(Adnkronos) – “Ce lo aspettavamo visto che c’era una richiesta della procura generale su interpretazione del dettame della Cassazione. Il problema è alla radice, non si doveva arrivare a questo punto: oggi si viene condannati per una pacca sul sedere mentre nel caso di Pamela non si sa cosa ci sia ancora da accertare. Ci sorprende che si voglia ancora approfondire questo singolo aspetto della vicenda quando due Corti di Assise, in primo e secondo grado, hanno già accertato la violenza sessuale”. La famiglia di Pamela Mastropietro, la 18enne romana che si allontanò da una comunità di Corridonia (Macerata) e i resti della quale furono ritrovati chiusi in due trolley a Pollenza il 30 gennaio 2018, commenta così all’Adnkronos la decisione della Corte di Assise di appello di Perugia che, accogliendo la richiesta della procura generale, ha deciso un’integrazione dell’istruttoria e di ascoltare due testimoni nel processo di appello bis relativamente alla sola aggravante della violenza sessuale nei confronti di Innocent Oseghale, condannato per aver ucciso e fatto a pezzi la ragazza.
“E’ un prolungamento della nostra sofferenza perché sembra che la vicenda non debba mai vedere la fine”, continua la famiglia di Pamela che si aspetta anche in questo procedimento la conferma della condanna di Oseghale per violenza sessuale con l’ergastolo.