Afghanistan, Diana Bracco: “Comunità internazionale dia segnale forte su diritti donne”

“Speriamo che venga dato un segnale forte dalla comunità internazionale, perché le notizie che giungono da Kabul disegnano un quadro drammatico rispetto ai diritti delle donne. Sono davvero molto angosciata per la sicurezza delle ragazze afghane, per i loro diritti all’istruzione, al lavoro e alla libertà di movimento”. A esprimere l’auspicio, in un’intervista al ‘Secolo XIX’ è Diana Bracco, presidente della Special Initiative on Women Empowerment, riferendosi ai lavori del G20 Conference on Women’s Empowerment in corso a Santa Margherita Ligure.  

“Le donne sono le principali vittime di quanto sta succedendo nel paese: la Comunità internazionale non può e non deve lasciarle sole – ammonisce Bracco – Deve dare a loro una speranza affinché trovino la forza di resistere. Le bambine afghane devono poter continuare a studiare e non diventare il bottino di guerra dei Talebani. A questo riguardo le parole sono importanti, ma non bastano. Occorrono anche linee guida e azioni per i reinsediamenti nei diversi Stati”. E sul ruolo del premier italiano, sottolinea “Mario Draghi, in qualità di presidente di turno del G20, cerca di coinvolgere Russia, Cina, India, Turchia che non fanno parte del G7 per fare il massimo di pressione sul regime talebano. Fa benissimo e speriamo che tutti i grandi del mondo lo seguano”. 

Bracco spiega poi le proposte che arriveranno dai lavori del G20: “portare un numero crescente di donne nel mercato del lavoro, abbattere le barriere culturali nell’accesso alla formazione Stem per le ragazze, raggiungere la parità di genere nelle posizioni che contano”. Per vincere la sfida “si deve puntare sulle competenze, sul merito e sulle skills. Competenze significa cominciare con piani educativi che partano dalla formazione primaria e giungano a quella superiore, dove occorre favorire la formazione scientifica delle ragazze. Per questo il nostro Policy Paper ha identificato numerose raccomandazioni strategiche sulla parità di genere e l’inclusione a partire da tre parole chiave: Include – più donne nella forza lavoro in settori Stem e nella Ricerca e gender balance; Reimagine – Gender equity, parità fra lavoro retribuito e accudimento/assistenza domestica e Grow – facilitare la leadership femminile nel mondo del business”. 

Quanto alla a situazione delle donne nei diversi Paesi del G20, “è molto diversificata e a causa della pandemia la presenza delle donne nel mondo del lavoro ha fatto dappertutto un passo indietro inaccettabile – denuncia Bracco – Durante la prima ondata del Covid 19 l’occupazione femminile si è ridotta di 2,2 milioni in tutta l’Unione Europea e le donne hanno visto i lori guadagni diminuire di quasi due terzi più rapidamente degli uomini, con un calo del 16,5% in media dall’inizio della pandemia. Questa è una crisi atipica. Ha colpito di più il settore dei servizi, e quindi le donne. A farsi carico dell’aumentato lavoro di cura a carico delle famiglie sono poi state soprattutto loro, come madri e come figlie di genitori anziani. 

“La prima raccomandazione che come business community facciamo ai Governi del G20 è pertanto quella di invertire subito questa tendenza – sottolinea – Il Recovery Plan è uno strumento per intervenire, varando progetti con obiettivi chiari, quantificabili e misurabili all’insegna della gender equity. Troppi pregiudizi e barriere culturali tengono ad esempio ancora le donne fuori dai settori Stem: solo il 7% sceglie di studiare ingegneria, matematica, statistica e scienze naturali rispetto al 22% degli uomini, solo il 14% delle donne lavora nel cloud computing e il 32% si occupa di Intelligenza Artificiale. Anche la presenza di donne Ceo nelle aziende è troppo bassa. 

Negli ultimi anni però sono stati fatti anche dei passi avanti, ammette. “E’ vero nei consigli di amministrazione delle aziende, grazie alla Legge Golfo Mosca, sono entrate molte più donne. Il premier Draghi poi ha affidato dicasteri molto importanti a figure femminili come Cartabia, Lamorgese e Messa. Nel mondo oggi abbiamo figure emblematiche come Ursula von der Leyen, Kamala Harris, Christine Lagarde e Angela Merkel. I loro successi ci fanno ben sperare per il futuro. Ma – conclude Bracco – la sfida è ancora tutta da vincere, e occorrono nuovi codici di comportamento da parte di tutti. Il G20 a Presidenza Italiana comunque può e deve fare molto per le donne. A iniziare da quelle afghane”. 

(Adnkronos)