(Adnkronos) – “Speriamo che Barella stia bene”. I post su X ironizzano sulle reazioni che Nicolò Barella, centrocampista dell’Inter, ‘esibisce’ quando subisce un fallo reale o presunto. L’ultimo episodio si è verificato ieri nel match vinto 2-1 dai nerazzurri contro il Genoa. Barella, contrastato da Frendrup, è crollato a terra contorcendosi e rotolandosi a ripetizione. L’arbitro Ayroldi ha concesso il rigore, ignorando l’immagine televisiva che documentava la regolarità dell’intervento del genoano. Inevitabili i commenti dei tifosi, genoani e non. “Ditemi che Barella è vivo”, si domanda qualcuno. “Spero recuperi per gli Europei”, aggiunge un altro utente auspicando una ripresa per l’estate.
L’episodio non è sfuggito nemmeno al presidente del Genoa, Alberto Zangrillo. “Alla base di tutto c’è il rispetto. Il mestiere dell’arbitro è ingrato e io sono istituzionalmente dalla loro parte ma” i fischietti “non vengono aiutati, sono tratti in inganno dalle urla dei calciatori che si piroettano come pagliacci simulando traumi inesistenti. Poi vai a vedere e scopri che quello che mima di aver subito un trauma craniale ha preso una pedata nel sedere in un normale contrasto di gioco”, dice a Un giorno da pecora. Ieri Zangrillo ha abbandonato lo stadio dopo la concessione di un rigore dubbio all’Inter. “Queste cose capitano ogni domenica, il nostro allenatore non sgambetta come un tarantolato in panchina e ogni volta che ha alzato il dito è stato ammonito o espulso”.
“I calciatori del Genoa hanno un codice deontologico: se uno di loro simula e si piroetta come un tarantolato viene punito, cosa che non vedo in squadre più blasonate che lottano per andare in Champions. Quel che è successo è sotto gli occhi di tutti”. Barella ha fatto troppa scena in campo, insomma. “Voglio bene a Barella, che è un calciatore della Nazionale e un grande professionista. Però quando vedi che fa sette piroette perché viene toccato dopo aver toccato la palla – ha concluso Zangrillo – e questo si piroetta con urla laceranti è chiaro che l’arbitro viene tratto in inganno”.