(Adnkronos) – Nei loro disegni, i bambini in fuga dall’Ucraina chiedono la pace. Li realizzano insieme con i bambini italiani con cui divideranno la nuova vita in una nuova scuola, non parlano la stessa lingua ma quella universale dei colori e così superano differenze e distanza. Sono 12 i bambini ucraini, tutti arrivati in Italia con le loro mamme, accolti nelle scuole di Somma Vesuviana, nel napoletano, nei plessi ‘Gino Auriemma’ e ‘Raffaele Arfè’. Hanno iniziato a frequentare le lezioni e, racconta all’AdnKronos Maria Di Fiore, dirigente del Primo Circolo Didattico di Somma Vesuviana, hanno già imparato i nomi dei loro compagni e a salutarli con un ‘ciao’. Sono bambini, dice la dirigente, “che hanno bisogno di tanta gioia, arrivano da un incubo”.
La lingua universale dei colori e dell’affetto, ma per superare la barriera linguistica la scuola si organizza. “Abbiamo subito chiesto l’aiuto di una ragazza di Kiev, Anna, che conosce bene l’italiano e Somma, che frequenta dai tempi di Chernobyl perché trascorreva i tre mesi estivi presso una famiglia sommese, e ci ha dato la sua disponibilità come interprete. Poi, ci aiuta la tecnologia: con gli adulti che non parlano italiano usiamo un’App di traduzione. Nel frattempo, abbiamo programmato un percorso di prima alfabetizzazione soprattutto per i bambini della scuola primaria”.
Dopo il loro arrivo di venerdì, nel fine settimana “insieme con gli insegnanti e la commissione inclusione abbiamo organizzato un protocollo di accoglienza partendo dagli atti amministrativi – racconta la dirigente Di Fiore – un lavoro impegnativo ma molto bello, anche grazie al supporto dell’ente locale. Ora abbiamo 4 bambini alla scuola dell’infanzia e tre alla scuola primaria, tutti a tempo pieno, con orario 8-16. La più piccola, Sofia, ha tre anni”. Tra un mese si effettuerà un monitoraggio per capire come si trovano i bambini.
I compagni li hanno accolti con una festa, disegni e bandierine. Ma non solo: pensando che questi bimbi hanno lasciato in Ucraina anche i loro animali domestici, i bambini di Somma hanno voluto regalare loro un pesciolino. Un piccolo gesto per farli sentire a casa”, conclude Di Fiore, che sottolinea: “La scuola serve a questo, se non sapessimo accogliere dovremmo chiudere i battenti”.
di Stefania Marignetti