Alzheimer, vaccino allo studio: positivi i test sui topi

Un nuovo vaccino che ha come bersaglio le cellule cerebrali infiammate associate all’Alzheimer, potrebbe essere la chiave per prevenire o modificare il decorso della malattia. E’ quanto emerge da uno studio giapponese in fase preliminare, condotto su modello animale, presentato al meeting dell’American Heart Association, che si terrà a Boston dal 31 luglio al 3 agosto.

Non è il primo vaccino a cui lavorano i ricercatori della Juntendo University di Tokyo, in Giappone, che ne avevano già sviluppato uno per eliminare le cellule senescenti che esprimono la glicoproteina associata alla senescenza (Sagp), un vaccino contro le malattie legate all’età, testato sempre sui topi. Un altro studio, inoltre, aveva dimostrato che le Sagp sono altamente espresse nelle cellule gliali nelle persone con malattia di Alzheimer. Sulla base di questi risultati, i ricercatori hanno testato questo vaccino su topi con Alzheimer indotto, per colpire le cellule che sovraesprimono Sagp.

“I risultati ottenuti indicano un potenziale modo per prevenire o modificare la malattia. La sfida futura sarà ottenere risultati simili negli esseri umani”, afferma l’autore principale dello studio, Chieh-Lun Hsiao, borsista post-dottorato nel Dipartimento di biologia e medicina cardiovascolare della Juntendo University. “Se il vaccino si rivelasse efficace, sarebbe un grande passo avanti per ritardare la progressione della malattia o addirittura per poterla prevenire”.

Il team giapponese ha creato un modello murino che imita un cervello umano e simula la malattia di Alzheimer indotta dall’amiloide-beta. I topi sono stati trattati con un vaccino di controllo o con il vaccino Sagp a due e quattro mesi di età. Uno dei parametri considerati dai ricercatori è stata l’ansia, che non provano, di solito, le persone in fase avanzata di Alzheimer, non essendo consapevoli delle cose che le circondano. I topi che hanno ricevuto il vaccino Sagp soffrivano di ansia, erano più cauti e più consapevoli delle cose intorno a loro: un segno che per i ricercatori potrebbe indicare un rallentamento della malattia. Inoltre, si è registrata la riduzione di diversi biomarcatori infiammatori dell’Alzheimer.

Nel dettaglio, dallo studio è emerso che il vaccino Sagp ha ridotto significativamente i depositi di amiloide nel tessuto cerebrale situato nella regione della corteccia cerebrale, responsabile dell’elaborazione del linguaggio, dell’attenzione e della risoluzione dei problemi, e anche le dimensioni della cellule astrocitarie, il tipo più abbondante di cellula gliale nel cervello e una specifica molecola infiammatoria. Una maggiore ricettività nei confronti dell’ambiente circostante è stato rilevato, attraverso un test comportamentale, nei topi che avevano ricevuto il vaccino Sagp e che a 6 mesi tendevano a comportarsi come roditori sani.

(Adnkronos)