Sono passati 30 anni oggi, 4 giugno, dalla morte di Massimo Troisi. “Ma il suo sorriso resta”, canterebbe l’amico Pino Daniele. Una comicità indagatrice dell’animo umano la sua, tutta napoletana e capace di arrivare a tutti.
Quando se n’è andato, a soli 41 anni, stroncato da un infarto, era a casa di sua sorella Annamaria a Ostia. Quegli occhi che hanno saputo emozionare interpretando personaggi intensi come ‘Il Postino’ Mario Ruoppolo o il mite Michele di ‘Che ora è’, non si sarebbero aperti più: morì nel sonno.
‘Il comico dei sentimenti’, come spesso è stato definito, aveva un cuore grande ma anche molto fragile, sin dall’infanzia gli erano stati diagnosticati gravi problemi cardiaci che lo hanno accompagnato per tutta la vita fino a causarne la morte.
Soprannominato il ‘Pulcinella senza maschera’, Troisi, nato a San Giorgio a Cremano, in provincia di Napoli, il 19 febbraio 1953, cominciò la sua carriera con gli amici del gruppo ‘I Saraceni’ – diventato poi ‘La Smorfia’ -: Lello Arena ed Enzo Decaro. Un successo inatteso, quello del trio, che lanciò Troisi verso l’esordio al cinema con il film ‘Ricomincio da tre’ (1981), che ne consacrò il suo successo da attore, autore e regista, regalandogli subito due David di Donatello, tre nastri d’argento e due Globi d’oro.
Fu da allora che si dedicò esclusivamente al cinema, interpretando 12 film, cinque dei quali diretti da lui stesso. Dopo ‘Ricomincio da tre’, ogni film di Troisi in veste di autore, attore o regista, fu un ulteriore successo: da ‘Scusate il ritardo’ del 1983 al memorabile ‘Non ci resta che piangere’ con Roberto Benigni nel 1984. Nel 1987 interpretò e girò ‘Le vie del Signore sono finite’, ambientato durante il periodo fascista, film che segnò un passaggio importante nella sua evoluzione artistica.
L’ultimo film che Troisi scrisse, diresse e interpretò fu ‘Pensavo fosse amore…invece era un calesse’ del 1991, con Francesca Neri e Marco Messeri. Già malato, volle però affrontare la sfida de ‘Il Postino’, il suo film-testamento, diretto da Michael Radford e ispirato a ‘Il postino di Neruda’ dello scrittore cileno Antonio Skarmeta (5 nomination e premio Oscar per la miglior colonna sonora di Luis Bacalov). Durante le riprese del film le condizioni di salute di Troisi peggiorarono giorno dopo giorno, al punto da costringerlo a farsi sostituire da una controfigura per le scene più faticose. Ma riuscì a terminare le riprese. Il suo cuore smise di battere poche ore dopo che era stato dato l’ultimo ciak.