Ambrogio Crespi lascia il carcere: accolta richiesta differimento pena

Il Tribunale di Sorveglianza di Milano ha accolto la richiesta di differimento della pena per Ambrogio Crespi, detenuto nel carcere di Opera dopo la condanna definitiva a 6 anni di reclusione con l’accusa di aver procurato voti a Domenico Zambetti, assessore della Giunta Formigoni, per le regionali del 2010, servendosi di conoscenze in ambienti della ‘ndrangheta. Crespi, dunque, lascia il carcere dopo essersi costituito l’11 marzo scorso.  

“Sussistono i presupposti per disporre il differimento della pena”, in quanto “appare sussistere il fumus di non manifesta infondatezza della domanda di grazia in considerazione di quanto esposto e documentato dalla difesa in merito alla vita condotta da Ambrogio Crespi dal 2013 (quando è stato scarcerato a seguito della revoca della misura cautelare della custodia in carcere a lui applicata) in poi, e dell’impegno professionale e umano da quest’ultimo profuso nella difesa della legalità e anche nella lotta alla criminalità, ivi compresa quella mafiosa, con la realizzazione di opere che hanno ricevuto attestati di riconoscimento e che sono state divulgate anche ai fini educativi delle nuove generazioni”, scrive il Tribunale di Sorveglianza di Milano. 

“Nei lunghi anni trascorsi dal fatto oggetto della condanna ad oggi, Ambrogio Crespi non solo ha condotto la sua esistenza sui binari della legalità, in una dimensione di impegno familiare, sociale e lavorativo che non ha registrato ombre (circostanza attestata anche dall’assenza di carichi pendenti) ma ha indirizzato le proprie capacità professionali verso produzioni pubblicamente riconosciute come di alto valore culturale, di denuncia sociale e impegno civile, ed efficaci strumenti di diffusione di messaggi di legalità e di lotta alla criminalità”, scrive ancora il TdS. 

“Proprio questo impegno portato avanti con costanza da Crespi – sottolinea il TdS -, che lo ha portato via via ad essere identificato come esempio positivo dal pubblico delle sue opere e da chi gli ha conferito vari riconoscimenti, appare un elemento che può delinearsi come ‘eccezionale’ nella valutazione del soggetto e delle ripercussioni di una pena detentiva applicata, a distanza di molti anni, proprio per un reato riconducibile alla criminalità mafiosa”. 

“L’opera prestata continuativamente, con impiego di mezzi, tempo e capacità personali, appare andare oltre il tornaconto personale, la sfera del privato, e acquista una valenza (…) altamente riparativa. Va sottolineato, infine, che tale valenza riparativa appare strettamente connessa proprio ai fatti oggetto della condanna (…) poiché l’attività svolta da Crespi è stata orientata – e così è stata percepita – anche e specificatamente alla lotta alla mafia”, afferma il tribunale. 

“Il tempo – evidenzia il TdS – ha comunque registrato da parte del soggetto un chiaro distanziamento proprio dagli ambienti criminali e dal contesto in cui si sono verificati i fatti-reato, evincibile non solo dall’assenza di indizi contrari o di nuovi procedimenti a carico, ma dal fattivo impegno nella creazione di una cultura per la legalità”. 

 

(Adnkronos)