(Adnkronos) – Non solo il voto nelle città del nord agita le acque in casa Lega, con le tensioni nel centrodestra. Dal territorio (ex) padano c’è attesa sul tema dell’autonomia differenziata, richiesta con i referendum dell’ottobre del 2017 in Lombardia e Veneto, ma ancora da approvare. Ieri sera, dal palco di Verona, durante il comizio elettorale con il candidato di Lega e Fdi, Federico Sboarina, Matteo Salvini ha rilanciato il tema. “Ringrazio Luca, perché se portiamo a casa l’Autonomia è grazie a lui e ci siamo quasi”, ha detto tra gli applausi, riferendosi a Luca Zaia, governatore della regione accanto a lui sul palco. “L’autonomia fa bene al Veneto, ma fa bene anche ai cittadini della Calabria e della Puglia, vuol dire riconoscere il merito”, ha concluso, spiegando che se le regioni saranno virtuose grazie all’autonomia, quei soldi risparmiati potranno essere investiti in altri posti, anche per gli ospedali del Sud. Una autonomia meno nordista, che Salvini ha definito ‘4.0’.
Ma dalla base e dai comitati locali per l’Autonomia si resta critici su quella che viene considerata una riforma annacquata, che tradirebbe le regioni del nord. L’ex senatore del Carroccio Paolo Franco, oggi responsabile dei Comitati dell’Autonomia del Veneto non ci sta. “Finalmente – dice all’AdnKronos – si può leggere una bozza della cosiddetta ‘legge quadro’ sull’Autonomia, dopo quasi cinque anni dai referendum di Lombardia e Veneto e dalla richiesta dell’Emilia-Romagna”. Io – dice – se dovessi dare un titolo a questa bozza la chiamerei ‘l’Autonomia tradita'”, non mancando di evocare l’idea dello Stato strozzino nei confronti delle regioni del nord.
Franco si addentra nei tecnicismi della legge-quadro, spiegando che si sta procedendo all’interno di una legge quadro che invece di attuare, vìola e deforma quanto previsto in Costituzione”. Critiche anche sui contenuti: “Primo, la questione dei Lep (livelli essenziali delle prestazioni) – spiega il leghista veneto – . La ‘legge quadro’ prevede che, per quanto riguarda alcune materie, prima di poter procedere con la loro devoluzione dallo Stato alla Regione devono essere determinati i Lep”, che dovevano già essere individuati da alcuni lustri, mentre doverli identificarli oggi, per settori come sanità, assistenza, istruzione e trasporto pubblico locale, porterà a ulteriore dilazione dei tempi per la riforma”.
Secondo, la questione delle spese e delle risorse – aggiunge Franco – le prime corrispondono alla spesa sinora sostenuta dallo Stato, le seconde dovranno essere reperite tra i tributi propri della Regione e la compartecipazione regionale sui tributi erariali”. Con la riforma prevista nella legge quadro “alla Regione interessata non verrà attribuita una corrispondente compartecipazione finanziaria e dovrà reperire ulteriori risorse dalla propria fiscalità, in altre parole applicare altre tasse ai suoi cittadini”, dice ancora parlando di “Stato strozzino”.
Infine Franco paventa il rischio di arrivare a cambiare l’intesa raggiunta, con “un procedimento previsto, che permette allo Stato di agire anche indipendentemente dal consenso della Regione”. In conclusione penso siano evidenti le questioni di incostituzionalità di questa ‘legge quadro’, ulteriormente rafforzate dai contenuti contrari allo spirito della Costituzione che prevede la sussidiarietà”, dice il leghista veneto.
“Siamo di fronte al vero e proprio rifiuto della politica nazionale di valorizzare le autonomie”, a Roma “temono che l’autonomia possa dimostrare quanto sia dannoso e pesante il giogo che burocrazia e del centralismo, vogliono continuare a mantenere addosso ai cittadini, avendo paura che la richiesta di autonomia prenda poi piede in altre regioni”.