“A Calenda dico: basta litigare, uniamoci”. Roman Pastore offre un ramoscello d’ulivo a Carlo Calenda. Bloccato su Twitter, rimproverato in Tv per il suo orologio da polso, il 21enne ex candidato con la lista Calenda alle municipali a Roma rilancia: “Cosa succede a Carlo non lo capisco ma so che se dici che vuoi ascoltare i giovani poi lo fai davvero, non li blocchi alla prima critica”.
Pastore, cominciamo dall’orologio, alla fine pensi ti abbia più caratterizzato o penalizzato? “Sono orgoglioso non di un orologio ma di un dono che mio padre mi ha lasciato in eredità quando è precocemente scomparso, ed è una cosa di cui tuttora mi rattrista parlare -spiega Pastore all’Adnkronos-. Hanno scritto tanto del mio orologio e poco delle mie idee. Così va la comunicazione, pace. Se sto qui a discutere di quello che voglio fare per Roma va bene, purché evitiamo ipocrisie e insulti, che non accetto. La mia campagna elettorale a Roma si è basata su idee concrete per il mio Municipio, il terzo, che vorrei più sicuro, sostenibile ed innovativo. C’è un programma intero su questo”.
Ma perchè Calenda ti ha bloccato sui social? “Carlo in questi giorni litiga un po’ con tutti: ha chiamato Renzi ‘avversario’ dopo aver fatto con Iv la campagna per sindaco, bah -risponde Pastore-. Perché mi abbia bloccato sui social lo dovreste chiedere a lui. Io come tutte le mattine mi sveglio e m’informo sia su giornali che sui social network. Su Twitter Il profilo ufficiale di Carlo Calenda mi aveva bloccato. Io non l’ho insultato, ho soltanto detto ciò che penso riguardo al fatto che non credo che in vista delle elezioni del 2023 ci si debba dividere ma che sia necessario unire le forze riformiste. E lui che fa? Mi blocca!”.
A Calenda avevi mosso critiche politiche, quindi? “Nei giorni scorsi ho pubblicato sui social un messaggio richiamando all’ordine tutte le forza riformiste ad unirsi. Per me gli attacchi di Calenda sono dannosi a un progetto in cui credo e che ritengo necessario. Ho 21 anni ma il populismo lo conosco bene e lo contrasto, a Carlo dico: basta litigare, uniamoci”.
Qual è il tuo impegno politico adesso, dopo la campagna elettorale per le comunali? “A Roma ci ho messo la faccia, preso insulti a non finire, ma devo anche ammettere che i giovani erano quasi tutti dalla mia parte -spiega ancora il giovane candidato-. Bello appartenere ad una società che si sta formando, a chi dice ‘i giovani non hanno voglia di fare nulla’ rispondo con i fatti che non è vero. Si danno da fare, eccome. Ma bisogna ascoltarli ed avere fiducia in loro”.
Che cosa pensi della politica ai tempi dei social e di come i politici li gestiscono? “Per me fare politica significa lavorare per migliorare la vita di tutti, per vivere bene. Potere è per me l’arte di poter risolvere, poter fare bene. I social possono diventare una macchina del fango, se ci finisci dentro non esci più. Con la giusta informazione e la determinazione si sconfigge anche il populismo, fatto per nutrire gli affamati di potere becero, per prevalere sull’altro. Se lo conosci lo gestisci e lo eviti, tutto qui”.