(Adnkronos) – Sedici anni di reclusione. È la condanna decisa dalla Corte d’Assise di Cosenza per Isabella Internò, unica imputata per l’omicidio volontario dell’ex fidanzato, il calciatore rossoblù Denis Bergamini. La morte del centrocampista del Cosenza risale a 35 anni fa, il 18 novembre 1989, lungo la Strada Statale 106, nei pressi di Roseto Capo Spulico. La Procura di Castrovillari, al termine della lunga requisitoria del procuratore capo Alessandro D’Alessio e del pm Luca Primicerio, aveva chiesto la condanna della Internò a ventitré anni di carcere e il riconoscimento delle aggravanti della premeditazione e dei futili motivi.
Per l’accusa, Bergamini sarebbe stato soffocato mediante un mezzo soft e il suo corpo adagiato sull’asfalto in un secondo momento, quando era già morto, prima di essere sormontato in parte da un camion per simulare un investimento. Il delitto – del quale l’imputata sarebbe stata mandante e concorrente – secondo i magistrati è riconducibile a motivi di natura passionale, al fine di salvare l’“onore” per il mancato matrimonio in seguito all’interruzione di gravidanza da parte della Internò.
La Corte, presieduta dal giudice Paola Lucente, dopo le repliche della Procura e una camera di consiglio durata otto ore, ha dichiarato la Internò colpevole dell’omicidio del campione originario di Argenta, escludendo entrambe le aggravanti e concedendo le attenuanti generiche. In aula la donna aveva rilasciato una dichiarazione spontanea, professandosi innocente: “Voglio solo dire che sono innocente e non ho commesso niente. Lo giuro davanti a Dio. Dio è l’unico testimone che non posso avere al mio fianco”, aveva detto. Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 90 giorni.
“È stata fatta giustizia. Ora bisognerà processare anche il cugino di Isabella e sono già stati trasmessi gli atti in Procura per altri testimoni per falsa testimonianza”, ha commentato l’avvocato Fabio Anselmo, legale della famiglia Bergamini, alla lettura del dispositivo di condanna nei confronti di Isabella Internò.