“Secondo me non è giusto abbassare la guardia. I bollettini” su contagi giornalieri e ospedalizzazioni “sono utili perché continuano a sensibilizzare la gente rispetto al fatto che ancora il Covid c’è. E la decisione di vaccinarsi, secondo me, è anche modulata un po’ dai bollettini. Quindi non sono completamente d’accordo con Alberto Zangrillo”, che ha definito invece inutili e dannosi i bollettini quotidiani, “anche se concordo con lui sul fatto che vediamo una politicizzazione eccessiva di alcuni dati. Però i bollettini sono fondamentali per tenere sveglia la gente”. E’ la visione espressa all’Adnkronos Salute da Mario Clerici, docente di immunologia dell’università degli Studi di Milano e direttore scientifico della Fondazione Don Gnocchi.
L’esperto riflette sulle parole del direttore del Dipartimento di anestesia e terapia intensiva dell’Irccs ospedale San Raffaele di Milano e prorettore all’università Vita-Salute, che da diversi giorni mette l’accento sul fatto che non si devono alimentare campagne del terrore mettendo sotto i riflettori numeri che si prestano a interpretazioni fuorvianti.
Ma, pur concordando sull’importanza di non strumentalizzare i dati, Clerici obietta su un punto: ricordare i numeri di Covid alle persone, a suo avviso, può aiutare. “Faccio un esempio – dice l’esperto – Da più di 10 anni ormai nessuno parla più di Aids”, i riflettori si sono abbassati su questa epidemia rispetto al passato, “ed è anche in seguito a questo che oggi abbiamo ancora lo stesso numero di nuovi casi che avevamo anni fa. Abbiamo avuto una curva in discesa per tanti anni, adesso non più. Il rischio è un po’ quello anche con Covid”.
GREEN PASS – “Io sono per l’obbligo vaccinale. Se questo non passa per motivi politici, il piano B è avere un Green pass serio”. Cioè un sistema per cui “se tu non ce l’hai non entri in fabbrica, non entri a scuola, non fai niente. E’ un obbligo più morbido. Ma se non puoi far nulla se non sei vaccinato, a un certo punto vai a vaccinarti” sottolinea.
“C’è chi si dice contrario al Green pass nelle scuole. Secondo me è un errore – obietta l’esperto – Io sono favorevolissimo al Green pass anche nelle scuole, non solo per i docenti e il personale: se i bambini sono vaccinati”, quelli dai 12 anni in su, per i quali ci sono prodotti scudo approvati, “vanno a scuola, sennò no. Perché altrimenti il virus continua a circolare e vengono fuori varianti nuove, che prima o poi provocano il danno”.
CASI USA – Gli Usa sono alle prese con un’impennata di contagi Covid, che non risparmia neanche le fasce d’età più giovani e porta verso l’alto anche il dato dei ricoveri. Tanto che si susseguono gli appelli a vaccinarsi, lanciati dal presidente Usa Joe Biden come dai Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc). In particolare i Cdc avvertono ancora oggi che “la trasmissione comunitaria di Covid negli Stati Uniti è alta. E a partire dall’11 agosto, la media di 7 giorni dei nuovi casi quotidiani è di 113.357. Si tratta di un aumento del 24,3% rispetto alla settimana precedente e di un aumento dell’875,6% rispetto alla media più bassa di giugno 2021”. Da qui l’invito rinnovato: “Vaccinatevi”.
La differenza nell’andamento dell’epidemia fra alcuni Paesi ed altri “è nel numero di vaccinati – sottolinea all’Adnkronos Salute Mario Clerici – In America hanno una percentuale di vaccinati che, a questo punto, per quanto possa sembrare assurdo è più bassa, e infatti i numeri di Covid stanno salendo molto di più. Dalla California mi raccontano per esempio che nelle scuole c’è una percentuale sia di insegnanti che di studenti non vaccinati che è notevole”.
In Italia qual è la situazione al momento negli ospedali e nelle terapie intensive? “I colleghi del Policlinico di Milano mi dicono che in questo momento hanno praticamente quasi esclusivamente non vaccinati, di età mediamente sopra i 60 anni, che si prendono il virus da 15-20enni non ancora vaccinati anche loro. Questi spesso sono asintomatici ma infettano 60enni appunto che ancora non hanno voluto fare il vaccino. Non vedo numeri alti e nei reparti i vaccinati, se ci sono, si contano sulle dita di una mano”.
TERZA DOSE – “A oggi non c’è nessuna evidenza scientifica che indichi la necessità di effettuare una terza dose” di vaccino Covid “se non nelle popolazioni immunocompromesse. Anzi, i dati che stanno uscendo suggeriscono che la memoria immunologica sarà a lungo termine e solida. Non c’è nessun dato che suggerisca che occorrerà. Detto questo, lo scopriremo andando avanti se sarà necessaria. In questo momento vedo più saggio continuare sulla strada di coprire prima tutti i Paesi”, anche quelli a medio-basso reddito, prima di lanciare una nuova campagna per la terza dose. Obiettivo: “Non dare più chance al virus di mutare” dice Clerici.
L’esperto punta l’attenzione sulla necessità di una copertura vaccinale globale contro il rischio nuove varianti. E, allo stesso tempo, però, rassicura su quelle che in questo momento sono nel mirino. Come la variante Lambda, che si è diffusa in particolare in Sud America. “La variante Lambda non sembra avere una patogenicità particolare o essere un problema serio. Però il mestiere del virus è quello di cercare di adattarsi all’ospite, quindi continuamente cerca di migliorare. I virus non vogliono uccidere l’ospite, ma sviluppare forme in grado di resistere a sistema immune e ai vaccini. Per ora i vaccini coprono tutte le varianti. Anche se conosco persone vaccinate con doppia dose che si sono infettate con la Delta”.
Ma, prima o poi, avverte Clerici, “se non impediamo al virus di circolare c’è la possibilità che venga fuori una variante che sfugge. Non mi aspetto che accadrà perché più o meno raggiungeremo l’immunità di massa e penso che lo zoccolo duro che non si vaccinerà sarà piccolo. Credo, insomma, che non arriveremo a un altro episodio criticissimo, da richiedere un lockdown come nel 2020. Ma non si può dire neanche con certezza che non accadrà. A mio avviso, non arriveremo al punto che il virus evolverà così tanto da bucare i vaccini al 60-70%. Credo che piuttosto sia più probabile che salti fuori un altro coronavirus”.
Di solito, conclude l’immunologo, “con i virus si stabilisce un rapporto tale per cui si convive. Credo che accadrà così anche con Covid perché la percentuale di persone che si vaccina sarà sempre più alta. Ma non diamo più chance al virus, cerchiamo di vaccinarci tutti in modo da non facilitargli le cose”.