”. A raccontarlo è lo scrittore Luigi Pescasio nei suoi indimenticabili libri dedicati a Mantova, alla sua gente e alle sue tradizioni.

LA GIOSTRA “PICCALUGA” 

Pescasio racconta che le giostre vere e proprie erano solo tre e, una di queste, era la famosa Piccaluga, dal nome del suo proprietario: era la celebre giostra dai bellissimi cavalli in legno.
Inizialmente

La giostra Piccaluga

questa veniva fatta girare dalla forza di un cavallo vero, non essendo ancora in uso l’energia elettrica: il cambio del cavallo avveniva ogni due ore.
Poi Angiolino Piccaluga fece arrivare dalla Germania “una stupenda giostra con 18 cavalli bianchi in legno, scolpiti e lavorati a mano, con guarnizioni e finiture colorate arricchiti di specchietti e finte perle. Il funzionamento avveniva non più a mezzo di cavalli ma con l’energia elettrica”. E la giostra dei cavalli, nelle versioni che sarebbero arrivate poi negli anni a venire, ha visto salire intere generazioni di bambini che ne sono sempre rimasti affascinati, e non a caso ancora oggi è tra le attrazioni principali di alcuni celebri parchi divertimenti.

L’ARRIVO DELLA STATUA DI VIRGILIO E IL TRASFERIMENTO DELLE GIOSTRE 

Ma come finì il luna park da Piazza Virgiliana al Te? Accadde alla fine degli anni ’20, precisamente quando si decise che Piazza Virgiliana avrebbe ospitato il monumento dedicato al sommo poeta latino.
Ci volle parecchio tempo per decidere dove collocare la grande statua di Virgilio. Basti pensare che si iniziò a discutere della sua costruzione nel 1877.
Dopo anni e anni di confronti e discussioni, venne finalmente eretta e si decise di ubicarla in Piazza Virgiliana perchè “visto il suo silenzio, nessun’altra località si prestava al solenne raccoglimento degno del Grande Poeta
Fu così che un numero sempre maggiore di cittadini, con tanto di Comitato, iniziò ad incalzare l’allora Amministrazione comunale affinchè spostasse baracche e giostre dalla piazza. Il consiglio fu quello di trasferirle proprio al Te come era già accaduto per la Fiera di Bestiami che un tempo

l’inaugurazione del monumento a Virgilio nel 1927

si teneva anche quella in Piazza Virgiliana. E del resto pure i grandi circhi che arrivavano a Mantova, fin dall’inizio del secolo come accadde per quello del mitico Buffalo Bill, stazionavano sul Piazzale del Te.
Le giostre vennero dunque trasferite nello spazio a fianco della villa giuliesca così che “i loro inevitabili rumori e la loro confusione paesana non rompessero quell’aria di poesia che si sarebbe instaurata intorno al Vate…” il cui monumento nel suo assetto definitivo fu ultimato il 16 ottobre 1926 e inaugurato il 21 aprile 1927 in una piazza gremita nonostante il forfait di Mussolini. Non ci sarebbero rimaste molto però perché l’area del Te, così come raccontava l’indimenticato giornalista e scrittore mantovano Renzo Dall’Ara “si presentava melmosa, assolutamente non idonea per ospitare il luna park” che intanto andava ampliandosi anno dopo anno. Ecco dunque il ritorno delle giostre in Piazza Virgiliana dove sarebbero state fino al 1950.

IL TE CHE HA CUSTODITO L’ANIMA SCINTILLANTE DEL LUNA PARK
PER OLTRE 70 ANNI

Nel 1951, per questioni logistiche e di sicurezza, il Comune decise di trasferire definitivamente le giostre sul piazzale del Te. Una decisione dettata anche dall’esigenza di garantire più spazio alle attrazioni sempre più grandi e moderne, senza interferire con il traffico e le attività del centro storico.

E così, per oltre settant’anni, il Te ha custodito l’anima scintillante del luna park, trasformandosi ogni anno in un piccolo universo di meraviglia. Qui, tra il frastuono gioioso delle attrazioni, il profumo dolce delle frittelle e il bagliore delle luci riflesse nell’aria finalmente tiepida che annunciava l’arrivo della primavera, si sono intrecciate storie e ricordi di intere generazioni.
Per qualcuno, il luna park “in sal Te” è stato il batticuore della prima corsa sulle montagne russe; per altri, una promessa sussurrata su una ruota panoramica, con la città illuminata sullo sfondo. È stato il brivido dell’incertezza prima di un giro su una giostra adrenalinica, il sorriso di un bambino che stringeva forte il suo premio appena vinto, il suono lontano di una melodia rimasta impressa nella memoria.
Ora le giostre si spostano, e con loro si chiude un capitolo lungo e indimenticabile.
Il piazzale del Te tornerà al suo silenzio, ma resterà per sempre il luogo in cui, per decenni, la città ha vissuto la sua magia più spensierata. E anche se le attrazioni troveranno una nuova casa, chi è passato di qui conserverà nel cuore il battito di quelle giornate in cui bastava un giro di giostra o una passeggiata assaporando una frittella per sentirsi felici. Perché la vera magia, si sa, è nei ricordi che ci portiamo dentro.

Nelle galleria fotografica sopra le immagini storiche di Gianni Vecchi del luna park del Te 

Un’altra carrellata fotografica delle giostre a Mantova, dagli anni in piazza Virgiliana ai giorni nostri

In giostra anche con la neve