Lo scrittore, traduttore e critico letterario Gianni Celati, una delle voci più rappresentative dei fermenti culturali che hanno attraversato la società italiana dagli anni Settanta in poi, autore irrequieto nella sua insaziabile fame di viaggiare e raccontare, è morto nella notte tra il 2 e il 3 gennaio all’età di 84 anni in una casa di cura di Hove, vicino a Brighton, città inglese dove si era stabilito nel 1989 con la moglie Gillian Haley. La notizia della scomparsa è stata confermata all’Adnkronos dall’amico scrittore Daniele Benati, nella cui casa di Reggio Emilia Celati era ospite ogni volta che tornava in Italia. Da tempo malato, lo scrittore era caduto accidentalmente nello scorso settembre, fratturandosi il femore e quindi necessitando di un ricovero ospedaliero.
Nato come Giovanni Celati a Sondrio nel 1937, da genitori di origine ferrarese, trascorre l’infanzia e l’adolescenza in diverse città italiane (Trapani, Belluno, Ferrara) al seguito della famiglia. Si forma a Bologna dove compie gli studi liceali per poi laurearsi in letteratura inglese con una tesi su James Joyce. Alla metà degli anni Sessanta intraprende l’attività letteraria scrivendo articoli per riviste e pubblicando le prime traduzioni, tra cui “Futilità” di William Gerhardie e “Favola della botte” di Jonathan Swift.
Nel 1971 esordisce come narratore da Einaudi con il romanzo “Comiche”, con una nota di Italo Calvino. Sempre da Einaudi pubblica “Le avventure di Guizzardi” (1972), “La banda dei sospiri” (1976) e “Lunario del paradiso” (1978), opera destinata a influenzare profondamente gli autori della generazione successiva, in seguito raccolti nella trilogia “Parlamenti buffi” (Feltrinelli, 1989, premio Mondello 1990).
Dopo un periodo d’insegnamento negli Stati Uniti, Celati si stabilisce nuovamente in Italia per assumere la cattedra di letteratura angloamericana del Dams di Bologna, dove attorno al suo insegnamento cresce una nuova generazione di narratori e artisti (Pier Vittorio Tondelli, Claudio Piersanti, Enrico Palandri, Giacomo Campiotti, Gian Ruggero Manzoni, Andrea Pazienza, Roberto ‘Freak’ Antoni e altri ancora). Riprende anche un’intensa attività di critica letteraria e di traduzione, soprattutto d’area anglosassone, traducendo tra l’altro “Le avventure di Tom Sawyer” di Mark Twain, “Bartleby lo scrivano” di Herman Melville, “La linea d’ombra” di Joseph Conrad, “La Certosa di Parma” di Stendhal, “I viaggi di Gulliver” di Jonathan Swift.
Nel 1981, su invito di Luigi Ghirri, il percorso di Celati si intreccia con l’esperienza artistica di un gruppo di fotografi impegnati nella ricerca sul nuovo paesaggio italiano post-industriale. Celati instaura un fecondo sodalizio con Ghirri, partecipando al progetto “Viaggio in Italia”, che trova la sua espressione in un’ampia mostra e nel catalogo edito nel 1984.
Dopo anni di viaggi e di studi, nel 1985 Celati torna alla narrativa con i racconti “Narratori delle pianure”, che segnano il passaggio all’editore Feltrinelli ma anche un forte mutamento stilistico. Dopo la ‘fase comica’ degli anni Settanta, Celati inaugura una nuova stagione narrativa, legata al mondo dell’oralità, alla vita quotidiana e marginale della bassa padana. Sul finire degli anni Ottanta escono “Quattro novelle sulle apparenze” (Feltrinelli, 1987) e quindi, dopo un lungo lavoro di riscrittura e rimontaggio, il volume “Verso la foce” (Feltrinelli, 1989), un ‘racconto d’osservazione” delle peregrinazioni compiute anni prima nelle campagne della Val padana.
Lasciata l’Università per dedicarsi interamente alla scrittura, Celati nel 1989 Celati si stabilisce a Brighton, in Inghilterra, da cui parte per lunghi viaggi in Italia e in Africa. La produzione dello scrittore prosegue con intensità, misurandosi con esperienze letterarie e artistiche difficilmente collocabili entro i tradizionali canoni di genere.
L’opera di Celati infatti spazia dai taccuini di viaggio con “Avventure in Africa” (Feltrinelli, 1998, premio Comisso), ai racconti con “Cinema naturale” (Feltrinelli, 2001 Premio Chiara), passando per i racconti etnologici “Fata Morgana” (Feltrinelli, 2005, Premio Selezione Campiello, Premio Napoli, Premio Flaiano), fino a “Vite di pascolanti” (Nottetempo, 2006, premio Viareggio), una raccolta di tre racconti intesa come avvio di un’epica personale. Tra i libri più recenti “Sonetti del Badalucco nell’Italia odierna” (Feltrinelli, 2010) e “Bambini pendolari che si sono perduti” (Feltrinelli, 2011).
Celati si è dedicato anche alla rilettura di ‘classici’ con la trascrizione in prosa di poemi (“L’Orlando Innamorato raccontato in prosa”, Einaudi, 1994; “Le disgrazie di Ulisse. Due canti dell’Odissea raccontati in prosa”, 2000). I suoi saggi critici dedicati agli autori più amati sono apparsi nel volume “Studi d’affezione per amici e altri”, una raccolta di scritti messa a punto nel corso di vent’anni e pubblicata nel 2016 da Quodlibet.
La creatività di Celati si esprime anche nelle vesti d’autore e regista di film-documentario: “Strada provinciale delle Anime” (1991), “Il mondo di Luigi Ghirri” (1999), “Case sparse. Visioni di case che crollano” (2003) e “Diol Kadd. Vita, diari e riprese in un villaggio del Senegal” (2010, quest’ultimo ha ispirato il libro “Passar la vita a Diol Kadd. Diari 2003-2006” (Feltrinelli, 2011).
Nel 2016 il pluridecennale impegno narrativo di Celati trova la sua consacrazione con la pubblicazione, nella collana “I Meridiani” di Mondadori, di un’ampia raccolta di opere narrative curata da Marco Belpoliti e Nunzia Palmieri, dal titolo “Romanzi, cronache e racconti”.
(di Paolo Martini)