(Adnkronos) – Si apriranno alle 8 locali (le 12 in Italia) le urne per le presidenziali con cui oltre 156 milioni di brasiliani sono chiamati a scegliere tra il nuovo capo dello Stato nel ballottaggio tra la dstra estrema dell’uscente Jair Bolsonaro e la sinistra di Luiz Inacio Lula da Silva.
E’ un Brasile diviso in due fronti contrapposti quello che si appresta dunque ad andare a votare. I sondaggi prevedono la vittoria di Lula, con l’ultimo rilevamento che indica l’ex presidente al 53% e quello in carica al 47%. Ma molto potrebbe dipendere dagli indecisi, come dall’affluenza alle urne. Senza dimenticare che i sondaggi avevano già dato Lula vincente al primo turno, con un vantaggio di 14 punti, mentre nella realtà il divario è stato minore.
Il 2 ottobre Lula è arrivato in testa con il 48%, seguito da Bolsonaro al 43%. Inoltre il voto ha dimostrato come il populismo di estrema destra di Bolsonaro si sia ormai radicato in una parte del Paese: il suo Partito liberale è risultato primo al Congresso brasiliano, conquistando 99 dei 513 seggi.
Tra i nuovi senatori vi sono diversi ex ministri di Bolsonaro, compreso l’ex titolare della Giustizia, Sergio Moro, il giudice che ha condannato Lula per corruzione nel 2017, dichiarato poi “non imparziale” dalla Corte Suprema quando annullò le condanne dell’ex presidente. Il Partito dei Lavoratori di Lula, in coalizione con i Verdi e il Partito comunista, ha ottenuto 80 deputati, 12 in più rispetto alla precedente legislatura.
Più che in riferimento ai tradizionali temi della politica, fra cui l’economia, dove Lula può far valere la forte crescita durante la sua presidenza (2003-2011), la campagna elettorale si è svolta in un clima di polarizzazione ideologica estrema, che per certi versi ricorda le ultime presidenziali americane nello scontro fra il populista Donald Trump e un vecchio leone della sinistra come Joe Biden. In Brasile i toni sono ancora più accesi, sul web circolano dicerie di Lula satanista pronto a chiudere le chiese, ma anche battute che fanno riferimento a Bolsonaro massone o dedito al cannibalismo. Lula ha l’appoggio di gran parte dell’elettorato cattolico, mentre Bolsonaro è sostenuto dal crescente movimento evangelico.
Ed è proprio un sacerdote evangelico contrario alla deriva dello scontro, il pastore Valdinei Ferreira, che sulla Bbc conia il termine di “cospiritualismo” per descrivere l’impasto di valori religiosi e cospirazionismo che anima molti elettori di Bolsonaro.
La violenza dello scontro non è solo verbale, in un paese dove Bolsonaro ha liberalizzato il possesso personale di armi. L’Osservatorio per la violenza politica ed elettorale ha registrato 212 attacchi politicamente motivati fra luglio e settembre, fra cui 12 omicidi. Alle scorse elezioni, Bolsonaro sopravvisse all’accoltellamento di uno squilibrato. La settimana scorsa un suo ex deputato ha sparato con un fucile e lanciato granate contro la polizia che voleva arrestarlo, dopo che aveva violato gli arresti domiciliari. Il timore è che, in caso di vittoria di Lula, Bolsonaro sia tentato di imitare Trump, non riconoscendo il risultato e tentando di sovvertirlo.
Domenica, dopo una campagna elettorale durissima che ha rotto rapporti personali e familiari, la parola passa ai 156 milioni di elettori brasiliani. La loro scelta avrà forte rilevanza anche sul piano globale. Non solo perché il Brasile di Bolsonaro si è isolato rispetto alla comunità internazionale, ma anche per l’importanza dell’Amazzonia, non certo protetta dal presidente in carica, di fronte alla sfida dei cambiamenti climatici. Va infine ricordato che per entrambe i candidati si parla di un solo mandato. Per Bolsonaro vale il divieto di fare più di due mandati consecutivi, mentre il 76enne Lula ha più volte ribadito che, se eletto, non si ripresenterà nel 2026.