Da dieci anni non esiste più politicamente, ma ha solo una vita giuridica. Pur avendo chiuso i battenti nel 2013 per lasciare il posto alla ‘nuova’ Forza Italia, il Popolo della libertà è un partito fantasma, ma non proprio invisibile, visto che ha ancora tanti debiti da pagare e continua a produrre buchi di bilancio. Spulciando l’ultimo rendiconto, quello chiuso al 31 dicembre 2022, si scopre infatti che continua a essere in rosso (anzi, il ‘disavanzo complessivo’ è aumentato di 2,5 milioni di euro) e a garantirne la sopravvivenza con un ‘prestito infruttifero’ di quasi 3 milioni di euro concesso nel 2013 ci pensa sempre uno dei suoi fondatori, Silvio Berlusconi, che però è scomparso il 12 giugno scorso.
Il Pdl, ‘contenitore’ fondato dal Cavaliere salendo su un predellino e che doveva esser il partito unico del centrodestra, risulta indebitato ancora per oltre 11 milioni di euro. Carte alla mano, di fatto, è debitore non solo nei confronti del Cav ma anche di Forza Italia per circa 1 milione e mezzo di euro (‘buffo’ che si ‘sarebbe dovuto estinguere entro il 10 agosto 2016) e dell’ex partito di Gianfranco Fini per poco meno di 700mila euro, a causa di un contenzioso tutt’ora pendente, che ha comportato due atti di pignoramento, uno del 2016 e l’altro del 2017 (“quest’ultimo è ancora in essere”).
A gravare sulle casse dell’ex partito nato nel 2009 dalla fusione di Fi e An ci sono, infatti, soprattutto le controversie legali ancora in corso: due in particolare sono quelle considerate ”più rilevanti”, sfociate ”in passato nel totale pignoramento dei residui crediti per rimborsi elettorali per un 1 milione 167mila 235 euro al 31 dicembre scorso”, e riguardano la società ‘Roboris Re srl’ e Alleanza Nazionale appunto. Tra i cosiddetti debiti correnti spuntano anche 76mila 273 euro dovuti all’Associazione politica nazionale ‘Lista Marco Pannella’ per un giudizio di risarcimento danni.
Secondo le ‘poste’ visionate dall’Adnkronos, l’associazione del Pdl (dal 23 maggio scorso sciolta e messa in liquidazione, considerata la difficilissima situazione finanziaria e avendo da tempo cessato ogni attività politica) presenta un disavanzo dell’esercizio, come si dice nel gergo contabile, di 2milioni 541mila 607 euro ”per effetto del quale il disavanzo complessivo aumenta, passando da 8 milioni 801mila 390 euro agli attuali 11 milioni 342 mila 997 euro.
Tra le passività, si legge nel verbale dell’Assemblea ordinaria dei soci del Pdl riunitasi il 13 giugno scorso alle 11.30 in Via in Lucina, per approvare l’ultimo bilancio (presenti il coordinatore nazionale forzista e reggente in pectore, Antonio Tajani, l’ex tesoriere Alfredo Messina, l’attuale ministro Anna Maria Bernini, il presidente liquidatore pidiellino e neo uomo dei conti azzurri del post Silvio, l’avvocato Fabio Roscioli e il ‘coliquidatore’, Pasquale Grimaldi) i ”debiti ammontano complessivamente a 7 milioni 352mila 909 euro: in questa posta, si precisa nella nota integrativa, sono iscritti nella voce ‘Altri debiti’ per un ammontare complessivo di 3 milioni 883mila 111 euro, due importi: uno da 1 milione 440mila euro da versare a Forza Italia a cui vanno aggiunti i 469mila 329 euro di “interessi maturati sul ritardato pagamento di rate” previsti dall’accordo transattivo del 22 ottobre 2014 più altri addebiti minori”; un altro di 669mila 491 euro da versare ad Alleanza Nazionale.
Quest’ultima somma, si precisa, rappresenta gli ”addebiti di costi sostenuti da An, associazione in liquidazione, in base alla scrittura privata a suo tempo sottoscritta, che ha regolamentato le modalità di addebito delle spese in oggetto e la loro estinzione, oltre alle spese accessorie e alle quote di interessi calcolati al tasso legale”.
Il Popolo della libertà, spiegano i liquidatori, ”non ha nel tempo rispettato le scadenze concordate ed il creditore, An, ha promosso ricorsi per decreti ingiuntivi per recuperare il proprio credito, che hanno successivamente generato due atti di pignoramento presso terzi nel corso del 2016 e del 2017”: al 31 dicembre 2022 ”è ancora in essere l’atto di pignoramento notificato nel 2017”. Quanto al giudizio che vede il Popolo della libertà contrapposto alla società ‘Roboris Re srl’, la controversia, informa la relazione gestionale, si è conclusa il 17 novembre del 2022 con la sentenza n.7313 con cui la ”Corte di appello di Roma ha revocato il decreto ingiuntivo a suo tempo opposto ma al contempo condannato il Pdl al pagamento di 2 milioni 975mila 212,22 euro, oltre Iva e interessi legali dalla domanda al saldo e alla refusione delle spese nella misura di 27mila 852 euro per il primo grado di 31mila 283 euro per il secondo grado”.
Il ‘contributo’ del Cavaliere è contenuto nella voce ‘debiti verso altri finanziatori’, che ”rimangono invariati rispetto all’anno precedente e comprendono esclusivamente il prestito infruttifero erogato nel 2013 dal presidente Berlusconi”, pari a 2milioni 800mila euro.
Infine una particolarità.Tra i contenziosi in corso i liquidatodi pidiellini ”rilevano la controversia intentata dalle signore Maria Teresa Valentini e Vanda Valentini conclusasi il 31 agosto scorso con “la sentenza n.23062 della Corte di Cassazione che ha rigettato il ricorso proposto dal Pdl, condannandolo a pagare le spese di lite pari a 2mila 400 euro”.