“Il ddl Zan è morto politicamente il giorno in cui è nato il governo Draghi perché inevitabilmente si è modificato il quadro politico che aveva portato alla sua approvazione alla Camera da parte della maggioranza del governo che sosteneva il Conte due. Oggi, in un governo di sostanziale unità nazionale, potere immaginare di fare al Senato, in cui i numeri sono ballerini, una forzatura politica della sola sinistra è politicamente impensabile. Ci sono punti che sono invotabili. Il cuore del problema è l’impostazione liberticida del Ddl, su cui solo Zan, Cirinnà ed Enrico Letta, che è in stato confusionale, sono d’accordo”. Lo afferma all’Adnkronos Mario Adinolfi, presidente nazionale del Popolo della Famiglia.
“Zan – rileva – deve prendere atto che politicamente in questo momento è in minoranza perché oltre ai voti di Renzi, gli mancano quelli dei cattolici del Pd e di molti 5s, che nella diatriba Conte o Grillo potrebbero sfilarsi per dare un segnale di esistenza politica. Zan deve accettare di sedersi ad un tavolo ed estirpare dal suo ddl quei passaggi nell’articolo 4, 1 e 7 invotabili dalla maggior parte del Senato o il suo provvedimento non esiste più, è morto. D’altronde se obiettivo della legge fosse la tutela di gay e trans, perché non accettare la modifica? La risposta è semplice: il cuore della legge è liberticida, altrimenti avrebbero fatto l’accordo. Il ddl Zan – conclude l’attivista – serve a colpire gli oppositori del popolo Lgbt, attraverso la minaccia del carcere”.
Quindi Adinolfi, commentando le dichiarazioni dell’ex ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina, conclude: “Azzolina afferma che la teoria gender a scuola non c’è? Le rispondiamo che per centinaia di migliaia di genitori c’è; che sostiene una cosa che non esiste”. (di Roberta Lanzara)