Antonio Pennacchi, chi era il ‘fasciocomunista’ che trionfò allo Strega

Lo scrittore Antonio Pennacchi, vincitore del Premio Strega nel 2010 con “Canale Mussolini” (Mondadori), è morto oggi pomeriggio, poco dopo le 18, a causa di un malore improvviso, nella sua casa di Latina. Aveva 71 anni. Lascia la moglie Ivana e i figli Marta e Gianni. 

La testimonianza, letteraria ma limpidamente realistica, dei trent’anni di lavoro operaio è consegnata da Pennacchi alle pagine del suo romanzo di esordio “Mammut” (Donzelli, 1994). Il più fortunato “Il fasciocomunista. Vita scriteriata di Accio Benassi” (Mondadori, 2003), ispirato alle prime esperienze politiche dell’autore, è stato portato nel 2007 sul grande schermo dal regista Daniele Lucchetti con il film dal titolo “Mio fratello è figlio unico”, con Riccardo Scamarcio ed Elio Germano. La pellicola ha avuto un successo sorprendente al botteghino e ha vinto un premio speciale al Festival di Cannes, ma lo scrittore ha fortemente polemizzato con il regista perché nella seconda parte del film la trama del libro a suo dire sarebbe stata stravolta. 

La memoria dei luoghi, l’appartenenza alla terra e le contraddizioni sociali causate da genti italiche di diversa provenienza ed estrazione tipiche dell’Agro pontino costituiscono il corpus narrativo, di stile schietto e sanguigno, di diversi libri di Pennacchi, sebbene il grande successo con “Canale Mussolini” (Mondadori, 2010), trionfatore allo Strega, finalista al Premio Campiello e vincitore del Premio Acqui Storia come “romanzo storico dell’anno”. 

Nato a Latina il 26 gennaio 1950, era figlio di coloni giunti nell’Agro pontino per la bonifica negli anni del fascismo. Il padre umbro e la madre veneta avevano allevato una famiglia numerosa con sette figli, tra cui il giornalista Gianni Pennacchi, prematuramente scomparso, e l’economista Laura Pennacchi, ex parlamentare Pds-Ds e sottosegretaria al Tesoro nel primo governo di Romano Prodi. 

Antonio Pennacchi si dedica alla politica sin da giovanissimo, ma, a differenza dei fratelli, che aderiscono tutti a organizzazioni di sinistra, si iscrive al Movimento Sociale Italiano. Viene però espulso dall’Msi dopo qualche anno per una manifestazione antiamericana contro la guerra in Vietnam. Decide poi di aderire ai marxisti-leninisti di ‘Servire il Popolo’. Successivamente entra, nell’ordine: nel Psi, nella Cgil, nella Uil, nel Pci e di nuovo nella Cgil. 

E’ stato operaio per quasi trent’anni, trascorsi per lo più nei turni di notte, presso la Fulgorcavi (poi Alcatel Cavi, poi Nexans) di Borgo Piave, a Latina. L’ultima espulsione – quella dalla Cgil nel 1983, a firma di Sergio Cofferati, allora segretario dei chimici – l’ha convinto a chiudere con la politica attiva. Così s’è rimesso a studiare e a scrivere. In anni recenti ha sostenuto il Partito democratico (2007). Nel 2011, in occasione delle elezioni comunali di Latina è tornato alla politica attiva sostenendo Futuro e Libertà e ottenendo l’1,05% delle preferenze. 

Nel 1994, a 44 anni – sfruttando un periodo di cassa integrazione – Antonio Pennacchi si è laureato in lettere con una tesi su Benedetto Croce all’Università “La Sapienza” di Roma. Nello stesso anno c’è stata la pubblicazione per Donzelli di “Mammut”, che in 8 anni aveva collezionato 55 rifiuti da 33 diversi editori (ad alcuni lo rispediva cambiando titolo). Seguiranno, sempre per Donzelli, “Palude” (1995) e “Una Nuvola Rossa” (1998) e, con Vallecchi “L’autobus di Stalin e altri scritti”. 

Nel 2003 pubblica da Mondadori il romanzo “Il fasciocomunista”, che vince il Premio Napoli. Nel 2006, sempre con Mondadori, esce la raccolta di racconti “Shaw 150. Storie di fabbrica e dintorni”. Nel 2008, per Laterza, viene pubblicato “Fascio e Martello. Viaggio per le città del Duce”. 

Nel 2010, ancora per Mondadori, esce “Canale Mussolini”, e per Laterza “Le Iene del Circeo”. Hanno fatto seguito “Storia di Karel” (Bompiani, 2013), “Camerata Neandertal. Libri, fantasmi e funerali vari” (Baldini Castoldi, 2014), “Canale Mussolini. Parte seconda” (Mondadori, 2015), “Il delitto di Agora” (Mondadori, 2018), rivisitazione del thriller “Una nuvola rossa” pubblicato nel 1998 e dedicato al delitto di Cori, e “La strada del mare” (Mondadori, 2020). 

Pennacchi ha collaborato con “Limes” e suoi scritti sono apparsi su “Nuovi Argomenti”, “Micromega” e “La Nouvelle Revue Française”. 

(di Paolo Martini) 

(Adnkronos)