Afghanistan, la principessa Soraya: “Piango la tragedia del mio popolo”

“Quanto sta accadendo al mio popolo è una tragedia. Noi afghani sapevamo che sarebbe accaduto. Da tempo si parlava di accordi con i talebani. Hanno fallito tutti. La Nato, l’Occidente, gli americani. Accolti come liberatori, fuggiti come ladri di galline”. E’ quanto ha dichiarato in un’intervista esclusiva all’Adnkronos la principessa Soraya dell’Afghanistan, nipote del Re Amanullah, sovrano illuminato e riformista, deposto nel 1929 dopo un’insurrezione armata. 

Ed ha aggiunto Soraya nell’intervista: “Non ci si aspettava che tutto, però, si consumasse in maniera così repentina e senza un accordo per tutelare i diritti delle donne e della popolazione. E’ accaduto tutto nel giro di pochissime ore. Penso fosse concordato. Erano stati presi accordi per andare via, ma non per lasciare un Paese allo sbando e nel terrore”. 

Sconfitta degli Stati Uniti, capitolazione dell’Occidente, ‘promesse tradite, una macchia indelebile per tutti’, ha scritto su un quotidiano nazionale lo scrittore e filosofo francese Bernard -Henri Lévy. “Al momento è la sorte del popolo afghano che mi interessa – ha confessato la principessa Soraya – Accolti 20 anni fa a braccia aperte, come liberatori, andati via come aguzzini”.  

“Lo ripeto – ha aggiunto – non mi interessa il fallimento dell’Occidente e degli Usa in Afghanistan, ma la sorte del mio popolo, temo soprattutto per le donne, per le bambine, per le attiviste che hanno avuto tanto coraggio in questi anni, temo per tutti i collaboratori che hanno operato per la ricostruzione e che ora sono abbandonati al loro destino”. 

La principessa Soraya ha promesso che continuerà, anche a distanza, a sostenere il suo popolo e le donne dell’Afghanistan, a far sentire la sua voce, anche grazie alla fondazione che ha creato, all’aiuto a numerose ong locali. “Difficile ritornare in Afghanistan, sono sempre la nipote del re Amanullah e della regina Soraya, che negli anni venti del ‘900 promulgarono riforme a favore delle donne. In queste ore il mio impegno è quello di aiutare una vedova, moglie di un medico morto di infarto 3 anni fa, e le sue 5 bambine – ha spiegato ancora all’Adnkronos – Siamo all’interno di una società profondamente maschilista, le donne non contano, se poi vedove sono considerate degli scarti”. 

Cosa si augura, cosa si aspetta per il suo Paese la principessa dell’Afghanistan? “Un futuro ci dovrà pur essere – ha risposto – Si è parlato di un popolo diviso, di etnie e tribù, un gioco sottile e subdolo, prima da parte dei russi, poi degli americani. Quarant’anni di guerra… – ha concluso- Al momento vedo una ‘stabilizzazione’ talebana. Dubito fortemente che siano cambiati. Non avremmo altrimenti visto le scene di disperazione della gente che si aggrappava agli aerei per fuggire”. (di Carmela Piccione) 

(Adnkronos)