Arriva il “concordato preventivo biennale” in materia di tasse. Lo annuncia la presidente del Consiglio Giorgia Meloni nella conferenza stampa di oggi. Cos’è? Come funziona? A chi è indirizzato? “Introduciamo il concordato preventivo biennale per i contribuenti di minori dimensioni. Uno strumento che aumenta la collaborazione con il fisco” ed è una dimostrazione di “fiducia dello Stato verso i contribuenti perchè con l’adesione al concordato il contribuente viene liberato dagli accertamenti per i successivi due anni”, dice la premier.
”Non facciamo nessun favore agli evasori” con l’introduzione del concordato preventivo, previsto dal dlgs di riforma fiscale approvato dal Consiglio dei ministri. ”Nessuno sconto, nessun condono, come qualcuno sostiene”dice il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo.
Attraverso le norme contenute nel decreto ”abbiamo razionalizzato e semplificato tutta l’attivita di accertamento” ma ”non abbassiamo la guardia per quanto riguarda la lotta all’evasione”. Si tratta del quinto provvedimento di attuazione della riforma fiscale varato dal governo ed è ”un provvedimento importante perché vuole cambiare passo, per quanto riguarda i rapporti tra fisco e contribuente”, sottolinea Leo.
”Lo facciamo secondo 3 direttrici: dialogo più diretto tra amministrazione e contribuenti” utilizzando ”in modo molto più incisivo la tecnologia”. Il provvedimento, prosegue Leo, ”è strutturato in 2 parti: i meccanismi di accertamento e l’introduzione del concordato preventivo biennale”. Attraverso la riforma fiscale, spiega il viceministro, l’obiettivo del governo è quello di ”rivedere l’intero assetto del sistema tributario, che risale agli anni ’70” e che ‘causa’ un ”tax gap tra gli 80 e 100 miliardi, a partire dagli anni ’80”.
Con il decreto legislativo approvato dal Cdm, spiega Leo, ”ridisegnamo le modalità attraverso cui l’amministrazione finanziaria può far valere la sua pretesa tributaria, rivedendo bene l’accertamento, che deve passare da processi verbali di constatazione, a cui il contribuente può fare acquiescenza entro 30 giorni”. “Questo accelererà la definizione del rapporto e comporterà, come già oggi avviene, una riduzione del carico sanzionatori, che si riduce a un sesto della sanzione”. Nel caso in cui, invece, si procede nell’accertamento ”si istaura un contraddittorio” che ”con la nostra riforma sarà a 360 gradi, tra amministrazione e contribuente”.
Per quanto riguarda la fase di ”recupero” delle somme non versate al fisco, ”sappiamo che, soprattutto in materia cessione dei crediti, ci sono state una serie di patologie, che attraverso questi meccanismi verranno corretti in modo molto più rapido”, come pure ”le compensazioni dei crediti non spettanti e inesistenti”, sottolinea il viceministro.
”Resta fermo il meccanismo della correzione degli errori formali, dell’invio degli avvisi bonari e delle cartelle di pagamento”. Al tempo stesso, assicura il viceministro, ”non abbassiamo la guardia per quanto riguarda la lotta evasione: spingiamo molto sull’analisi di rischio, quindi l’interoperabilità delle banche dati, salvaguardando la privacy”. E attraverso un mix di meccanismi ”siamo in grado di dire millimetricamente al contribuente qual è il suo reddito”.
Tornando al concordato preventivo, Leo spiega che ”nel caso in cui l’amministrazione finanziaria riscontra che il contribuente non ha dichiarato elementi per almeno il 30% si esce dal meccanismo del concordato”. ”C’è una tempistica ben definita tra il momento in cui il contribuente fornisce dei dati e il momento in cui viene fatta la proposta, e l’accettazione da parte del contribuente”. La misura ”si applicherà nel 2024-2025 e sarà prorogabile anche negli anni successivi”.