(Adnkronos) – Una piccola camera ardente, dove dare l’ultimo saluto ad Alessandro Parini, è stata allestita nella saletta accanto all’ingresso principale della basilica di Santi Pietro e Paolo, all’Eur, dove alle 15 sono stati celebrati i funerali del 35enne ucciso in un attentato a Tel Aviv. Un dolore composto quello dei genitori e del fratello, i primi ad accogliere i tanti che sono arrivati per l’addio ad Alessandro.
A officiare la cerimonia, insieme a padre Nicola, padre Massimo Nevola, direttore della Pastorale scolastica dell’Istituto Massimo, dove il giovane avvocato ha frequentato le superiori. Sulla bara sono state sistemate la toga da avvocato e la maglietta di Lorenzo Pellegrini, capitano della Roma.
“Alessandro era un puro di cuore. Tra le tanti voci che si sono levate dagli amici, c’è questa: puro di cuore. Ed è ai puri di cuore che è riservato il regno dei cieli. È duro dire qualcosa ora, semplicemente possiamo abbracciare Nicoletta, Enzo, Federico”, ha detto padre Massimo Nevola, che ha conosciuto Alessandro quando era studente alle superiori. “Venendo su in macchina, non nascondo che ho avuto un momento di lacrime, passando davanti alla trattoria dove tante volte coi ragazzi ci siamo fermati a cenare in allegria”, ha detto.
“Alessandro è stato strappato via da noi da qualcosa di illogico – ha continuato – da un crimine che attraversa la nostra storia, la storia della Palestina. Il terrorismo è diffuso un po’ da dappertutto, viviamo una terza guerra mondiale. Siamo qui turbati, increduli, dubbiosi, tristi, furiosi. Alessandro era un avvocato di successo, serio fin dagli anni della scuola, il primo tra i primi, avuti al Massimo non soltanto in quella annata. Ma non era un bacchettone, sapeva gioire, non amava il calcio ma il suo fratellino amatissimo ha saputo trascinarlo anche allo stadio. Mio fratello è morto nell’86, allo stesso modo di Alessandro. Ho celebrato io il suo funerale, come quello di Alessandro oggi. Ho elaborato? No. Ma la speranza è che un giorno saremo tutti quanti insieme, nulla ci potrà separare dall’amore, solo l’amore resta”.
“Ti hanno portato via quando eravamo diventati una cosa sola. L’anno scorso, per i miei 30 anni, mi hai portato a Madrid e me lo hai detto con un biglietto in cui avevi scritto ‘ho deciso di regalarti la cosa più importante che posso donarti, il tempo’: io di quel viaggio ricordo tutto, sono stati i tre giorni più belli della mia vita”. Sono le parole di Federico, il fratello di Alessandro Parini, dal pulpito della basilica. “Per farmi felice quest’estate mi ha detto che sarebbe voluto andare allo stadio – ricorda – Lo avevo portato a vedere la Roma, lui c’era venuto per me eppure si era appassionato al punto che era lui ad aggiornarmi. Ora mi sento di non aver fatto niente per te, mentre tu eri il mio faro, a te facevo riferimento per qualsiasi cosa. Ho avuto la fortuna e l’onore di essere tuo fratello, ne andavo fiero, anche se mi sentivo addosso una bella ansia quando mi dicevano ‘ma tu sei il fratello di Alessandro?’; chissà che si aspettano questi, pensavo io. Ti prego rimani sempre con loro – conclude riferendosi ai genitori – Nulla e nessuno potrà mai dividerci, perché noi siamo infinito”.