Incontro-lampo dell’avvocato Laura Sgrò con il Promotore di Giustizia del Vaticano. Il Promotore ha ricevuto stamani l’avvocato “come da lei ripetutamente e pubblicamente richiesto, nell’ambito del fascicolo aperto sulla vicenda della scomparsa di Emanuela Orlandi, anche perché fornisse quegli elementi, relativi alla provenienza di alcune informazioni in suo possesso, attesi dopo le dichiarazioni fornite da Pietro Orlandi”. Lo fa sapere il portavoce del Vaticano Matteo Bruni. L’avvocato Sgrò “ha opposto il segreto professionale”.
“La legale della famiglia Orlandi si è recata in Vaticano dov’era stata convocata in qualità di testimone per riferire in merito alle fonti delle informazioni riguardanti Giovanni Paolo II e più in generale sul caso della ragazza scomparsa. L’avvocato – sottolineano i media vaticani – ha scelto di opporre il segreto professionale e dunque si è rifiutata di riferire da chi lei e Pietro Orlandi abbiano raccolto le voci sulle presunte abitudini di Papa Wojtyla che, secondo quanto raccontato dal fratello di Emanuela durante la trasmissione ‘Di martedì’, ‘la sera se ne usciva in con due suoi amici monsignori polacchi’ e ‘non andava certo a benedire le case’”.
“Parole che Pietro Orlandi ha pronunciato in diretta su La7 la sera dell’11 aprile, dopo essere stato lungamente ascoltato dal Promotore di Giustizia, lasciando così intendere – sottolinea Vatican news – di voler in qualche modo asseverare il contenuto di un audio nel quale un membro della Banda della Magliana faceva pesanti allusioni sul Pontefice polacco”.
“Come ha raccontato lo stesso Pietro Orlandi in trasmissione, durante la sua lunga testimonianza, resa l’11 aprile, aveva fatto presente al magistrato inquirente le accuse contenute nell’audio dell’esponente della Banda della Magliana e anche le voci che circolavano in Vaticano sulle presunte abitudini di Giovanni Paolo II. Richiesto di fornire informazioni che consentissero di portare avanti l’indagine riferendo da chi avesse appreso queste informazioni Orlandi non ha indicato nomi. Ci si aspettava dunque che questi li potesse fornire l’avvocato Sgrò, anch’essa convocata sulla base delle sue ripetute richieste al termine dell’audizione di Pietro Orlandi”. “Oggi però – osserva Vatican news – il legale, inaspettatamente e sorprendentemente, ha preferito opporre il segreto professionale decidendo così di non collaborare con le indagini dopo che più volte e pubblicamente, negli scorsi mesi, aveva chiesto di poter essere ascoltata”.
“Io ho scritto una mail l’11 gennaio 2023, due giorni dopo la notizia appresa a mezzo a stampa dell’apertura delle indagini da parte del Vaticano, in cui si chiedeva un incontro per portare nuovi elementi ma è chiaro che facevo riferimento a Pietro Orlandi, mio assistito, e non a me, essendo tenuta al segreto professionale” dice all’Adnkronos l’avvocato Laura Sgrò, legale della famiglia di Emanuela Orlandi, spiegando perché ha opposto il segreto professionale.
“Resto stupita da questo comunicato della sala stampa vaticana – sottolinea l’avvocato Sgrò – Il senso di quella mail era evidente: la volontà di Pietro Orlandi, ribadita tantissime volte, di essere ascoltato dai promotori”.
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